Medicina Anti-Invecchiamento (anti aging)
Nonostante l‘invecchiamento della popolazione italiana, non esiste ancora in Italia una specializzazione medica dedicata alla medicina anti-invecchiamento, anche se vi sono numerose associazioni che offrono dei corsi ed organizzano convegni sull’argomento.
Esiste, è vero, la specializzazione in geriatria, che però è ben altra cosa, perché il suo scopo consiste nel trattare le malattie tipiche della vecchiaia una volta che si siano manifestate, ma non nel prevenirne l‘insorgere, e nel cercare di conservare a lungo l‘energia fisica e mentale propria della gioventù; ed è appunto questo lo scopo della medicina anti-invecchiamento, ramo importante della medicina preventiva.
Numerosi medici direbbero che non esiste una specializzazione medica “antiaging“ appunto perché non sono stati finora scoperti e scientificamente provati in modo sicuro degli strumenti “antiaging”, in grado di prevenire i malanni della vecchiaia e tanto meno di conservare la giovinezza più a lungo di quanto non “tocchi in sorte“ in base al patrimonio genetico ed alle vicissitudini di ognuno.
Si tratterebbe tuttavia di affermazioni non del tutto fondate, poiché se è vero che in questo campo, data appunto la scarsità di informazioni e personale medico qualificato, fiorisce la ciarlataneria , è da un‘altra parte anche vero che vi sono ormai non poche tecniche diagnostiche e rimedi la cui efficacia sembra scientificamente assodata, nonostante la difficoltà di provare questi strumenti con i metodi classici di sperimentazione sull’uomo in doppio cieco (sarebbero necessari dei decenni, durante i quali sarebbe quasi impossibile escludere l’interferenza di altri fattori, per vedere se un rimedio sia veramente in grado di prolungare la vita. Si effettuano quindi in genere delle sperimentazioni su animali dalla vita breve).
Chi pertanto abbia già raggiunto i 60 anni e non possa aspettare 20 anni per aspettare l’esito delle sperimentazioni sull’uomo, potrebbe in realtà iniziare subito anche in assenza di riscontri positivi al 100% sull’uomo, ad assumere determinate sostanze per le quali, se non le prove, sussistano gli indizi di un effetto positivo, purché ovviamente sia sicura al 100% la mancanza di effetti negativi.
La medicina anti invecchiamento è in realtà uno dei campi prioritari ai quali dovrebbe essere indirizzata la ricerca medica poiché, anche da un punto di vista utilitaristico, l’individuazione di mezzi antiaging efficaci farebbe diminuire l‘enorme peso finanziario derivante dalle malattie degli anziani ed il progresso verso una società più umana trarrebbe un vantaggio enorme dalla presenza di un gran numero di persone anziane che all‘esperienza, profondità e saggezza derivanti dall‘aver vissuto a lungo e superato mille difficoltà (e la comprensione per il dolore altrui viene in gran parte dall‘esperienza del proprio dolore) uniscano una lucidità mentale ed un vigore non inferiori a quelli di una persona nel fiore degli anni.
Attualmente invece, il panorama dell‘anti-aging è in gran parte dominio del “fai da te“, e questo vale per il pubblico (che, frastornato e disorientato dai mille messaggi pubblicitari e notizie via internet, che promettono miracoli, non riesce a distinguere le strategie serie da quelle poco serie, inefficaci o pericolose) ma anche per i medici, che nello scarso tempo libero di cui dispongono trovano difficoltà ad aggiornarsi e formarsi seriamente in questo campo.
Sotto tale aspetto la situazione è un po‘ migliore in altri paesi europei; ed infatti quello che so in questo campo l‘ho appreso partecipando a vari congressi e seminari all‘estero (della European Society for Anti Aging Medicine- ESAAM a Londra e della German Society for Anti Aging Medicine).
Trovo inoltre importanti i rapporti della medicina anti-aging con quella nutrizionale e con la terapia chelante; ho pertanto approfondito questi settori conseguendo la specializzazione tedesca in medicina della nutrizione e il diploma dell’Accademia tedesca della terapia chelante.
Quanto alla nutrizione, basta pensare che il modo in cui si invecchia dipende in gran parte da come si mangia ed è difficile trovare un metodo in grado di contrastare il danno arrecato da decenni di nutrizione inadeguata, e che l’unica strategia anti-invecchiamento scientificamente provata al di là di ogni dubbio consiste appunto nella restrizione calorica.
Quanto alla terapia chelante, appare evidente il beneficio che può arrecare il liberare l’organismo dal peso dei metalli tossici accumulati per decenni (e il ruolo dell’alluminio in molti casi d’Alzheimer appare assodato). Un ruolo essenziale può inoltre essere svolto dai progressi nel campo dei polimorfismi genetici, che permettono di individuare delle strategie “tagliate su misura”, tramite un test genetico di semplice attuazione. (Ved. sull’argomento il mio intervento sulla nuova scienza della “nutrigenomica“).
Ancora più importante dell’alimentazione mi sembra poi la tematica relativa al modo di respirare, poiché un danno prodotto da una respirazione inadeguata continua 24 ore su 24 anche mentre si dorme, e lo stress e i fattori nocivi ai quali si deve far fronte nel mondo attuale non consentono di confidare, con un ottimismo questo caso eccessivo, sul fatto che il riflesso respiratorio automatico rimanga ciò nonostante ottimale, senza necessità di rieducazione.
Consiglio di vedere sull’argomento il sito dell’Associazione Buteyko-Italia, i danni prodotti da decenni di respirazione sfasata sono difficili da riparare in vecchiaia con altri rimedi, per quanto efficaci.
Mi sembra inoltre interessante l’antico detto, frutto dell’esperienza atavica sia indiana che cinese, in base alla quale “all’uomo, alla nascità, è assegnato un certo numero di respiri, e più in fretta li effettua, più breve è la durata della vita”.
Sembra un’affermazione fatalistica ma in realtà è un argomento che merita maggiore attenzione da parte medica anche perché si é in effetti accertato che, senza eccezioni, la durata media della vita degli animali è inversamente proporzionale al numero di respiri al minuto: la tartaruga, che respira 2-3 volte al minuto, vive molto a lungo ed un cagnolino, che respira rapidamente, vive una decina d’anni. La tematica del respiro è esaminata a fondo nel mio libro “Attacco all’Asma.. e non solo”