Buongiorno a tutti. Inizio con una notizia proveniente dagli Stati Uniti dove, a seguito di un articolo apparso sul celebre, prestigioso New York Times del 2 novembre scorso, la popolarità del metodo Buteyko è letteralmente “esplosa”; (tra l’altro anche in Italia, l’articolo apparso sull’edizione del 24 settembre di “Donna Moderna” ha causato un grosso aumento di richieste di informazioni).
L’articolo apparso sul New York Times (http://www.nytimes.com/2009/11/03/health/03brod.html) ha fatto particolare sensazione anche perché l’editorialista per la salute di questo giornale, Janet Brody, seguace della medicina ufficiale/convenzionale, è nota per il suo atteggiamento contrario alle cure naturali/alternative.Il fatto che in questo articolo propugni un metodo naturale come la respirazione Buteyko ha quindi fatto sensazione e convinto anche persone scettiche verso questo tipo di approcci naturali.
Nell’articolo, intitolato ”Una tecnica respiratoria offre aiuto agli asmatici”, Janet Brody inizia scrivendo : “in genere non raccomando terapie alternative per problemi medici seri”, ma passa poi a spiegare come mai in questo caso ritenga di dover fare un’eccezione, raccontando quello che ha visto accadere in un suo amico, sofferente d’asma da 48 anni: David Wiege, costruttore di violini e violoncelli, era costretto da molti anni a prendere broncodilatatori e cortisone ma recentemente aveva iniziato a soffrire anche di gravi problemi di vista e l’oftalmologo gli aveva detto che, se non voleva andare incontro ad una perdita completa della vista, doveva smettere di prendere cortisonici. Wiege aveva seguito questo consiglio ma si era trovato, per via dell’asma , in difficoltà tali che, pur sapendo di rischiare di andare incontro ad una perdita completa della vista, aveva ripreso il cortisone per poter respirare e sopravvivere. A questo punto aveva però sentito parlare del metodo Buteyko contro l’asma ed aveva iniziato l’addestramento; i risultati, dopo quasi un cinquentennio d’asma, sono stati tali da convincere anche la scettica giornalista Jane Brody della bontà del metodo Buteyko!
Questo suo articolo ha inoltre, a quanto si è visto, sollevato un vivissimo interesse perché si è trovato tra quelli per i quali i lettori hanno scritto al giornale in numero maggiore, per avere ulteriori chiarimenti ed informazioni.
-Un’altra buona notizia proveniente dal mondo di lingua inglese: nell’isola britannica di Guernsey, un gruppo di assistenti domiciliari che si prodigano a favore di ammalati ed anziani, ha ottenuto un premio di studio, al quale è stata data notevole rilevanza dai media, per approfondire lo studio di varie tecniche mediche utili a questo gruppo di persone, tra cui, appunto, anche il metodo Buteyko, ritenuto a quanto pare molto utile.
-Di fronte a queste notizie, lascia invece perplessi un articolo di altro tipo recentemente apparso sulla stampa americana, con il titolo trionfalistico di “La FDA (organo statunitense di controllo di alimenti e trattamenti medici) approva il primo trattamento non-farmacologico dell’asma”. Dopo le notizie sopra riportate verrebbe spontaneo pensare che la FDA si sia finalmente accorta dei benefici che può apportare il metodo non farmacologico Buteyko, che si è rivelato efficace anche in alcune sperimentazioni cliniche in doppio cieco, e che anche nel peggiore dei casi, se bene insegnato, non può far male, e che quindi, vista la mancanza di rischi e la non costosità, lo raccomandi ed approvi. Ed invece, anche questa volta niente da fare! Sapete qual è il “primo trattamento non farmacologico contro l’asma” raccomandato dalla FDA? Ebbene, ne avevo parlato nel Notiziario del gennaio 2008, scrivendo: ”Si è svolto lo scorso dicembre a Firenze il 39° Congresso dei medici pneumologi, in cui si è messo in evidenza come le malattie respiratorie rappresentino ormai una vera emergenza sociale e come l’asma sia in realtà tra queste malattie la più preoccupante, e in costante crescita: ormai 9 milioni di italiani ne soffrono. Tra le nuove “cure leggere” per l’asma si è parlato di una nuova procedura, in fase sperimentale, detta “bronchial thermoplasthy”, che viene eseguita introducendo nelle vie aere degli asmatici, allo scopo di allargarle permanentemente, un broncoscopio, con il quale viene posizionata una sacca espandibile con 4 elettrodi che liberano energia termica che riduce la massa della muscolatura liscia bronchiale, sostituita nel tempo da tessuto cicatriziale… Non mi sembra proprio una “terapia leggera”….! Perché non provare prima con il metodo Buteyko, che in sperimentazioni cliniche in doppio cieco ha dimostrato di poter ridurre dell’80% l’uso di broncodilatatori?”
Questa “cura leggera” che porta ad una distruzione di parte del tessuto bronchiale, è ora raccomandata anche dalla FDA, che la definisce come “la prima cura non farmacologica dell’asma”, ignorando un’altra cura non farmacologica e – questa si-”leggera”, come il metodo Buteyko la cui efficacia per l’asma è stata clinicamente provata . Ogni ulteriore commento è superfluo!
-E per concludere, vi segnalo questo studio che in realtà risale a qualche anno fa ma che mi è ora capitato sotto gli occhi:
“Aufderheide TP, Lurie KG, Death by hyperventilation: a common and life-threatening problem during cardiopulmonary resuscitation, Critical Care Medicine 2004 Sep; 32(9 Suppl): S345-351.
Department of Emergency Medicine, Medical College of Wisconsin , Milwaukee , Wisconsin , USA .”
Nell’articolo, dal titolo “Morte per iperventilazione: un problema comune, che mette a repentaglio la sopravvivenza, durante la rianimazione cardio-polmonare”, si conclude con la raccomandazione ad addestrare meglio il personale che presta assistenza d’ emergenza fuori dall’ospedale, perché un “eccesso di ventilazione” effettuato sui pazienti durante la rianimazione porta ad un significativo aumento delle probabilità di decesso.
Anche qui devo ribadire ciò che ho varie volte osservato: nella medicina d’emergenza è ben noto il pericolo della mancanza di di CO2 e dell’iperventilazione (che porta a mancanza di CO2); cosa si aspetta ad applicare questa conoscenza anche alla medicina ordinaria (non d’emergenza) e, ancora meglio, alla medicina preventiva?
-Sono appena tornata dalla Germania, dove ho partecipato alla “Medizinische Woche” (la “Settimana Medica”) definita come “il più grande congresso mondiale di medicina alternativa”.
Avrei vari commenti da fare su questo congresso, ma ve ne parlerò nel prossimo notiziario di dicembre. A risentirci!
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