Emicrania: alcuni efficaci approcci non farmaceutici
Anziché intervenire per prevenire o eliminare il dolore dell’emicrania, perché non cercare di identificare la causa dell’emicrania, magari diversa nelle varie persone?
In alcuni casi potrebbero essere coinvolti problemi posturali o di masticazione, o carenze di determinate sostanze.
Si valuta che in una ogni quattro famiglie in Europa e nel Nordamerica vi sia una persona che soffre di emicrania.
La causa primaria non è conosciuta e probabilmente è diversa da persona a persona.
L’emicrania è considerata una malattia ereditaria.
Se entrambi i genitori soffrono di emicrania, vi è una probabilità del 75% che anche i figli ne soffriranno.
L’emicrania non è considerata come definitamene curabile, ma come trattabile e controllabile.
Spesso peraltro i medicinali usati danno luogo ad effetti collaterali considerevoli.
Non mi soffermo sui trattamenti usuali (vi sono centri di trattamento e ricerca molto avanzati per questo problema, in Italia, tra i quali quello del policlinico universitario di Perugia, di Bari, ed il Centro per le cefalee del Policlinico Gemelli, a Roma) e accenno solamente ad alcuni trattamenti che potrebbe valere la pena di provare, magari in aggiunta a quelli classici.
Durante l’attacco di emicrania, i vasi sanguigni nella testa passano da uno stato di costrizione estrema ad una dilatazione veloce.
L’interazione fra la chimica del cervello e la dilatazione dei vasi sanguigni non è chiara, ma gli scienziati ritengono che gli attacchi di emicrania siano causati da alterazioni specifiche nel sistema nervoso del trigemino, che conduce i segnali nervosi dalla testa e dal viso al cervello.
Durante un attacco di emicrania il trigemino rilascia dei neuropeptidi, che causano l’infiammazione e la dilatazione dei vasi sanguigni.
La serotonina regola i segnali del dolore tramite il trigemino, e sembra che il cambiamento nei livelli di serotonina (un neurotrasmettitore) possa causare l’attacco di emicrania.
All’inizio di un attacco contribuiscono varie combinazioni di “stimoli” scatenanti, quali determinati alimenti, gli additivi alimentari, i farmaci, lo stress, le luci lampeggianti ed i suoni forti, cambiamenti nel tempo, nell’umidità e nell’altitudini e sbalzi e squilibri ormonali.
I prodotti alimentari più frequentemente ritenuti responsabili includono il cioccolato, le carni conservate con nitrati (prosciutto, ecc.), la pizza, il formaggio stagionato, l’alcool, (particolarmente il vino rosso e la birra) la caffeina, dadi per brodo, alimenti fermentati, marinati ed alimenti preparati con glutammato monosodico (MSG).
Sarebbe consigliabile tenere una sorte di “diario”per cercare di capire quali siano i fattori scatenanti.
Alcuni Approcci “Alternativi”
1) Quando sembra esservi un nesso tra l’alimentazione e gli attacchi d’emicrania potrebbe essere utile effettuare un’analisi dettagliata delle intolleranze alimentari per identificare meglio gli alimenti responsabili.
2) E’ consigliabile rivolgersi ad un bravo posturologo per poter escludere o confermare la responsabilità di fattori relativi alla postura e, in particolare se si è notato che gli attacchi sono iniziati o si sono aggravati dopo una brutta caduta o dopo un colpo della frusta, conviene far fare un controllo da un bravo osteopata.
3) Vale la pena di menzionare che nel 2001 la FDA in America ha approvato un piccolo dispositivo per la soppressione di tensioni neuromuscolari, che viene posto da un dentista dietro i denti frontali e che si porta mentre si dorme. Questo dispositivo impedisce il digrignare dei denti durante il sonno che, a quanto si sospetta, svolge un ruolo in numerosi casi di emicrania. In un trial clinico di otto settimane , per l ‘ 82% dei pazienti si è ottenuta una riduzione drammatica della sensibilità al suono ed alla luce, della nausea e dell’esigenza di farmaci. (www.headache-migraine.com).
Un altro device del genere è stato elaborato da un dentista; visto che il dolore dell’emicrania si presenta spesso solo da un lato, gli è sembrato logico cercare di correggere i possibili difetti e squilibri dovuti ad una masticazione unilaterale.
Partendo dalla constatazione che la mascella e le deviazioni nelle posizioni mascellari svolgono un ruolo importante nelle tensioni muscolari lungo tutta la spina dorsale, la nuca e le spalle, il dentista Pfennig ha osservato che, a seguito della masticazione unilaterale si sviluppa una muscolatura per la masticazione di forza diversa sui due lati.
Questo squilibrio provoca ripercussioni su tutta la zona muscolare della testa, nuca, e schiena, il che può provocare nevralgie, tinnito e, appunto, emicrania.
Ha pertanto disegnato un apparecchio che, tramite un addestramento della muscolatura addetta alla masticazione, mette riparo a questa situazione di squilibrio, stimolando la muscolatura del lato sottosviluppato. Una serie di esercizi consiste in 15 movimenti di masticazione sull’apparecchio con il viso rivolto in avanti, 15 con la testa girata verso sinistra e 15 verso destra.
Infine il Dott. Mark Friedman, un dentista di New York, crede che le emicranie siano causate da un’ infiammazione sopra i due ultimi molari superiori, che causano un rigonfiamento ed una pressione sul nervo della mascella, che scatena l’attacco.
Ha pertanto disegnato un device che pompa acqua fredda attraverso dei tubi di plastica, raffreddando una punta di metallo che è disposta sulla zona infiammata.
L’applicazione del metallo freddo riduce l’infiammazione e sembra contribuire ad impedire le emicranie.
Il dentista consiglia inoltre un gel antinfiammatorio che i pazienti possono usare a casa per impedire l’infiammazione e l’attacco di emicrania o per contribuire a fermarlo.
I suoi risultati sono stati pubblicati nella rivista Heart Disease, con la conclusione che sono necessarie sperimentazioni più estese prima che si possa raccomandare in via generale questo trattamento.
Vale però indubbiamente la pena di far controllare da un bravo dentista lo stato dei denti e gengive, la presenza di eventuali paradontosi, ed eliminare nervi devitalizzati che, anche quando non sono la causa primaria dell’emicrania, sono comunque una fonte di irritazione per l’organismo.
4) Piante efficaci:
La radice del farfaraccio ( Petasites hybridus) agisce, grazie al suo effetto antispasmodico, sui vasi sanguigni. In una prova in doppio cieco in Germania (Grossman ed altri. 2001) si è constatato che può far diminuire la frequenza, la durata ed il dolore degli attacchi di emicrania fino al 60% con un grado superiore di tolleranza e di sicurezza rispetto alla maggior parte delle droghe farmaceutiche
5) Un’altra pianta che può valere la pena di provare è l’ estratto di Tanacetum Parthenium usato ampiamente nel Regno Unito ed in Germania. Funziona inibendo l’aggregazione delle piastrine del sangue e la secrezione di serotonina. Studi in doppio cieco condotti in Israele hanno indicato che il Tanacetum ha causato una riduzione significativa dell’intensità del dolore rispetto a placebo. I sintomi, quali il vomito, la nausea e la sensibilità al rumore ed alla luce inoltre sono stati ridotti drasticamente (Palevitch et al. 1997). Altri studi in doppio cieco hanno indicato che “il trattamento con Tanacetum è stato associato con una riduzione del numero e della severità media degli attacchi” senza effetti secondari seri (Murphy et. Al. 1988).
6) Supplementazione con varie sostanze:
Il magnesio
Il ruolo del magnesio nella patogenesi dell’emicrania è stato studiato estesamente. Il meccanismo d’ azione è stato presentato in un abstract riportato su Medline: “La concentrazione di magnesio ha un effetto sui ricevitori e neurotrasmettitori che interessano l’emicrania. Le analisi indicano che fino al 50% dei sofferenti d’emicrania ha bassi livelli di magnesio ….. L’infusione di magnesio provoca un sollievo rapido e duraturo degli attacchi d’emicrania acuta in tali pazienti.„
Lo studio ha anche constatato tramite sperimentazione in doppio che la supplementazione orale con magnesio può ridurre la frequenza degli attacchi di emicrania. Il rapporto ha concluso, “a causa di un profilo eccellente di sicurezza e di basso costo e malgrado la mancanza di studi definitivi, riteniamo che una supplementazione orale del magnesio possa essere suggerita alla maggioranza dei sofferenti di emicrania” (Mauskop ed altri. 1998).
Il magnesio è usato ampiamente nel Canada come regime preventivo.
All’ospedale Henry Ford, la ricerca sulla patogenesi dell’emicrania ha trovato che “il magnesio può proteggere dall’emicrania tramite una varietà di meccanismi. „ (Welch 1997).
Nei casi di emicrania giovanile con bassi livelli di magnesio, è stato trovato che un trattamento di 20 giorni con magnesio ha sembrato normalizzare il 90% dei pazienti. I dati suggeriscono che la mancanza di magnesio nel cervello può essere collegata con l’emicrania (Aloisi ed altri. 1997).
L’acido folico (folato), a quanto accertato da scienziati dell’Università di Wellington, in Nuova Zelanda, che hanno avviato ulteriori sperimentazioni più dettagliate in proposito, sarebbe efficace per prevenire gli attacchi d’emicrania.
La vitamina B2 (riboflavina) è usata come trattamento profilattico per l’emicrania.
Negli studi intrapresi all’università di Liegi (Belgio), reparto di neurologia, è stato postulato che poiché i cervelli dei sofferenti di emicrania sono caratterizzati da fosforilazione mitocondriale ridotta, la riboflavina potrebbe essere usata con un effetto profilattico, dato il suo potenziale nell’aumentare aumentare il rendimento energetico mitocondriale.
Un gruppo di 49 pazienti è stato studiato: hanno ricevuto 400 mg. di riboflavina come singola dose orale per almeno 3 mesi. Il miglioramento globale medio è stato del 68.2%. Si è concluso che la riboflavina ad alta dose potrebbe essere un trattamento profilattico efficace e a basso costo per l’emicrania, privo dii effetti secondari . (Schoenen ed altri. 1994).
CoQ10. Secondo i ricercatori, l’inizio dell’emicrania può essere causato da una disfunzione nei mitocondri.
Il CoQ10, un elemento essenziale nella catena di trasporto mitocondriale degli elettroni, potrebbe essere un agente efficace nell’impedire l’emicrania.
In una prova clinica condotta presso la fondazione della Cleveland Clinic, in 31 pazienti si è constatata una riduzione significativa del numero medio di giorni con l’emicrania, dopo 3 mesi di trattamento (da 7.34 a 2.95 giorni).
La frequenza degli attacchi è calata da 4.85 a 2.81 alla conclusione di studio. La dose amministrata era di 150 mg. quotidiani. Nessun effetto secondario è stato osservato (Rosen 2002).
Picamilon, il Picamilone è una sostanza, scoperta e ampiamente studiata in Russia, formata da niacina (vitamina B3, legata all’acido gamma amminobutirrico – GABA).
Quando la niacina è collegata al GABA, genera una molecola che penetra prontamente la barriera sangue-cervello e riesce ad attivare la circolazione cerebrale e periferica (Mirzoian ed altri. 1989). È stato constatato che il picamilone ha un effetto pronunciato sul dolore dell’emicrania. (Kolosova et al. non pubblicato).
7) Ormoni
La melatonina, formata nella ghiandola pineale, è un metabolita fisiologicamente attivo della serotonina.
Oltre al suo uso, ormai popolare, contro l’insonnia e, secondo alcuni, per il ringiovanimento, è stata segnalata la sua efficacia nel ridurre l’incidenza degli attacchi di emicrania e per trattare l’emicrania attiva.
Uno studio ha indicato che quattro su sei donne che soffrivano di emicrania aveva una funzione compromessa della ghiandola pineale e quindi della produzione di melatonina. (Claustrat et al. 1997).
Non mi soffermo qui sull’importanza degli ormoni femminili anche in relazione all’emicrania; appare comunque opportuna una analisi dei livelli di questi ormoni nelle donne che in particolare soffrono di attacchi in determinati periodi del mese o che hanno constatato un inizio o un aggravamento degli attacchi in coincidenza con la menopausa.
E infine un fattore importante, sul quale raramente si concentra l’attenzione, è costituito dal modo di respirare.
Per migliorare in genere la salute dell’organismo, la produzione di energie e la circolazione, è essenziale respirare in “bene”; consiglio quindi anche in caso di emicrania di controllare e migliorare il proprio modo di respirare, imparando il “metodo Buteyko”