NOTIZIE SALUTARI scritte dalla Dr.ssa Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia- Anno 2015
Accordo internazionale contro il surriscaldamento climatico
Come i lettori già sapranno, si è concluso in questi giorni a Parigi il Vertice dedicato al surriscaldamento climatico che, anche grazie alla partecipazione ed esortazioni di Papa Francesco, ha ottenuto una grande risonanza mediatica e si è concluso con un esito finalmente positivo, poiché tutti i paesi che provocano in maggior misura questo surriscaldamento si sono impegnati a prendere le misure necessarie per evitarne un ulteriore aumento . Non si può ovviamente che rallegrarsi per questo risultato: è infatti indispensabile cercare di evitare gli sprechi di energia e soprattutto ricorrere in maggior misura a fonti di energia “pulita”. Il rovescio della medaglia di questo importante successo è tuttavia il fatto che esso ha dato al pubblico l’erronea percezione che con questo accordo contro il surriscaldamento sia stato risolto il principale problema che ci affligge, mentre non è così. Il problema peggiore con il quale ci troviamo alle prese è infatti quello dell’inquinamento ambientale, che ha purtroppo raggiunto dimensioni tali da costituire già ora un serio pericolo per la salute nostra e dei nostri figli. (ved. sull’argomento il mio libro http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-terapia-chelante-libro.php )
Occorrerebbe quindi, prima ancora dell’ accordo contro il surriscaldamento, soprattutto un accordo contro l’inquinamento ambientale, che obblighi gli Stati contraenti a prendere tutte le inziative dirette a limitare l’impiego di gas e sostanze tossiche che provocano questo inquinamento.
A proposito di sostanze tossiche: molti tra il pubblico, nell’aver sentito che per evitare il surriscaldamento si dovranno ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2), responsabile dell’ ”effetto serra” potrebbero trarne la conclusione che la CO2 sia anche un gas tossico mentre, nella giusta quantità, è indispensabile per la sopravvivenza delle piante, e quindi degli animali e dell’uomo.
La quantità maggiore di CO2 è emessa nell’ambiente dalle centrali di produzione elettrica per mezzo del carbone; non è tuttavia purtroppo stato messo in evidenza durante il Vertice, e nemmeno dai media, il fatto che la sostanza veramente pericolosa rilasciata in grandi quantità dalle centrali a carbone, non è la CO2 ma il mercurio, la cui presenza ha già raggiunto nel nostro ambiente un livello pericoloso per la nostra salute; (nel mio libro sopracitato sono riportati tutti i riferimenti scientifici su questa tematica). Il risultato più importante che verrà ottenuto con la sostituzione di centrali energetiche a carbone con fonti di energia “pulite” è pertanto costituito, più che dalla futura diminuzione delle emissioni di CO2, soprattutto dalla diminuzione delle emissioni di mercurio.
Non vi è che da sperare che non venga considerata come una fonte d’energia “pulita” anche quella costituita dalle centrali nucleari: è di questi giorni ad es. la notizia che negli USA, dei ricercatori universitari hanno testato 170 fonti d’acqua nei dintorni, e nel 20-25% dei casi questi fonti contenevano uranio in quantità superiore ai limiti legali di sicurezza (per non parlare dei pericoli provenienti da terremoti ed attentati!)
Mi ha inoltre fatto molto piacere leggere che l’impressione che avevo ricavato quanto ai lavori del Vertice di Parigi, è uguale a quella di numerosi scienziati di prestigio, tra cui il celebre Antonino Zichichi, presidente della Wfs (World federation of scientists) e cioè della federazione degli scienziati mondiali. Come riportato in vari giornali e comunicati;ved. ad es. www.nogeoingegneria.com/news/cosi-zichichi-smonta-i-catastrofisti, dove sono riportate le risposte da lui date in un’intervista presso il suo studio al Cern di Ginevra) dal titolo “Antonino Zichichi ha un atteggiamento scettico sulla pomposa riunione dei capi di Stato a Parigi sui problemi dell’ambiente”.
All’inizio dell’intervista Zichichi osserva che “Ci sono 72 emergenze planetarie che a differenza di quelle climatiche sono verificabili, certe, scientificamente provabili. Una di queste ad esempio, e riguarda l’oggi, è l’acqua. Servirebbero molte risorse per renderla disponibile e pulita per milioni di persone come ha ricordato Papa Francesco».
All’intervistatore che osserva: “Non negherà che l’uomo inquina e con ciò potrebbe compromettere il nostro futuro, ma anche il nostro presente”, Zichichi risponde “Si facciano leggi che puniscano severamente l’inquinamento senza confondere i veleni con le problematiche climatologiche, come sono CO2 ed effetto serra. Bisogna demonizzare i veleni che vengono impunemente versati nell’atmosfera. L’ anidride carbonica (CO2) è invece cibo per le piante. Se nell’atmosfera non ci fosse stata CO2 non sarebbe nata la vita vegetale. E siccome la vita animale viene dopo quello vegetale noi non saremmo qui. L’effetto serra non è un nostro nemico. Se non ci fosse l’effetto serra la temperatura di questo satellite del sole sarebbe 18 gradi sotto zero. L’effetto serra ci regala 33 gradi».
Zichichi, come anche altri scienziati, mette pertanto in rilievo l’esigenza di agire contro i veleni, ed il fatto che la CO2 –come scientificamente da molto tempo del tutto assodato- non è certo un veleno ma è una sostanza indispensabile per la vita.
I lettori interessati possono trovare molte altre considerazioni su questa tematica nel mio libro “Attacco all’Asma e non solo” (ved. http://www.macrolibrarsi.it/libri/__attacco-all-asma-e-non-solo-libro.php ) dedicato all’ottimizzazione del respiro, e quindi in gran parte al ruolo essenziale della CO2. Nel libro metto tra l’altro metto in rilievo la diffusa confusione tra i due ben diversi problemi della quantità di CO2 presente da una parte nell’aria atmosferica (quantità che è oggi ritenuta come al di sopra di quella ideale) e dall’altra nel nostro organismo, dove invece tale quantità (anche a causa dell’attuale livello di stress e mancanza di movimento) è in molte persone al di sotto della misura ideale. Molti hanno un’ erronea percezione quanto alla fonte di provenienza della CO2 nel nostro organismo: questa fonte non è costituita dalla CO2 contenuta nell’aria che respiriamo, aria che contiene solo lo 0,03% -0,04% circa di CO2 (ed il nostro organismo ha bisogno di una quantità di CO2 del 4-6% e se il livello scende al di sotto del 2,5% non si sopravvive) .La CO2 nel nostro organismo si forma invece durante il processo di produzione di energia nei nostri mitocondri, in cui l’ossigeno “brucia” il cibo e produce energia (ATP adenosintrifosfato) e come “sottoprodotti” acqua e CO2. Indubbiamente anche l’acqua e la CO2, se in eccesso, sono dannose ma, nella giusta quantità, sono indispensabili per la vita e ciò, anche per la CO2, è un fatto del tutto scientificamente assodato da molto tempo. E soprattutto è sbagliata la percezione diffusa quanto all’esistenza di un ruolo antitetico tra l’ossigeno da una parte e la CO2 dall’altra! Come osservava il celebre scienzato Friedrich Miescher già nel 1885 “La CO2 distende le sue ali protettrici sul rifornimento d’ossigeno nel corpo “, osservazione definitivamente confermata alcuni decenni dopo dagli scienziati Verigo e Bohr, che hanno constatato come in assenza della giusta quantità di CO2 l’ossigeno non viene rilasciato in quantità sufficiente dal sangue ai tessuti e , anziché andare ad ossigenare i tessuti resta trattenuto nell’emoglobina del sangue ed emesso con l’espirazione (si tratta del noto effetto Verigo-Bohr). Pertanto, affinché tutti i tessuti del corpo siano ben ossigenati è necessaria la presenza nell’organismo della giusta quantità di CO2, e con il riaddestramento del respiro in base al metodo elaborato fin dal 1960 dal medico-scienziato Prof.K. Buteyko (ved. il mio libro sopracitato) è possibile riaddestrare il respiro in modo da raggiunere questo risultato
Mi accorgo di essermi forse dilungata troppo sull’argomento (che molti lettori conoscono già bene) ma mi sembra necessario fare il possibile per cercare di chiarire l’errata percezione, ancora diffusa tra il pubblico, quanto al ruolo svolto dalla CO2, senza la quale la vita non esisterebbe e che all’interno del nostro organismo è molto spesso presente non in eccesso ma semmai in difetto.
Rinviando pertanto al Notiziario di gennaio le altre notizie che avevo in mente concludo ora rivolgendo a tutti i lettori i miei migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo!!
“NOTIZIE SALUTARI“-scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia Novembre 2015
I metalli tossici. Una mia nuova intervista su “Vivi Consapevole”
In vari passati numeri di questo Notiziario ho accennato al nesso che vi è tra il nostro modo di repirare e le sostanze tossiche (metalli ed altre) con cui siamo alle prese nel nostro ambiente inquinato. Ho esaminato a fondo questa tematica nel mio libro “La Terapia Chelante” (clicca qui) ed in vari articoli, (clicca qui), e sono tornata sull’argomento in un’intervista (“Siamo tutti intossicati”) con Marianna Gualazzi, pubblicata sull’attuale nr. 42 di “Vivi Consapevole” (la rivista gratuita online della Macrolibrarsi). In questa intervista (ved. www.viviconsapevole.it/chi-siamo.php ) accenno tra l’altro ad un test ( con l’apparecchio Oligoscan) che, tramite la procedura scientificamente validata della spettrofotometria, mi sta dando risultati molti utili, in quanto riesce ad identificare sia le quantità dei metalli tossici che quelle di metalli ed altri elementi indispensabili, presenti non nel sangue, nell’urina o nei capelli, ma accumulati nei tessuti.
Le abitudini al fumo di padri (e nonni) prima ancora del concepimento fanno aumentare il rischio di asma nei figli e nipoti che nasceranno.
Le conseguenze dannose per la salute dell’abitudine al fumo sono a quanto pare ancora peggiori di quanto si ritenesse. Infatti il fumare danneggia non solo la salute dei fumatori stessi e, per via del fumo passivo, delle persone che si trovano in ambienti chiusi in cui vi sono dei fumatori ma , a quanto sembrs emergere da alcuni recenti studi, anche la salute dei discendenti (figli e nipoti) da persone che, pur in passato, prima ancora della nascita di figli e nipoti, hanno fumato per anni.
Mentre è ben noto che una madre, durante la gravidanza (e preferibilmente anche nel periodo precedente una gravidanza pianificata) deve sforzarsi di non fumare (e per fortuna l’istinto materno fa sì che anche le fumatrici più accanite in genere ci riescano), i padri invece, pur evitando di fumare in presenza in casa di un neonato-bambino o di una moglie/figlia/nuora incinta, in genere non si preoccupano di non fumare nel periodo precedente il concepimento. Hanno pertanto sollevato un certo stupore i risultati di uno studio, presentato all’ultimo congresso della European Respiratory Society a Monaco di Baviera, che ha per la prima volta messo in luce come l’abitudine al fumo dei padri possa, anche nei casi in cui abbiano smesso di fumare ben prima del concepimento, influire negativamente sulla salute respiratoria dei futuri figli, facendo in particolare aumentare il loro rischio di diventare asmatici.
Per questo studio, condotto dalla Dr. Cecile Svanes presso l’Università di Bergen in Norvegia, i ricercatori hanno esaminato il numero di anni durante i quali i padri avevano fumato prima del concepimento, ed hanno riscontrato una proporzione più elevata di casi di asma nei figli nati anche anni dopo che i padri avevano smesso di fumare. L’incidenza dell’ asma è risultata correlata al numero di anni durante i quali il genitore aveva fumato, ed ancora più elevata nei figli di padri che avevano iniziato a fumare prima ancora di aver compiuto 15 anni.
Quanto alle nonne: uno studio condotto in Svezia su 44.863 partecipanti ha esaminato la frequenza dell’asma nei nipoti (non nei figli) di nonne che avevano fumato nei periodi in cui erano incinte, ed hanno riscontrato che nei nipoti di queste nonne la presenza di casi di asma era aumentata in misura pari al 10-22%, anche se solo le nonne, e non le madri, avevano fumato durante la gravidanza.
I ricercatori hanno ipotizzato varie possibili cause, tra cui delle possibili alterazioni genetiche, alle quali potrebbero essere attribuiti i risultati in questione, senza peraltro arrivare a conclusioni abbastanza sicure. Sono ora in programma altri studi, tra cui un nuovo studio, sempre in Svezia, per ricercare l’effetto prodotto sul rischio d’asma dei nipotini di nonne che fumavano mentre portavano in grembo non le madri ma i padri di questi nipotini.
Pertanto, nonostante il numero ridotto di studi sull’argomento, siamo in presenza di uno stimolo in più per indurci a smettere di fumare: sembrerebbe infatti che mettiamo rischio, fumando, non solo la buon salute nostra e (con il fumo passivo) dei conviventi, ma anche quella dei figli, pur se non ancora concepiti, e dei nipoti!
L’importanza del movimento fisico in particolare per gli anziani.
Con l’avvicinarsi dell’inverno si tende in genere a fare meno movimento fisico e a restare più a lungo in ambienti chiusi. Ciò vale per i giovani ma anche, ed in misura maggiore, per gli anziani, che temono oltretutto, uscendo nella fredda aria aperta, di esporsi maggiormente al rischio di raffreddori ed influenze, e non raramente trascorrono gran parte della giornata seduti in casa.
Uno studio recentemente pubblicato sull’ International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity, condotto per 4 anni da ricercatori dell’Università di Sydney in Australia su oltre 200.000 persone, ha osservato che gli anziani trascorrono seduti in media il 65-80% del loro tempo di veglia, arrivando alla conclusione che se invece stessero seduti ogni giorno anche solo un’ora in meno, sostituendo lo stare seduti con il camminare, allora sarebbero in grado di diminuire la loro probabilità di morte precoce in una misura pari 12-14%. Secondo i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle malattie (CDC), gli adulti avrebbero bisogno ogni di almeno 150 minuti di attività fisica, pur moderata.
“I risultati mostrano che l’inattività è un fattore dannoso per la salute, di un’entità ancora maggiore di quanto inizialmente si ritenesse”, ha osservato il leader dello studio, aggiungendo che siamo in una situazione in cui, oltre alle ore trascorse seduti dietro una scrivania, si trascorre una media di 2-3 ore al giorno seduti a guardare la TV; ed ha invitato anche i Governi a fare la loro parte, creando un ambiente più favorevole per l’attività fisica, con la costruzione di un maggior numero di piste ciclabili, con parchi meglio collegati e più sicuri, e con trasporti pubblici di qualità migliore.
Ovviamente, come al solito, i ricercatori non hanno osservato le differenze nel modo di respirare quando si sta seduti e fisicamente inattivi da una parte, e quando ci si muove dall’altra. Come infatti i lettori sanno, quando ci si muove l’organismo produce più energia e quindi, come “sottoprodotto” , anche più CO2; e se la maggiore quantità di CO2 prodotta, anziché essere subito dissipata con un eccesso di respirazione, viene mantenuta in circolo nella giusta quantità, i buoni risultati di salute osservati in coloro che si muovono abbastanza sarebbero probabilmente ancora più favorevoli.
Qualità dell’aria in casa
A seguito della notizia che ho sopra riportato, non posso tuttavia non osservare che, anche in presenza di un maggior numero di parchi e piste ciclabili, la qualità dell’aria che si respira soprattutto nelle grandi città è ormai tale da far passare la voglia di passeggiare; il colpo finale è venuto dalla recente notizia quanto alla tossicità dei fumi rilasciati dai veicoli diesel della Volkswagen!
Anche per questo molti preferiscono magari fare movimento in palestra o in casa. Tuttavia, anche per quanto riguarda l’atmosfera in casa c’è poco da stare allegri. Nel mio libro sulla Terapia Chelante (ved. http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-terapia-chelante-libro.php ) ho riportato alcune notizie in base alle quali sembrerebbe che l’atmosfera all’interno delle case sia persino peggiore di quella all’esterno, ed ho suggerito alcune misure dirette a migliorare la situazione. Se infatti possiamo fare ben poco per migliorare la qualità dell’aria all’esterno, per quella all’interno delle nostre case possiamo fare un pochino di più.
A questo proposito riporto anche quanto letto in un recente editoriale pubblicato sul Canadian Medical Association Journal (CMAJ). In questo editoriale i dottori Ken Flegel a James Martin, medici in Canada presso l’ospedale universitario di Montreal, mettono in rilevo che “i profumi sintetici possono essere dannosi per la salute e dovrebbero in particolare essere tenuti lontani in particolare dalle persone più vulnerabili, che si trovano nelle stanze degli ospedali”, e citano delle ricerche dalla quali risulterebbe il peggioramento dei sintomi nei pazieni asmatici, causato da questi profumi sintetici, arrivando alla conclusione che si dovrebbe vietare al personale sanitario di impiegare profumi sintentici all’interno degli ospedali.
Sembrerebbe pertanto preferibile, anche se questo nesso tra aggravamento di problemi respiratori e profumi artificiali non risulta ancora del tutto provato, utilizzare per profumarsi dei prodotti naturali. Ce ne sono abbastanza, ed anche molto buoni!
Un mio articolo in inglese sull’apnea ostruttiva durante il sonno nei bambini
La Buteyko Breathing Educators Association (Associazione nata negli Stait Uniti per accertare il livello degli istruttori Buteyko nei vari Paesi del mondo) del cui comitato scientifico faccio parte, mi ha chiesto di scrivere un articolo, che verrà pubblicato nella prossima edizione della loro Newsletter trimestrale, sul collegamento tra iperventilazione ed apnea ostruttiva pediatrica durante il sonno; si tratta infatti di un problema che si presenta sempre più frequentemente anche nei bambini e sul quale (anche se può essere causata da un complesso di vari fattori) influisce indubbiamente anche il modo di respirare. Questo problema sembra tra l’altro provocare conseguenze anche di natura psicologica: in base alle ricerche di Barbara Galland, professore dell’Università di Otago, Nuova Zelanda, che ha analizzato i risultati di 16 studi sull’argomento, sembrerebbe che i bambini che soffrono di questo problema siano poi, anche a causa della carenza di sonno causata dal ripetersi nella notte di episodi di apnea, alle prese con difficoltà scolastiche (in particolare per matematica e scienze) in misura maggiore rispetto ai bambini che non ne soffrono. L’articolo, indirizzato ad un pubblico di lingua inglese, l’ho ovviamente scritto in inglese ma chi è interessato a leggerlo può trovarlo riportato su
http://www.buteyko.it/?p=1121 (in fondo alla pagina)
“NOTIZIE SALUTARI“-scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro perButeyko-Italia Ottobre 2015
Importanza dei probiotici per prevenire l’asma
In tanti miei libri ed articoli ho messo in rilievo l’importanza dei batteri probiotici . Ed ho messo in rilievo come questi batteri vengono purtroppo in buona parte distrutti dagli antibiotici, pur a volte indispensabili e salva vita. Nel mio libro “La Nuova Guida alla Salute”, pubblicato in formato e-book nel 2013 da Scienza e Conoscenza (ved. QUI) scrivevo che …. “Nel 2003 è stata portata a termine, con orgoglio, lʼidentificazione del genoma umano. Si sperava che con lʼidentificazione di vari geni responsabili di specifiche malattie sarebbe stato possibile trovare rapidamente il modo per prevenire o guarire queste malattie.
Sembra tuttavia che questa ricerca stia per ora dando risultati inferiori a quelli sperati. Forse perché, come osserva Asher Mullard su «Nature News», nel cercare di rispondere alla domanda “chi sono io?” non si è arrivati a pensare che forse occorrerebbe invece chiedersi “chi siamo noi?”, poiché «lʼorganismo umano costituisce una comunità in cui prosperano un numero prodigioso di batteri e microrganismi i quali hanno milioni di geni, mentre il genoma umano ne ha solo poco più di 20.000. Dire che siamo sopraffatti come numero è quindi una colossale sottovalutazione!».
Continuavo poi osservando che “…Per fortuna la maggioranza di questi microrganismi svolge un effetto non nocivo sullʼorganismo. I microrganismi dannosi sono solo una minoranza.”
Tra questi batteri benefici per la salute vi sono, a quanto ora emerso da una recentissima ricerca condotta presso l’University of British Columbia (ved. http://www.med.ubc.ca/four-gut-bacteria-decrease-asthma-risk-in-infants/, ) 4 tipi di batteri (Faecalibacterium, Lachnospira, Veillonella, Rothia) che svolgono specificamente un ruolo benefico e protettivo in relazione all’asma. In uno studio effettuato presso questa Università su campioni di feci di 319 bambini di 3 mesi di età si è infatti riscontrato che nei bambini a maggior rischio di asma vi erano livelli inferiori al normale di questi specifici batteri. La maggior parte dei bambini, hanno osservato i ricercatori, entra normalmente in contatto con questi batteri dall’ambiente circostante ma in alcuni, sia per le modalità della nascita, sia per altri fattori, ciò non avviene ed in questi bambini, hanno osservato i ricercatori, vi sarebbero maggiori rischi in relazione all’asma.
Il lato negativo dell’eccesso di igiene:
Sette anni fa, nel mio Notiziario del marzo 2008 (ved. http://www.buteyko.it/?p=689 ) scrivevo: “ E per concludere, una piccola notizia: il prof. John Warner, del Southampton General Hospital, Inghilterra, ha raccolto per oltre 10 anni dei dati sugli allergici in 700 famiglie della zona, arrivando alla conclusione che l’ossessione per l’igiene ed il perseguimento di un eccesso di “pulizia”nelle case delle famiglie moderne, siano in parte responsabili del drammatico aumento di casi di asma nei bambini in Gran Bretagna. La percentuale di bambini dodicenni asmatici nella zona esaminata era 20 anni fa del 5% ed è salita ora ad oltre il 20%. Secondo il prof. Warner, l’attuale “ossessione” per l’igiene e le condizioni di sterilità e mancanza di batteri in cui vivono i bambini al giorno d’oggi, impedirebbero loro di esercitare e far partire nel modo giusto il loro sistema immunitario.”
Ed ancora: nel mio Notiziario del gennaio 2011 (ved. http://www.buteyko.it/?author=1&paged=4) scrivevo : “Mentre la “sporcizia” chimica che ci circonda non ci allarma quanto dovrebbe, l’atteggiamento è invece diverso nei confronti della “sporcizia naturale”, con la quale abbiamo convissuto per secoli. Molti sono terrorizzati dall’idea del minimo contatto con germi e terriccio e lavano/disinfettano quasi ossessivamente tutti gli oggetti con i quali entrano in contatto. Anche in questo, come in altri campi, vale la raccomandazione di trovare la giusta misura! Già in altre edizioni del Notiziario avevo accennato alla teoria dell’”eccesso di igiene” quale causa del grande aumento dei casi di asma, allergie e malattie autoimmuni. In base a questa teoria, per migliaia d’anni il sistema immunitario umano si è sviluppato in condizioni di stretto contatto con il terreno e le varie sostanze (germi, vermi, residui vari ecc.) in esso contenute. L’uomo moderno invece compra alimenti, lavati e disinfettati, nel supermercato; i bambini non giocano quasi più nei campi e prati ma in casa o in cortili asfaltati; mancherebbe quindi al sistema immunitario umano, in base a questa teoria, la possibilità di confrontarsi ed allenarsi tramite il contatto con la “sporcizia” naturale alla quale era abituato, e ciò porterebbe ad un suo sviluppo e funzionamento non ottimale”
Queste considerazioni sono ora riprese anche dai ricercatori dello studio menzionato in apertura i quali, in relazione ai 4 batteri che esercitano un effetto protettivo in relazione all’asma e di cui un numero crescente di bambini è al giorno d’oggi carente, hanno osservato che “Questa ricerca conferma l’ipotesi relativa al’ ”eccesso di igiene”, ed al fatto che stiamo rendendo il nostro ambiente troppo “sterilizzato”…e dimostra che i batteri intestinali svolgono un ruolo in relazione all’asma, nei primi mesi di vita, in cui nasce il sistema immunitario dei bambini “La conclusione dei ricercatori è stata che, anche se lo studio potrebbe offrire nuove prospettive quanto alla possibilità di prevenire il sorgere di problemi asmatici per mezzo di una terapia probiotica, (da attuare peraltro nei primi 3 mesi di vita) occorre tuttavia confermare la fondatezza di questa ipotesi tramite studi condotti su un maggior numero di bambini.
Mi sembra tuttavia importante a questo punto mettere in rilievo come dalle osservazioni dei ricercatori della British Columbia University non vada certamente tratta una esortazione e trascurare le “giuste” norme di pulizia; si tratta solo, anche qui, come in molti altri campi, di evitare gli eccessi, in un senso o nell’altro; le “buone norme” di pulizia ed igiene, in particolare per i neonati, vanno ovviamente osservate; basta non farsi prendere dal timore dei “germi” vedendoli ovunque in agguato, e non stare in continuazione a disinfettare e sterilizzare tutto quanto. Un’altra conclusione pratica che si può trarre da questo studio è la conferma del fatto che può essere utile assumere ogni tanto degli integratori a base di probiotici (in particolare dopo eventuali necessarie cure a base di antibiotici) e di includere nell’alimentazione quotidiana, sia per i bambini che per gli adulti, degli alimenti fermentati e ricchi di probiotici (yoghurt, kefir ed altro).
Ruolo del litio nell’asma
Mentre lo studio sopramenzionato è dello scorso agosto, vorrei ora menzionare alcuni studi risalenti a oltre un ventennio fa (andando a cercare tra gli studi più “antichi” si trovano a volte delle osservazioni molto interessanti) in relazione al ruolo del litio, constatato in numerosi casi di asma. Il litio è un minerale naturale (di cui i nostri terreni ed i prodotti che crescono su questi terreni sono sempre più carenti) ma nella sua forma farmacologica è usato per trattare casi di gravi problemi psichici (in dosaggi molto elevati, che non si trovano in natura e che possono produrre effetti secondari negativi a danno di reni, tiroide ed altro) . Si ritiene infatti in questi casi accettabile, in una accurata valutazione del rapporto rischio/beneficio, il rischio di tali effetti secondari negativi.
A seguito della somministrazione di farmaci a base di litio a persone che soffrivano di queste forme di problemi psichici si è constatato, a quanto pare con una certa sorpresa, che in non pochi casi, quale “effetto secondario” del trattamento a base di litio, miglioravano notevolmente, in chi ne soffriva, anche i problemi di asma. (ved. (1977) Coincidental improvement in asthma during lithium therapy. Am J Psychiatry 134:1042–1043.).
Studi successivi hanno attribuito questo effetto al fatto che il litio, poiché porta al rilassamento e ad una minore secrezione di adrenalina e sostanze analoghe, fa diminuire anche la reattività dei bronchi, portando ad un rilassamento delle vie bronchiali (ved. 1)Scanlon RT, Chang S. Brain norepinephrine: a possible role in bronchial asthma. Ann Allergy. 1988 Apr;60(4):333-8. PubMed PMID: 3358538. 2) Knox AJ, Higgins BG, Hall IP, Tattersfield AE. Effect of oral lithium on bronchial reactivity in asthma. Clin Sci (Lond). 1992 Apr;82(4):407-12. PMID: 1315651. 3) Venugopalan CS, O’Rourke YM, Tucker TA. Bronchorelaxing activity of lithium in vitro. J Pharm Sci. 1985 Oct;74(10):1120-2. PubMed PMID: 4078712.)
Questi studi non sono poi stati portati avanti perché ci si è in seguito concentrati, per l’asma, su altre medicine più efficaci e meno rischiose.
Non posso peraltro fare a meno di osservare che questi farmaci a base di litio, grazie al loro effetto calmante e tranquillizzante (dovuto alla diminuzione della secrezione di ormoni, come l’adrenalina, che sono appunto emessi in quantità in situazioni di pericolo e stati d’animo di aggressività e agitazione) esercitano probabilmente un effetto calmante anche sul respiro, facendolo divenire più lento e pacato. Lo stesso effetto si può peraltro ottenere, senza i rischi di effetti dannosi causati dai medicinali a base di litio, eliminando l’iperventilazione ed arrivando quindi ad una respirazione più “tranquilla” con il metodo Buteyko! L’eventuale eliminazione dell’iperventilazione ovviamente non è stata notata negli studi sul litio sopra citati, poiché nelle sperimentazioni cliniche in cui si studia l’effetto dei vari farmaci/sostanze su problemi diversi da quelli respiratori, non viene quasi mai esaminato l’eventuale effetto che queste sostanze producono sul modo di respirare. Mi domando quindi se alcuni effetti favorevoli riscontrati in numerosi studi siano magari dovuti anche ad un “effetto secondario” di tranquillizzazione del modo di respirare esercitato dalle sostanze che si stanno sperimentando per problemi di salute diversi dalla respirazione.
Quanto al litio, si tratta indubbiamente di una sostanza molto interessante che, nella forma farmacologica e nel dosaggio elevato in genere prescritto per problemi psichici va assunta con molta cautela, sotto stretto controllo e prescrizione medica; vi sono tuttavia anche altre forma di assunzione, che non presentano rischi di effetti secondari e che mi hanno datoottimi risultati in numerosi casi. . Mi riprometto di tornare sulla tematica in prossimi articoli
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“NOTIZIE SALUTARI”-scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia Settembre 2015
Buongiorno! Spero che abbiate trascorso buone vacanze e che vi troviate ora in ottima forma per riprendere il lavoro o gli studi e, a proposito di studi, con la riapertura delle scuole mi sembra utile tornare, con maggiori dettagli , su un problema di cui ho già parlato varie volte in questo Notiziario, e cioè quello dell’ADHD, e cioè del:
Deficit d’attenzione ed iperattività. Questo problema, la cui frequenza sta aumentando ad un ritmo che non cessa di stupirmi, si ripropone infatti con particolare intensità in questo periodo in cui i bambini a scuola, anziché muoversi molto –com’è nella natura dei bambini che dovrebbero poter sfogare maggiormente le loro grandi energie, devono invece, a quanto ci si attende da loro in non poche scuole, restare pressoché immobili nei banchi e prestare un’attenzione ininterrotta per ore alle lezioni! Come scrivevo in uno dei miei Notiziari di qualche anno fa: “ Uno dei problemi la cui frequenza nei bambini sta aumentando ad un ritmo esponenziale è il disordine di deficit d’attenzione ed iperattività (ADHD). Ne ho parlato in vari precedenti numeri del Notiziario mettendo in rilievo che, per certi aspetti, si tratta di una delle numerose “malattie inventate”, causata in buona parte dalle condizioni innaturali in cui i bambini, che per natura hanno bisogno di sfogare le loro grandi energie correndo e saltando , sono al giorno d’oggi già in tenera età tenuti immobili nei banchi di scuola per molte ore; ed anche a casa, in condomini in cui non devono dar fastidio al vicino del piano di sotto, non possono correre e saltare e si abituano a trascorrere molte ore immobili davanti alla televisione e con videogiochi. Nel mio libro “Attacco all’Asma… e non solo” ho spiegato diffusamente come la mancanza di movimento al giorno d’oggi sia uno dei motivi fondamentali del deterioramento del riflesso respiratorio automatico; il “respiro corto” proprio di numerosi bambini può essere collegato, (come confermato da quanto osservato da Wim Wenger decenni prima che il problema dell’ADHD nei bambini venisse delineato) al problema del deficit d’attenzione ed iperattività in questi bambini.
Vi sono tuttavia indubbiamente anche altri fattori in gioco in relazione alla tematica dell’ADHD, ….”
Riprendendo ora appunto questa tematica torno a mettere in rilievo che, se è vero che l’ADHD (o un quadro sintomatico simile all’ADHD) può in alcuni casi essere provocato dalle innaturali condizioni di immobilità in cui bambini al giorno d’oggi trascorrono buona parte della giornata (ed infatti in alcune sperimentazioni effettuate in Germania si è visto che questo problema si attenuava molto quando l’insegnamento nelle elementari era impartito interrompendo ogni ora le lezioni con dei giochi in cui i bambini effettuavano un movimento intenso), è tuttavia anche vero che purtroppo non sono pochi nemmeno i casi di ADHD in cui far muovere di più i bambini non è sufficiente. Entrano infatti in gioco anche altri fattori, diversi dalla mancanza di movimento, da identificare e correggere.
Una domanda che mi viene posta spesso è se il metodo Buteyko possa essere utile anche per i bambini alle prese con l’ADHD. Indubbiamente, l’ ottimizzazione della respirazione potrebbe essere utile anche in questi casi, poiché porta ad una migliore ossigenazione del cervello; e nella pagina iniziale del sito www.buteyko.it si vede l’effetto (diminuzione dell’ossigenazione in misura pari al 40% !) provocato nel cervello da pochi minuti di iperventilazione.
Inoltre il miglioramento della respirazione /ossigenazione influisce favorevolmente sul riassestamento del sistema ormonale, della produzione di endorfine, d’energia e molto altro. Il problema pratico è tuttavia che è spesso difficile indurre questi bambini ad impegnarsi in un programma di esercizi respiratori. In questi casi può quindi essere preferibile prendere prima di mira altri fattori tra cui l’alimentazione .
Anche se in genere dico che il primo fattore da migliorare è il modo di respirare, che è ancora più importante del modo di mangiare, in questi casi invece (quando non si riesce ad ottenere che il bambino si concentri ed impegni negli esercizi di respirazione) occorre prendere prima di mira la tematica dell’alimentazione, ed inoltre quella dell’attenuazione del carico di tossine ambientali alle quali al giorno d’oggi siamo tutti esposti ; ne parlo a lungo nel mio libro “La Terapia Chelante”- Macroedizioni 2014; e sull’ultimo numero (42) di “ViviConsapevole Benessere di corpo, mente e spirito La rivista di Macrolibrarsi.it “è pubblicata una mia intervista sull’argomento della terapia chelante. Queste tossine spesso si accumulano appunto nel tessuto grasso del cervello, ed occorre comunque guardare con attenzione all’argomento delle neurotossine.
E’ poi indispensabile dedicare una particolare attenzione al miglioramento dell’alimentazione quotidiana
Di notevole importanza è a questo proposito la quantità e qualità dei grassi alimentari. Mentre la medicina ortomolecolare già decenni fa, dedicando molta attenzione ai problemi comportamentali nei bambini, aveva segnalato la necessità di assumere dosaggi elevati di alcune vitamine e minerali, osservo ora che occorre dedicare attenzione, (come dimostrato dalle ricerche e sperimentazioni più recenti) in particolare anche alla quantità e qualità dei grassi, argomento sul quale circolano purtroppo numerosi luoghi comuni infondati, che è importante mettere in luce .Per capire l’importanza dell’argomento in particolare in relazione a problemi comportamentali e di buon funzionamento del cervello e sistema nervoso basta pensare che l’80% della materia solida del nostro cervello è formata da lipidi (grassi). Ho pertanto scritto sulla tematica dei grassi nella nostra alimentazione un articolo pubblicato sul numero attuale di Scienza e Conoscenza.
Due miei articoli, uno sui grassi ed uno sull’ossigenazione, sono pubblicati sul periodico Scienza e Conoscenza (nr. Luglio settembre 2015)
Quanto ai grassi, come sopra accennato, si tratta di un argomento di estrema importanza non solo per i problemi comportamentali dei bambini ma per la salute –fisica e psichica- di tutti quanti, e sull’argomento circolano ancora molte notizie contrastanti e spesso infondate. Il lettore del mio articolo sui grassi si può quindi preparare a qualche sorpresa!
Il mio articolo sull’ossigenazione prende invece in esame un sistema tedesco (ormai provato da una decina d’anni ma ancora non molto conosciuto in Italia) che mi ha dato ottimi risultati nei casi in cui la normalizzazione del respiro con il metodo Buteyko non consente (per problemi morfologici nell’apparato respiratorio o per difetti nel processo di produzione di energia) di ottenere risultati soddisfacenti. In questi casi, con questo sistema si riesce ad ottenere una ossigenazione e produzione di energia superiori rispetto a quanto sarebbe possibile ottenere con la normalizzazione del respiro con il solo metodo Buteyko, normalizzazione del respiro che rimane peraltro il fattore più importante nella maggior parte dei casi,
Apnea respiratoria
L’Associazione internazionale degli istruttori Buteyko, nata in America allo scopo di assicurare il livello degli istruttori Buteyko nel mondo ( associazione di cui faccio parte in rappresentanza dell’Italia e come membro del suo comitato scientifico) mi ha chiesto di redigere un articolo sull’apnea notturna in età pediatrica per il prossimo numero del suo notiziario trimestrale. Si tratta di una tematica molto interessante, presente anche questa in un numero crescente di bambini. Quanto però alla possibilità che la normalizzazione del respiro/eliminazione dell’iperventilazione con il metodo Buteyko sia utile anche per guarire/migliorare anche questo problema vi sono non poche perplessità. Se infatti è vero che l’iperventilazione svolge anche qui un ruolo importante, sussistono tuttavia in molti casi anche problemi morfologici e malformazioni. Io stessa pertanto in questi casi raccomando di cercare di normalizzare il respiro con molta cautela e senza effettuare il minimo sforzo e soprattutto raccomando di consultare sempre anche un medico esperto in medicina del sonno ed in otorinolaringoiatria. In vista della redazione dell’articolo mi farebbe peraltro piacere se qualcuno dei lettori potesse riferirmi per email i risultati delle sue eventuali esperienze ed osservazioni in casi di apnea nei bambini (problemi incontrati, risultati conseguiti con la normalizzazione del respiro, nesso constatato tra apnea ed iperventilazione ecc.) I nominativi non verrebbero ovviamente menzionati né nell’articolo che sto scrivendo né nella corrispondenza con l’Associazione. Inserirò poi ovviamente l’articolo anche su www.buteyko.it
Prossima pubblicazione anche in lingua francese del libro “Attacco all’Asma.. e non solo”
Ho ricevuto con molto piacere dal mio editore la notizia che l’ultima edizione del mio libro “Attacco all’Asma… e non solo” (Macroedizioni 2015) uscirà tra breve anche sul mercato francese (ne è attualmente in corso la traduzione in lingua francese). Vi sono infatti moltissime pubblicazioni in lingua russa sul metodo Buteyko, ed ormai ve ne sono quasi altrettante in lingua inglese, poiché il metodo Buteyko dopo essere stato portato all’inizio degli anni ’90 in Australia da alcuni emigrati russi, visti gli eccezionali risultati conseguiti e confermati con studi clinici in doppio cieco presso cliniche universitarie per l’asma, si è da lì rapidamente diffuso in tutto il mondo anglosassone. E’ invece ancora relativamente poco noto in Francia, ed esistono ben poche pubblicazioni su Buteyko in lingua francese. Dato peraltro che l’incidenza dell’asma, un tempo meno elevata rispetto a quella nei paesi di lingua inglese, sta rapidamente crescendo anche in Francia, credo che sarà molto utile per il pubblico francese essere maggiormente informato circa l’eccezionale strumento messo a disposizione dal Prof.K.P. Buteyko per affrontare l’asma (.. e non solo l’asma)!
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NOTIZIE SALUTARI“-scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia giugno 2015
Effetti benefici della CO2
Nell’esaminare il grande numero di studi e sperimentazioni mediche effettuate nel corso dei decenni, non si finisce mai di restare sorpresi di fronte alla serie di effetti benefici della “cattiva” CO2 (anidride carbonica), effetti benefici ai quali, anche se sono noti da tempo, non viene ancora dedicata abbastanza attenzione. Ne cito ancora alcuni, pur “antichi ” ma non abbastanza noti: fin dal 1990 (ved. a des. Cohen Y, Chang L-H, Litt L, Kim F, Severinghaus JW, Weinstein PR, Davis RL, Germano I, James TL, (1990), Stability of Brain Intracellular Lactate and 31P-Metabolite Levels at reduced intracellular pH during prolonged hypercapnia in rats, J Cereb Blood Flow Metab, 10(2), pp 277-284, e poi Laffey JG, Honan D, Hopkins N, Hyvelin J-M, Boylan JF, and McLoughlin P, (2004), Hypercapnic Acidosis Attenuates Endotoxin-induced Acute Lung Injury, American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, 169(1), pp. 46-56) viene messo in evidenza il ruolo favorevole svolto dalla CO2 in processi di rigenerazione, in particolare del tessuto polmonare. La CO2 in fatti non solo a quanto pare protegge preventivamente questo tessuto nei confronti di danni che potrebbero derivargli da endotossine varie ma favorisce anche la parziale rigenerazione del tessuto polmonare danneggiato.
Un altro effetto poco conosciuto della CO2 è costituito dalle sue proprietà antibatteriche. Uno studio effettuato presso il celebre Istituto Karolinska in Svezia, ha dimostrato che lo stafilococco si moltiplica ben 1000 volte di più in un’atmosfera normale rispetto a quanto avviene in un’atmosfera satura di CO2. Questo effetto è peraltro ben conosciuto in campo industriale poiché fin dal 1930 a vari prodotti alimentari deteriorabili (pollame ed altri) veniva aggiunta, nell’impacchettarli, aria satura di CO2.
Nel citato studio in Svezia , dal titolo “Carbon dioxide inhibits the growth rate of Staphylococcus aureus at body temperature” (La CO2 inibisce il tasso di crescita dello stafilococco aureo a normali temperature corporee ; Journal Surg Endosc. 2005 Jan;19(1):91-4. Epub 2004 Nov 1 Olsen KD, Kern EB, Westbrook PR.) si è appunto approfondita la possibilità di usare queste proprietà antibatteriche della CO2 per evitare infezioni dopo procedure chirurgiche.
Se ne può pertanto dedurre che bassi livelli di CO2 nel nostro organismo possono far aumentare il rischio di crescite batteriche e che è bene quindi, anche per questo motivo, cercare di mantenere dei giusti e fisiologici livelli di CO2 (nè troppa nè troppo poca) nel nostro organismo
Effetti nocivi/pericolosi prodotti dalla carenza di CO2/iperventilazione. Il nuoto sott’acqua
Come i lettori di questo Notiziario già sanno bene, l’effetto negativo più importante provocato da livelli insufficienti di CO2 nell’organismo è quello costituito da una conseguente scarsa ossigenazione dell’organismo a livello cellulare. Come ho messo varie volte in rilievo, sono in campo medico ben noti gli effetti negativi (attacchi di panico/ansia ed altro) che possono essere provocati anche da pochi minuti di iperventilazione acuta (ovvero da un eccesso di respiro – respiri troppo rapidi ed intensi- nel corso dei quali viene con l’espirazione dissipata/emessa troppa CO2 dall’organismo), mentre non viene in genere anche in campo medico dedicata un’adeguata attenzione agli effetti negativi (ovviamente meno evidenti e non subito constatabili) provocati da un’ iperventilazione (eccesso di respiro rispetto alle esigenze dell’attività del momento) pur leggera ma permanente e costante, e pertanto divenuta abitudinaria.
A proposito dei pericoli derivanti anche da pochi minuti di iperventilazione acuta, l’attenzione, a seguito di alcuni recenti episodi, si è concentrata in America sul pericolo che corre chi, subito prima di tuffarsi per nuotare sott’acqua, si mette a fare dei grossi e rapidi respiri, pensando magari di fare in questo modo una “provvista “di ossigeno che gli consentirà di resistere sott’acqua più a lungo senza dover respirare.
In realtà, come è ben noto in campo medico, respirando in fretta ed intensamente è possibile aumentare solo in quantità minima il livello di ossigeno accumulato nei polmoni mentre viene emessa in eccesso, durante l’espirazione, la CO2 (e diminuisce quindi anche l’ ossigenazione a livello cellulare). E’ pertanto verissimo che se prima di tuffarsi nell’acqua si respira intensamente si riesce poi a restare più a lungo senza respirare ma ciò non perché si è accumulato più ossigeno ma perché è stata eliminata dall’organismo molta CO2; ed è noto che la sensazione di dover espirare/inspirare è scatenata non dalla mancanza di ossigeno ma dal livello, percepito come eccessivo, di anidride carbonica presente nell’organismo. Solo “in extremis” quando cioè il livello di ossigeno è sceso a livelli minimi già pericolosi, interviene anche la carenza di ossigeno per farscattare la sensazione di dover riprendere a respirare. Quando, dopo avere iperventilato, si resta per un po’ senza respirare, la CO2 dispersa con l’iperventilazione, in situazioni fisiologiche normali si accumula in genere di nuovo abbastanza rapidamente e fa scattare in tempi giusti il bisogno di respirare di nuovo. Questo meccanismo tuttavia sott’acqua funziona meno bene, poiché il movimento che fa chi sta sott’acqua non è in genere intenso (ed è soprattutto il movimento intenso che fa scattare, con la produzione di energia, anche la produzione di CO2) ed anche il bisogno di respirare causato “in extremis” dalla percezione della mancanza di O2, può sott’acqua essere compromesso . Si tratta in effetti di meccanismi fisio-patologici del centro respiratorio piuttosto complessi. Chi, prima di tuffarsi, si mette a fare grossi, rapidi respiri (ad iperventilare intensamente) emette molta anidride carbonica e quindi può in effetti resistere a lungo sott’acqua senza sentire il bisogno di dover respirare e ciò, come si è verificato nei citati episodi in America, può diventare pericoloso poiché la carenza eccessiva di CO2, emessa iperventilando, in alcuni casi fa poi sì che, a causa di questa mancanza di CO2 emessa e poi non riaccumulata abbastanza in fretta, non si percepisca per tempo la necessità di uscire dall’acqua per respirare di nuovo. I giornali americani hanno quindi riportato il fatto che in numerose località nelle piscine pubbliche è stata emanata una proibizione di fare immersioni prolungate sott’ acqua. (ved QUI), osservando che , per resistere più a lungo sott’acqua “i nuotatori spesso prendono profondi respiri, causando un’ ingente diminuzione nel loro livello ematico di CO2 . Una volta sott’acqua i livelli di CO2 non sempre salgono di nuovo abbastanza rapidamente da poter mandare per tempo al cervello il segnale che è necessario respirare di nuovo; i livelli di ossigeno pertanto calano in fretta e i nuotatori rischiano di svenire ed annegare.”
Questa notizia è stata riportata (come mi ha comunicato un lettore del Notiziario che ringrazio) anche in Italia, dove è stato messo in rilievo che “ Il Dipartimento di Salute e Igiene Mentale dello Stato di New York ha individuato pratiche erronee comuni nella respirazione prima dell’immersione, che hanno portato a casi di annegamento fatali e non fatali. L’analisi è stata condotta su sedici casi, di cui quattro mortali, registrati dal 1988 al 2011. L’iperventilazione è stata una delle principali cause di annegamento indicate dagli studiosi, in quanto la realizzazione, prima di immergersi, di una serie di rapidi respiri, porta a una massiccia riduzione delle riserve di anidride carbonica, il composto che invia al cervello il segnale della necessità di respirare, ritardando così l’urgenza di tornare in superficie, mentre la quantità di ossigeno rischia di calare fino alla perdita di coscienza.”
Come il lettore può vedere, non si finisce mai di stupirsi di fronte agli effetti pericolosi provocati da una carenza di CO2, sia che si tratti dei pericoli (più evidenti ed immediati) provocati da una iperventilazione breve ma acuta, sia di quelli (non immediatamente evidenti ma a lungo andare anch’essi molto negativi) provocati da un’ iperventilazione lieve ma costante.
Mi è sembrato importante riportare le notizie sopraindicate in questo periodo precedente le vacanze estive, in cui molti si dedicano al nuoto. Come Buteyko ha spesso messo in rilievo, il nuoto è uno degli sport più sani, anche perché il fatto di avere spesso il viso nell’acqua quando si nuota rende più difficile “respirare troppo” ed il fatto di trattenere brevemente il respiro dopo un tuffo ha (se non ci si sforza e si è in buone condizioni di salute) in genere un effetto positivo sulle abitudini respiratorie di una persona e sull’ossigenazione. Tuttavia, come le notizie soprariportate mettono in evidenza, soprattutto chi non è esperto e non è in buone condizioni di salute, dovrebbe evitare di effettuare immersioni prolungate, e soprattutto ognuno dovrebbe evitare di iperventilare prima di immergersi nell’acqua, poiché in questo modo non solo viene vanificato l’effetto positivo che si può verificare a seguito di trattenimenti del respiro brevi e non forzati, ma anzi si possono correre dei pericoli. Come non mi stanco di mettere in rilievo bisognerebbe comunque in genere cercare di evitare l’iperventilazione (sia leggera e cronica, sia breve ma intensa); inoltre, in particolare, iperventilare prima di immergersi sott’acqua può comportare un pericolo immediato. Se si evita di iperventilare prima di tuffarsi/immergersi si percepisce poco dopo il tuffo il bisogno di respirare di nuovo, ed è ovviamente necessario a questo punto uscire dall’acqua senza cercare di resistere a lungo a questo bisogno vitale. Il pericolo peraltro, più che dal fatto di resistere troppo a lungo al bisogno di respirare (il normale istinto di sopravvivenza porta infatti a uscire dall’acqua per tempo ) deriva dal fatto di non percepire questo bisogno nei tempi giusti, perché iperventilando intensamente prima di immergersi si è dissipata una parte eccessiva delle proprie riserve di CO2 e quindi non scatta in tempo nel nostro cervello il segnale, provocato in prima linea dalla presenza di CO2 in eccesso, che fa percepire il bisogno d’aria e fa scattare il riflesso respiratorio nei tempi giusti.
Il Festival Vegano
Come avevo preannunciato negli scorsi notiziari, era previsto per il 13 e 14 giugno a Roma il Festival Vegano (lisoladiveg.it , un evento informativo dedicato, in generale, all’alimentazione consapevole e alle cure naturali ), al quale ero stata invitata per tenere due relazioni , una sulla terapia chelante e l’altra sulla respirazione Buteyko. Purtroppo, come ho appena saputo, per motivi logistici (diritto di prelazione del Comune di Roma, nell’ambito dell’Estate Romana, sulla sede in cui il Festival si doveva svolgere) gli organizzatori hanno dovuto rinviarlo, probabilmente a settembre. Comunicherò le nuove date non appena anch’io ne sarò a conoscenza.
Concludo augurando di cuore a tutti i lettori “ Buone Vacanze”!!!
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“NOTIZIE SALUTARI” -scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia MAGGIO 2015
Una nuova, eccezionale scoperta per l’asma?
Ha sollevato sensazione nel Regno Unito una recente scoperta presso l’Università di Cardiff. A seguito di un nuovo studio (ved. http://stm.sciencemag.org/content/7/284/284ra60 Sci Transl Med 22 April 2015: Vol. 7, Issue 284, p. 284ra60 Sci. Transl. Med. DOI: 10.1126/scitranslmed.aaa0282) si è scoperto che una classe di farmaci , usata da 15 anni per il trattamento dell’osteoporosi, è riuscita a bloccare i sintomi dell’asma; si tratta dei farmaci calciolitici, che antagonizzano il recettore del calcio, bloccando i recettori sensibili al calcio sulle cellule paratiroidee e stimolando il rilascio endogeno di ormone paratiroideo. Sperimentazioni su topi e su tessuti umani tratti dalle vie aeree hanno dimostrato che le cellule del tipo recettori/sensori del calcio (CaSr), negli asmatici sono ipereccitabili ed iperreative, e reagiscono a cambiamenti nell’ambiente (a pollini, fumi di sigarette e macchine ed altro), con spasmi, infiammazioni e restringimenti delle vie respiratorie. Somministrando i farmaci calciolitici si è visto che le cellule si riequilibrano ed i sintomi dell’asma spariscono.
Daniela Riccardi, professore presso l’Università di Cardiff, descrive i risultati come “incredibilmente eccitanti” ed osserva: “Se possiamo dimostrare che i calciolitici sono sicuri anche quando, negli asmatici, sono nebulizzati direttamente nei polmoni (per l’osteoporosi vengono infatti assunti per via orale) entro 5 anni potremmo essere in grado di curare i pazienti”.
Questa notizia ovviamente non può che far piacere, tanto più che i ricercatori ritengono che le loro scoperte sul ruolo dei CaSR nel tessuto delle vie aeree potrebbero essere utili anche per altre patologie respiratorie come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD) e la bronchite cronica. Ciò che tuttavia mi lascia perplessa è il fatto che i ricercatori ritengono di avere trovato la “root cause” (causa alla radice) dell’asma, identificando questa causa appunto come una ipereccitabilità/iperreattività nei confronti di alcune circostanze e sostanze irritanti, ipereccitabilità che negli asmatici provoca spasmi e restringimenti delle vie respiratorie (mentre nei non asmatici non provocano alcuna reazione.
Sorge secondo me a questo punto spontanea la domanda: ma come mai degli stimoli ambientali (pollini, fumo ed altro), che nei non asmatici non provocano alcuna reazione, negli asmatici invece le provocano? Per trovare veramente la “root cause” dell’asma bisognerebbe forse arrivare a trovare quale sia la causa che provoca questa ipereccitabilità/iperreattività negli asmatici.
Come a questo punto il lettore avrà già indovinato, questa causa (o almeno una delle possibili cause dell’ipereccitabilità) è già stata da tempo identificata.
Riporto a questo proposito quello che avevo scritto nel mio Notiziario del luglio 2013:“Nessi tra asma ed epilessia; studi di medicina cinese . Varie volte, in questo notiziario, ho raccomandato per l’asma, come supporto all’indispensabile riaddestramento respiratorio, dei rimedi fitoterapici della medicina cinese. Mi sembra interessante citare due studi condotti dal medico Ba X Hoang (ved. Treating asthma as a neuroelectrical disorder. Ba X Hoang, D Graeme Shaw, Phuong Pham, Stephen A Levine nflamm Allergy Drug Targets. 2010 Jun ;9 (2):130-4 20359291 e New approach in asthma treatment using excitatory modulator. Ba X Hoang, D Graeme Shaw, Stephen Levine, Cuong Hoang, Phuong Pham e Med Hypotheses. 2006 ;67 (5):1042-51 16797869 Cit:3 Bronchial epilepsy or broncho-pulmonary hyper-excitability as a model of asthma pathogenesis. Ba X Hoang, Stephen A Levine, D Graeme Shaw, Phuong Pham, Cuong Hoang) il quale osserva che mentre finora il trattamento dell’asma si è concentrato sulla soppressione dell’infiammazione e sulla broncodilatazione, a suo avviso il difetto primario nell’asma consiste invece in una ipereccitabilità delle membrane cellulari, che nell’asma provoca appunto la facile broncocostrizione. La stessa ipereccitabilità, pur con modalità diverse, si verificherebbe in chi soffre di attacchi epilettici,tanto che il dr. Ba X Hoang parla dell’asma come di una “epilessia bronchiale”. Osservando che “il carattere spasmodico degli attacchi d’asma è simile a quello degli attacchi epilettici; proponiamo pertanto un meccanismo patogenetico unificato dell’asma quale sindrome di una ipereccitabilità delle membrane, (epilessia bronchiale) indotta o geneticamente predisposta”.
Questa ipereccitabilità, egli spiega, è dovuta a problemi nei complessi meccanismi di funzionamento dei canali ionici, che portano a problemi in relazione ai canali del sodio ed ai recettori del glutammato. Egli propone pertanto una cura di questa ipereccitabilità con delle piante, che in effetti sono tra quelle che consiglio spesso anch’io come terapia di supporto per gli asmatici. Peccato tuttavia che il Dr. Huang non abbia notato il fattore comune tra asma ed attacchi epilettici che mi è subito venuto in mente quando ho letto i suoi studi, e cioè il fattore relativo alla carenza di CO2 (anidride carbonica) e quindi di ossigenazione. E’ infatti noto e provato (ne ho parlato in precedenti numeri del Notiziario) che l’iperventilazione e conseguente ipocapnia (mancanza di CO2) può provocare degli attacchi epilettici (tra i numerosi studi ved. ad es. Wirrell EC, Camfield PR, Gordon KE, Camfield CS, Dooley JM, Hanna BD, Will a critical level of hyperventilation-induced hypocapnia always induce an absence seizure? Epilepsia. 1996 May;37(5):459-62. Department of Paediatrics, Dalhousie University Medical School, Izaak Walton Killam Hospital for Children, Halifax, Nova Scotia, Canada.) , ed in medicina d’emergenza gli attacchi epilettici sono trattati spesso con la somministrazione di aria arricchita di CO2. Poiché gli stessi fattori (iperventilazione ed ipocapnia) come i lettori del mio Notiziario ben sanno, provocano gli attacchi d’asma, mi viene quindi spontaneo pensare che nell’ipereccitabilità e conseguente malfunzionamento di canali ionici citati dal dr. Ba X Huang come responsabili sia dell’asma che dell’epilessia, entri in gioco appunto la carenza di CO2 causata dall’eccesso di respiro, che probabilmente provoca le stesse conseguenze di ipereccitabilità anche in relazione ad altri quadri patologici, e questa ipereccitabilità potrebbe magari essere almeno parzialmente corretta anche “calmando” il respiro!”
In realtà già molto prima, fin dal 1953, era stata scoperta questa ipereccitabilità/iperreattività causata dalla carenza di CO2 a sua volta provocata dall’iperventilazione. All’epoca uno dei periodici sulla fisiologia più autorevoli a livello mondiale, il “Physiological Reviews” aveva pubblicato un articolo relativo ad una ricerca condotta dal Dr. Brown, del dipartimento di fisiologia dell’ University of Kansas Medical Center; USA. In questo articolo, dal titolo, “Physiological effects of hyperventilation” (Effetti fisiologici dell’iperventilazione) il Dr. Brown, a seguito di un’analisi di 300 studi medici, nel considerare gli effetti provocati dalla carenza di CO2 osserva che “Gli studi diretti a stabilire gli effetti provocati dall’ iperventilazione sulle cellule nervose ed i muscoli sono stati sempre concordanti nell’identificare una aumentata irritabilità”. I muscoli e le cellule nervose divengono anormalmente sensibili o irritati, egli osserva, a causa della carenza di questo sedativo naturale. Ansietà, attacchi di panico, timori e molte altre emozioni e stati d’animo negativi appaiono nelle persone che hanno dei disordini di respiro, mentre la CO2 è un sedativo e tranquillizzante naturale delle cellule nervose; è essenziale per la stabilità ed il normale funzionamento dei nervi e per il trattamento e prevenzione di ansia, stress, insonnia e molti altri problemi.
Forse pertanto, senza bisogno di aspettare i 5 anni che a quanto pare sono necessari per stabilire se i farmaci calciolitici possano senza problemi essere nebulizzati nei polmoni per trattare l’asma, si potrebbe cercare di eliminare l’iperventilazione ed ottimizzare il modo di respirare, con effetti favorevoli in generale per la salute.
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APRILE 2015
Canto e respiro.
Nello scorso numero del Notiziario avevo parlato degli effetti favorevoli per la salute provocati dal canticchiare “mmmm” con la bocca chiusa per alcuni minuti varie volte al giorno. Sorge a questo punto spontaneo l’interrogativo sugli effetti del canto. Si tratta di una domanda che i miei colleghi americani del Comitato Scientifico della BBEA (Buteyko Breathing Educators Association) mi rivolgono non raramente, visto che l’Italia, quale patria del “Bel Canto” ha una certa fama in questo settore!
In risposta a questi interrogativi, innanzitutto metto in rilievo l’effetto dannoso che ha sulle corde vocali non solo la respirazione dalla bocca ma anche l’iperventilazione ed il fatto di parlare in continuazione, il che rende difficile non iperventilare.
Quando si deve parlare molto bisogna cercare, come metto sempre in rilievo nei miei corsi, di interrompere regolarmente il discorso, in modo da riuscire, tra una frase e l’altra, a riprendere fiato dal naso e non dalla bocca. Il fatto storico che inoltre metto in rilievo in relazione al canto è che nell’antica tradizione italiana del “Bel Canto” si usava mettere una candela accesa davanti alla bocca degli alunni; quando cantavano la fiamma della candela doveva restare quasi immobile. Ciò è possibile se nel cantare si emette poco respiro, evitando di espirare affrettatamente e con forza.
Un bravo cantante in effetti, dopo aver inspirato (non troppo, poiché se si vuole cantare seguendo la musica, manca in genere l tempo necessario per riempire d’aria i polmoni) deve poi cercare di far durare l’emissione del suono il più a lungo possibile, Ciò porta quindi a respirare “poco”. Al giorno d’oggi invece , soprattutto nel settore del canto non classico, si canta in modo ben diverso; si fanno grandi, frequenti respiri che durano poco, e più che alla bellezza del suono emesso (causato dalla sua specifica vibrazione) si cerca soprattutto di cantare “forte”. Sono passati i tempi in cui il celbre cantante operistico Caruso usava dire che per cantare non aveva bisogno di inspirare più aria di quanta non glie ne servisse per annusare il profumo di una rosa!
Queste osservazioni sono relativamente simili a quanto diceva sul canto Rudolf Steiner, il fondatore dell’antroposofia (ved. agricoltura biodinamica, scuole steineriane, medicina antroposifica ed altro) il quale osservava che per cantare bene occorre avere la sensazione non di far uscire l’aria dalla bocca ma di farla entrare e di farla andare verso l’altro, verso la parte alta del naso, in modo da sentire tra naso e fronte la vibrazione del suono.
Effetti della musica.
Per restare in campo musicale segnali i risultati di uno studio effettuato recentemente presso l’Università di Helsinky (riportato su Science Daily 13 marzo 2015) in cui si osserva come il fatto di aver ascoltato anche per poche decine di minuti un concerto per violino di Mozart abbia potenziato l’attività dei geni coinvolti nel rilascio e trasporto della dopamina e le funzioni sinaptiche, con effetti favorevoli su apprendimento e memoria, ed abbia disattivato l’attività di geni coinvolti nel Parkinson e problemi di neurodegenerazione, concludendo quindi che la musica può avere un effetto neuroprotettivo.
Ovviamente, come accade sempre in quasi tutte le sperimentaizoni mediche, non si è osservato il modo di respirare in chi ascoltava la musica. E’ noto peraltro che ascoltare musica, (in particolare quella, a 60 battiti al minuto, tipica dei movimenti lenti della muscia barocca) esercita un effetto tranquillizzante e di potenziamento dell’apprendimento e della memoria (ved. la tematica del Superlearning, di moda alcuni decenni fa anche per imparare lingue straniere e di cui ora purtroppo non si parla più molto); questo effetto tranquillizzante agisce anche sul modo di respirare, che in genere rallenta, armonizzandosi con i tempi della musica.
E’ interessante tra l’altro che l’effetto favorevole osservato dall’Università di Helsinky sia stato riscontrato solo sul gruppo di persone che erano esperte in campo musicale e non su quelle che non avevano alcuna dimestichezza con la musica classica. Ciò mi sembra confermare appunto che perlomeno una parte dei benefici riscontrati nello studio in seguito all’ascolto della musica classica sia causata dal cambiamento del modo di respirare provocato da questa musica, cambiamento che probabilmente si verifica in modo più spiccato in chi ha studiato ed ama la musica classica, più che in chi non ha dimestichezza con questa musica e reagisce magari all’ascolto in modo annoiato ed impaziante, senza percepirne il ritmo e l’armonia.
Flauto ed apnea respiratoria nel sonno
Per concludere questa puntata dedicata a respiro e musica segnalo un articolo della European Respiratory Society del 15 aprile 2015, in cui si riferisce che in un nuovo studio si è accertato che il rischio di sviluppare problemi di apnea respiratoria ostruttiva notturna è inferiore alla media nei suonatori di strumenti a fiato. Il relativo studio, presentato alla Conferenza 2015 sul Respiro e Sonno , è stato condottto da ricercatori in India che hanno esaminato le funzioni polmonari in un gruppo di 64 suonatori di strumenti a fiato, paragonandole ad un gruppo di altre 65 persone che non suonavano alcuno strumento e, a seguito dell’esame di vari parametri, hanno accertato che il rischio in questione era notevolmente inferiore nei suonatori. I ricercatori ritengono che il motivo consista nell’incremento del tono muscolare delle alte vie respiratorie , risultato superiore nei suonatori; hanno quindi concluso che il suonare strumenti a fiato potrebbe essere una misura preventiva non costosa e priva di rischi per le persone propense a sviluppare questa problematica.
Non posso che osservare, di nuovo, che nello studio non sono stati analizzati i cambiamenti nel modo di respirare che si verificano nei suonatori di strumenti a fiato. Forse anche qui si sarebbe altrimenti riscontrato che, per far durare il fiato più a lungo, questi suonatori respiravano “meglio”, e forse allora l’ottimizzaizone del respiro sarebbe un modo ancora meno costoso e privo di rischi per non sviluppare problemi di apnea nel sonno?
Intervento su Buteyko e terapia chelante al Festival Vegano
Sono stata a invitata ad intervenire, il 13 e 14 giugno a Roma, al Festival Vegano (un evento informativo, dedicato in generale, all’alimentazione consapevole e alle cure naturali ) dove terrò due relazioni , una sulla terapia chelante e l’altra sulla respirazione Buteyko. Per maggiori dettagli ved. www.lisoladiveg.it
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MARZO 2015
Nuova edizione del mio libro “Attacco all’Asma… e non solo”
Come avevo preannunciato nel °Notiziario di febbraio, è ora uscita la nuova, 3° edizione del mio libro “Attacco all’Asma… e non solo” (pubblicata dalla Macroedizioni www.macrolibrarsi.it/libri/__attacco-all-asma-e-non-solo-libro.php ). Si tratta di una edizione notevolmente ampliata (circa un centinaio di pagine in più) in cui sono esposte varie novità sul metodo Buteyko che vi sono state dalla data della precedente edizione del 2010 (nuovi studi in vari paesi ed osservazioni che ne hanno confermato l’efficacia) ed approfondimenti in particolare su problemi anche diversi dall’asma e sulla tematica generale sull’ossigenazione dell’organismo e sul ruolo svolto a tale riguardo dalla CO2.
Produzione di NO (ossido nitrico) ed esalazione dal naso; studi che provano l’effetto benefico anche per la sinusite
Quando insisto sul fatto che bisogna cercare non solo di inspirare ma anche di espirare dal naso e non dalla bocca mi sento a volte obiettare che “è più naturale espirare dalla bocca” e qualcuno ha recentemente detto di aver letto da qualche parte che l’espirazione dalla bocca produrrebbe una maggior quantità di NO (ossido nitrico, ben conosciuto per le sue proprietà anti-aggreganti, anti-infiammatorie ed anti-ipertensive, importanti nella prevenzione dell’aterosclerosi e per altre funzioni essenziali). Poiché questa teoria mi è subito apparsa come priva di ogni fondamento fisiologico ho effettuto una nuova approfondita ricerca sull’argomento ma non ho trovato proprio nulla a sostegno di questa tesi molto strana. Ho trovato invece ancora ulteriori studi che provano il beneficio dell’espirazione dal naso, anche in relazione alla produzione di NO. Uno di questi è stato condotto da un italiano (Mauro Maniscalco) presso il celebre Istituto Karolinska, di Stoccolma (ved.Biomark Med. 2013 Apr;7(2):261-6. doi: 10.2217/bmm.13.11 e OPENARCHIVE Nella illustrazione di questo studio si legge che si stanno accumulando delle prove relative al fatto che se si canticchia “mmmm” con la bocca chiusa, espirando quindi necessariamente solo dal naso, aumentano rapidamente I livelli di NO, grazie a rapidi scambi gassosi nei seni paranasali.
Nel rapporto è citato il fatto che in questo modo i livelli di NO aumentano di 15-20 volte rispetto a quanto si verifica in una esalazione “normale” e si cita il fatto che potrebbe trattarsi di uno strumento di grande efficacia per trattare le sinusiti, osservando che si è visto che canticchiando mmm con le labbra chiuse “60-120 volte al giorno sono stati eliminati in 4 giorni sintomi di sinusiti croniche” che duravano da anni.
Mi sembra che si tratti di un suggerimento prezioso, che non richiede tempo (si può fare tranquillamente mentre si è al computer o si sta camminando) , che può portare a risultati efficaci per un problema (la sinusite) che, per varie cause, vedo sempre più frequentemente; inoltre questo esercizio aiuta altresì a non iperventilare e quindi può essere utile anche per problemi diversi dalla sinusite e, portando ad un aumento di NO, può rendere più facile conseguire anche gl altri vari effetti benefici attribuiti all’NO.
Studi sugli effetti di livelli bassi, normali o elevati di anidride carbonica (e quindi sugli effetti prodotti dal modo in cui si respira) in relazione ai problemi degli occhi.
Anche se la mia specializzazione medica non è quella dell’oftalmologia, il fatto di aver dedicato oltre 10 anni di lavoro al trattamento di problemi della vista con il metodo di agopuntura, di particolare efficacia proprio per questi problemi (ved. www.agopunturaocchi.it ) che ho imparato in Danimarca dal celebre agopuntore danese John Boel (dal quale ogni anno affluiscono migliaia di pazienti da tutto il mondo) mi porta a seguire con particolare attenzione gli studi medici oftalmologici. In vari passati numeri del Notiziario (ed anche nella nuova edizione del mio libro) ho parlato di questi problemi, citando gli studi effettuati in America dal Dr. Sponsel, il quale attribuisce l’effetto benefico degli inibitori dell’anidrasi carbonica (medicinali impiegati contro il glaucoma) al fatto che essi “inducono con un trucco” (trick) a “trattenere” l’anidride carbonica. Già in un Notiziario di diversi anni fa scrivevo a questo proposito che invece di indurre con medicinali (pure in molti casi necessari) a trattenere più anidride carbonica sarebbe più razionale respirare “bene” per ottenere appunto il risultato di trattenere la quantità fisiologica di anidride carbonica nell’organismo.
Torno ora sull’argomento per far presente che vi è una lunga serie di studi, anche di antica data, che dimostrano appunto gli effetti benefici per la vista prodotti da buone quantità di CO2. Questi studi purtroppo non sono stati portati avanti (non vi sono infatti case produttrici di farmaci interessate a finanziare studi). Cito tuttavia uno studio meno “antico” come il seguente, Exp Eye Res. 2008 Jun;86(6):908-13. doi: 10.1016/j.exer.2008.03.005. Epub 2008 Mar 12.
Retinal and choroidal vasoreactivity to altered PaCO2 in rat measured with a modified microsphere technique.Wang L1, Grant C, Fortune B, Cioffi GA. In questo studio su topi si è visto, con una tecnica di misurazione perfezionata, il miglioramento della circolazione in retina e coroide provocato dall’eliminazione della carenza di CO2.
Cito inoltre questo recentissimo studio del gennaio di quest’anno, effettuato su persone che non avevano problemi di vista . In questo studio: (Cutan Ocul Toxicol. 2015 Jan 19:1-5. The effect of rebreathing and hyperventilation on retinal and choroidal vessels measured by spectral domain optical coherence tomography.Ozcimen M1, Sakarya Y, Goktas S, Sakarya R, Alpfidan I, Yener HI, Demir LS.) si è constatato come la circonferenza dei vasi sanguigni in retina e coroide si restringeva in una situazione di “carenza di CO2 provocata da iperventilazione”, e viceversa come questa circonferenza aumentasse con il ristabilimento di buoni livelli di CO2.
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FEBBRAIO 2015
Uscita della terza edizione del mio libro “Attacco all’Asma… e non solo”
Inizio con la notizia che nel mese di marzo sarà reperibile la nuova edizione del mio libro, notevolmente ampliata ed aggiornata rispetto alle precentei edizioni degli ultimi 7 anni. Oltre ai risultati di nuovi studi e sperimentazioni vengono indicate delle modalità di effettuazione degli esercizi perfezionate in base alla mia continua esperienza; ci si sofferma inoltre sempre di più sui possibili risultati anche per problemi diversi dall’asma e sulla modalità terapeutica della carbossiterapia.
Una testimonianza. Come i lettori avranno notato, raramente riporto delle testimonianze, anche perché gli interessati, comprensibilmente, in genere non vogliono che sia pubblicato il loro nome e, quando si pubblicano solo delle iniziale, sorge ovviamente il sospetto nei lettori che le testimonianze siano “inventate”. Sono quindi ora molto grata alla giovane che mi ha inviato una testimonianza commovente, con l’autorizzazione a divulgarla. Si tratta della figlia dell’istruttrice Buteyko Giovanna Bonfili, che tra l’altro ha scritto la bella favola (“Tartafuga”, utile durante gli esercizi Buteyko per bambini), riportata nella nuova edizione del mio libro. Ecco la testimonianza:
“L’asma è una delle malattie che viene considerata incurabile dalla medicina ufficiale. Io non dimenticherò mai il momento in cui la mia prima dottoressa mi disse che non sarei mai guarita dall’asma bronchiale, che avrei dovuto prendere medicine ogni giorno per il resto della mia vita, che al massimo ci sarebbe potuto essere un lieve miglioramento proprio grazie a queste medicine. Come non dimenticherò mai l’effetto che quelle parole hanno avuto sulla mia vita da quel momento in poi.
A distanza di 6 anni dall’inizio della malattia e dopo un numero incalcolabile di antinfiammatori, cortisonici e antibiotici, posso dire con certezza che gli unici miglioramenti che ho avuto sono quelli raggiunti tramite terapie alternative, in particolare il Metodo Buteyko, insegnatomi dalla dott.ssa Fiamma Ferraro.
A distanza di 6 anni ripenso a quando all’inizio, anche con la bronchite, riuscivo a correre, fare le scale e affrontare tutte le piccole sfide che la giornata mi metteva davanti. Dopo soli 2 anni, fare una rampa di scale era diventata una sfida persa in partenza, perché dovevo fermarmi già dopo i primi 3 scalini. E allora ecco a cosa mi avevano portato anni di medicine, non un lieve miglioramento ma un disastroso peggioramento nonché una grande dipendenza.
Non era solo fisicamente pesante ma uno smacco al mio orgoglio. Ero riuscita ad andare via dall’Italia e stabilirmi in un paese in cui ero stata solo una volta prima, senza una casa, senza parlare la lingua, senza conoscere nessuno, con solo un contratto di lavoro in mano e tanto entusiasmo, ma non riuscivo a fare le scale senza dovermi fermare o fare la doccia senza ansimare.
Ora sto molto meglio rispetto agli anni passati. Ho riconquistato sia la doccia che le rampe di scale. Sto meglio non perché da un giorno all’altro ho deciso di smettere di prendere le medicine che mi erano state prescritte e cambiare tutto di punto in bianco ma perché ho iniziato a guardarmi intorno, ho iniziato a dubitare di ciò che mi veniva detto, ho iniziato a darmi una possibilità.
Sto meglio grazie alla mia famiglia che mi ama ed in particolare grazie a mia madre che mi è sempre stata accanto, anche nei momenti peggiori e in quelli in cui non l’ho trattata come la madre meravigliosa che è.Sto meglio perché ho conosciuto altre persone meravigliose, spesso perfetti sconosciuti, i quali hanno condiviso con me la loro storia e mi hanno aiutato in modo disinteressato in momenti di bisogno, sapendo che molto probabilmente non mi avrebbero mai più incontrata.
Io non ho ancora superato la malattia ma sto meglio e ho conosciuto persone che l’hanno fatto e non solo asmatiche, anche persone che erano afflitte da malattie terminali, persone a cui avevano dato pochi mesi di vita e che, a distanza di anni, stanno bene e dedicano la loro vita agli altri. Come qualcuno ha detto “Non avremo mai un medico migliore di noi stessi”. Queste persone hanno deciso di prendere la loro vita in mano e hanno scelto vie diverse da quelle proposte dalla medicina ufficiale.
Solitamente non condivido aspetti della mia vita privata con persone sconosciute ma la storia di Kevin, ragazzo 21enne morto di un improvviso attacco d’asma, mi ha toccato il cuore… era così giovane… e non posso evitare di pensare che, al posto suo, avrei potuto esserci io.
Questo NON è un invito a smettere di assumere i medicinali che vi sono stati prescritti come NON è un invito a smettere di andare dal vostro medico condotto o specialista, specialmente nei momenti di necessità.
Questo è un invito, dal più profondo del mio cuore, a cominciare a farvi delle domande, a dire a voi stessi “forse è possibile che…”, a dare a voi stessi una possibilità.
La malattia è un viaggio e, come tutti i viaggi, ha un inizio e una fine.Riposa in pace Kevin. Con affetto, Karin Antinea
Questa bellissima testimonianza ed il caso commovente del giovane Kevin che, prima ancora di conoscere le possibilità offerte dal metodo Buteyko, è morto per un improvviso attacco d’asma, mi induce a commentare due aspetti fondamentali di quella che è la gestione di un’asma cronica correlata al riaddestramento respiratorio in base alle scoperte del Dr. Buteyko. Collego queste osservazioni a due domande che mi vengono poste molto spesso :
1) E’ possibile guarire dall’asma? E’ fondamentale prestare attenzione all’utilizzo delle parole. Tanti soggetti asmatici sono spesso e volentieri molto giù di tono una volta che è stata espressa la diagnosi, che molti interpretano come una sentenza a vita. Non si tratta però di una sentenza a vita, ma di una predisposizione. Ciò significa che il soggetto avrà sempre questa predisposizione, ma non significa assolutamente che non sia possibile una perfetta gestione con una concomitante riduzione/eliminazione dei farmaci e sparizione dei sintomi come ci ha testimoniato anche la protagonista della testimonianza.
2) Cosa fare in caso di attacco? I lettori del notiziario si saranno resi conto che sto facendo riferimento ai casi più gravi di asma. L’obbiettivo del riaddestramento Buteyko è di far sì che vi sia una percettibile e netta riduzione nella sintomatologia in generale e nella gravità di eventuali attacchi. Consiglio, in caso di attacco, di tentare l’esercizio consigliato, in base ad una valutazione individuale, da un esperto istruttore entro i primi 2 minuti dell’attacco, o meglio immediatamente, alle prime avvisaglie. Il Dr. Buteyko affermava che si può tentare di far passare l’attacco con gli esercizi per 10 minuti e, se non si ottiene un buon risultato, di ricorrere al broncodilatatore ad azione rapida. Mi sembra tuttavia rischioso aspettare 10 minuti e consiglio, se con gli esercizi non si ottiene un risultato entro i primi 2 minuti, di ricorrere al broncodilatatore. Non bisogna tuttavia scoraggiarsi se ogni tanto bisogna ricorrere ai farmaci; con un programma di esercizi fatti su misura è comunque documentabile una netta riduzione degli attacchi e della necessità dell’utilizzo dei farmaci.
Parlando dei farmaci: come dico sempre , in casi acuti, i farmaci salvano vite, che piaccia o no. I problemi si verificano nel momento in cui se ne deve fare un utilizzo cronico. Nei casi acuti, come si può vedere anceh dalla testimonianza riportata, ci sono ancora decessi; pertanto consiglio di pensare più alla riduzione degli attachi a lungo andare e di non preoccuparsi se a volte, per singoli attacchi, bisogna ricorrere al farmaco.
3)Respirare in una busta di carta (procedura che può essere utile per attacchi di ansia-panico) serve anche in caso di attacchi d’ asma? E’ assolutamente sconsigliato in quanto potrebbe essere pericoloso. Entra in gioco la soglia di tolleranza del centro respiratorio all’anidride carbonica, che in un asmatico è bassa e sregolata. Minore è il livello di anidride carbonica presente nell’organismo minore sarà la soglia di tolleranza verso la stessa anidride carbonica, il che si riflette in una Pausa Controllo molto breve. Respirare dentro una busta di carta in caso di attacco d’asma equivale al guidare con gli occhi chiusi: è impossibile valutare quanta anidride carbonica si stia reiinspirando dal sacchetto, per cui sono tre le possibilità: 1) Per pura fortuna si inspira proprio quella quantità di cui si ha bisogno e che il centro respiratorio è ancora in grado di tollerare; in questo caso vi sarà una broncodilatazione e l’attacco migliora. 2) Si reinspira troppo poca anidride carbonica rispetto alle esigenze ; in questo caso non succede niente e si è solo perso del tempo prezioso, e in questo tempo la sintomatologia sarà peggiorata. Sarebbe stato meglio effettuare gli esercizi per la durata di tempo consigliata dall’istruttore ,e se necessario, ricorrere al broncodilatatore. 3)Si reinspira troppa anidride carbonica rispetto alla soglia di tolleranza del centro respiratorio, ipotesi molto rischiosa, e l’attacco peggiora. In soggetti con un’asma grave, ci si può rendere conto di come quest’ipotesi sia pericolosa.
Respirare dal naso
Vista la stagione non del tutto ottimale particolarmente per chi è affetto dall’asma, colgo l’occasione per ricordare più che mai di cercare di respirare sempre dal naso, non solo per limitare l’accesso a patogeni, ma anche per il fatto che l’ aria fredda che entra nei polmoni senza essere stata un pochino riscaldata ed umidificata durante il passaggio dal naso può causare broncospasmi in soggetti predisposti. E’ poco rassicurante notare che purtroppo le indicazioni che si sentono in tante palestre di “inspirare con il naso ed espirare dalla bocca” non prendono minimamente in considerazione una lunga serie di studi, come quello qui citato; 1978 Jul;118(1):65-73.The beneficial effect of nasal breathing on exercise-induced bronchoconstriction.Shturman-Ellstein RZeballos RJBuckley JMSouhrada JF Si tratta di uno studio condotto quasi 40 anni fa.(Nel frattempo ce ne sono stati anceh molti altri) In questo studio, viene documentato come soggetti giovani affetti da asma cronica che avevano corso su un tapis roulant respirando con la bocca erano stati colpiti da broncospasmo. Nell’osservare che tutti stavano respirando con la bocca, è stato chiesto loro di respirare dal naso, e le avvisaglie dell’attacco sono svanite in tutti quanti.
Questo studio riconduce la nostra attenzione a un ulteriore dato importante, ovvero, il beneficio dell’esercizio aerobico effettuato respirando dal naso. L’esercizio fisico è , come dico sempre ,un’arma a doppio taglio: se viene effettuato correttamente apporta benefici notevoli per la salute. Se invece lo si effettua respirando dalla bocca, può diventare nocivo. Buteyko insisteva molto sull’importanza dell’esercizio fisico, e a tutt’oggi le linee guida più importanti della medicina convenzionale, come ad esempio quelle dell’ American Heart Association consigliano di effettuare 30-60 minuti di attività motoria tutti i giorni… peccato che non si faccia riferimento al modo di respirare durante l’attività.
Un dato interessante osservato nello studio sopracitato è che quando ai giovani volontari asmatici è stato chiesto di respirare “normalmente”, tutti hanno subito iniziato a respirare con la bocca. Se già 40 anni fa si erano riscontrate queste scorrette norme respiratorie, con il passare degli anni e l’aumento dello stress, c’è più bisogno che mai di Buteyko!
–Corso di terapia chelante
Nello scorso numero del Notiziario avevo preannunciato per il 16-17 maggio 2015 ( indirizzato a medici, operatori sanitari e naturopati) un corso di terapia chelante. Dati i problemi sorti per trovare disponibilità in albergo a Milano in quei giorni per via dell’EXPO, il corso si terrà a Carpi (20 km. da Modena) Gli interessati sono invitati a mettersi in contatto. .
GENNAIO 2015
Salve. Spero che abbiate tutti iniziato bene il 2015 ed anche nel primo Notiziario di quest’anno esprimo l’auspicio che, tra i “buoni propositi dell’Anno Nuovo” vi sia anche quello di imparare a “respirare bene”. Scusate se sono “noiosa e monotona” ma non mi stanco mai di ripetere che uno tra i primi fattori ai quali si deve guardare per restare/tornare in buona salute è il modo in cui si respira, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 !!!!
–I bambini piccoli che dormono nello stesso letto dei genitori corrono un maggior rischio di diventare asmatici.
Uno studio recente condotto presso l’Università Erasmo da Rotterdam in Olanda pubblicato sull’European Respiratory Journal ( Luijk M. Eur Respir J. 2014;doi:10.1183/09031936.00041714.), ha concluso (dopo un’indagine che ha coinvolto 6.160 madri ) che i bambini che avevano condiviso il letto dei genitori all’età di 24 mesi hanno maggiori probabilità di diventare asmatici all’età di 6 anni.
Studi come questo mettono ancora una volta in evidenza quanto sia difficile, quando si vede una correlazione tra due circostanze (ad es.l’asma e l’aver dormito da piccolo nel letto dei genitori ) capire se sussista veramente un rapporto causa-effetto tra le due circostanze e, in caso affermativo, quale sia la causa e quale l’effetto. Si potrebbe tuttavia ipotizzare che quando un bambino non dorme bene di notte (e quindi è possibile che abbia qualche disturbo gastrico, respiratorio, o che sia particolarmente ansioso ed agitato), i genitori, per farlo stare più tranquillo, tendono a farlo dormire con loro. Se invece il bambino è tranquillo e dorme bene tutta lo notte, i genitori ovviamente preferiscono lasciarlo dormire nel suo letto. Saremmo quindi in presenza di una correlazione in senso inverso: non è il fatto di aver dormito con i genitori che porta –per motivi non accertati- ad un maggior pericolo di sviluppare l’asma; è semmai il fatto di aver sofferto già in tenera età di una difficoltà di sonno, dovuta magari a qualche piccolo disturbo (che si evolve in seguito in un’asma vera e propria) ad indurre i genitori a far andare nel loro letto il bambino, per tranquillizzarlo e farlo dormire meglio. I lettori che conoscono bene l’importanza del modo di respirare saranno peraltro ora giunti alla mia stessa conclusione: e cioè che i bambini diventati asmsatici a 6 anni probabilmente già all’età di 2 anni iperventilavano (e cioè respiravano in eccesso rispetto alle esigenze momento) ed erano per questo motivo piuttosto nervosi ed irrequieti, il che induceva i genitori a farli dormire nel loro letto sperando così che si addormentassero più facilmente. Come i lettori ben sanno, e come ho messo in rilievo molte volte nel mio Notiziario, il nesso tra iperventilazione ed asma è ultraprovato da molti decenni, e sembra veramente strano che sia stato praticamente solo K. Buteyko a trarne, negli anni’60, le conseguenze pratiche per il trattamento dell’asma; ed è ancor più strano che ancora oggi non venga dedicata una sufficiente attenzione al modo di respirare in particolare dei bambini in crescita. Sembrerebbe anzi che, con l’emergere di nuovi farmaci, l’attenzione verso questo fattore stia diminuendo, poiché decenni fa era maggiore il numero degli studi scientifici sull’argomenti, Come ad es. quello sotto riportato, risalente al 1986 e pubblicato sul principale periodico medico americano (ved.sotto)
– Sindrome di iperventilazione ed asma
Mi limito, senza ulteriori, non necessari commenti, a trascrivere in italiano parti dell’Abstract di questo studio (Hyperventilation syndrome and asthma. Demeter SL, Cordasco EM. Am J Med. 1986 Dec;81(6):989-94. ”……..La sindrome dell’iperventilazione è un problema frequente e disabilitante…è noto che l’iperventilazione provoca una reazione asmatica. E’ stata effettuata una revisione retrospettiva di pazienti con sindrome di iperventilazione.. ..La presenza dell’asma è stata constatata nell’80 % dei pazienti visitati in quanto sofferenti di iperventilazione…”
Vi è poi una grande quantità di studi che mettono in evidenza il nesso tra ipocapnia (carenza di CO2 inevitabilmente provocata dall’iperventilazione) ed una lunga serie di altri problemi di salute.
Qui sotto ne cito solo uno, a titolo di esempio :
Stäubli M et. al, Hyperventilation-induced changes of blood cell counts depend on hypocapnia, Eur J Appl Physiol Occup Physiol 1994;69:402-7
Bassi livelli di CO2 portano ad un aumento dei livelli di adrenalina
Nello studio sopra menzionato si mette in evidenza come in un gruppo di persone sane che era stato indotto ad iperventilare per 20 minuti i bassi livelli di CO2 provocati dall’iperventilazione hanno causato sia un aumento pari al 360% (!) dell’adrenalina, sia un aumento dei trombociti ( i quali, se in eccesso nel momento sbagliato possono provocare dei pericolosi coaguli di sangue). Nel commento finale dello studio si scrive: “L’aumento dei livelli di adrenalina (causato da soli 20 minuti di iperventilazione) è impressionante ed è provato anche da altri studi.
Risulta pertanto ancora più fondata l’ipotesi che, nei bambini menzionati nel primo studio, fosse proprio una loro tendenza ad iperventilare a causare un aumento dei livelli di adrenalina (ormone dello stress e dell’agitazione), e quindi a far sì che questi bambini, per riuscire a dormire, avessero bisogno di essere presi in braccio e di restare nel letto dei genitori. Ed il fatto che questi bambini siano poi a 6 anni diventati asmatici in misura notevole potrebbe appunto essere stato causato dalla loro abituale iperventilazione
– La vitamina C può ridurre i sintomi respiratori connessi a broncocostrizione dopo l’attività fisica.
Ed ecco, per finire, una revisione di vari studi, effettuata presso l’Università di Helsinki, Finlandia. In questa revisione, pubblicata il 10 dicembre 2014 su Allergy, Asthma & Clinical Immunology, si osserva che la vitamina C è effettivamente di aiuto in persone che soffrono di broncocostrizione e problemi respiratori causati da attività fisica. E si conclude pertanto che “Data l’innocuità e basso costo della vitamina C appare ragionevole accertare se la vitamina C possa far bene, su base individuale, a persone che soffrono di broncocostrizione o problemi di respiro come la tosse o mal di gola dopo aver svolto un’intensa attività fisica.”
Indubbiamente la vitamina C può essere utile ma non posso anche qui fare a meno di osservare che un aumento dell’intensità del respiro, ovviamente normale, necessario e fisiologico quando si svolge un’intensa attività fisica, può a volte eccedere la misura necessaria e portare anche qui ad iperventilazione (e cioè ad un respiro ancora più intenso di quello che sarebbe utile e necessario per svolgere l’attività fisica in questione). Sarebbe pertanto utile, oltre all’assunzione della vitamina C, fare attenzione anche al modo in cui si respira mentre si svolge questa attività fisica.
– Corso di terapia chelante
In numerosi numeri del mio Notiziario mi sono soffermata sul nesso tra iperventilazione e presenza nel nostro organismo di una elevata quantità di metalli tossici ed altri veleni. Come già preannunciato, ricordo che il 16-17 maggio 2015 terrò a Milano un Corso di terapia chelante ( indirizzato a medici, operatori sanitari e naturopati) Gli interessati sono invitati a mettersi in contatto.