Il successo della ricetta medica è dosaggio dipendente. Dottoressa Fiamma Ferraro Medico chirurgo, Medico di Medicina Generale, Complementare e Integrata a Roma e Carpi.

Indubbiamente il titolo di questo breve articolo è interessante… Ma di cosa stiamo parlando? Ho ritenuto opportuno scrivere questo breve articolo in quanto continuo a notare che regna una confusione sovrana.
L’obiettivo di questo breve articolo è di chiarire alcuni concetti per i lettori i quali potrebbero trovare le risposte a vari punti interrogativi, proprio per non avere più punti interrogativi in un contesto bilanciato di medicina integrata. Buon lettura… iniziando con basse dosi 😁

Da quando ho iniziato a lavorare come medico, ormai anni orsono, confesso che io stessa non avevo chiaro in mente i concetti alla base di ciò che vi sto per esporre.

Quando ero ancora un “piccolo” medico, alle prese con la medicina convenzionale, la parola “omeopatia” rappresentava tutto ciò che è “alternativo” (medicina che io non pratico) oppure “complementare” (terapie complementari affiancate a trattamenti convenzionali in un contesto di “medicina integrata”, il “mio” tipo di medicina).

Il successo della ricetta medica è dosaggio dipendente

A mio avviso è fondamentale chiarire alcuni concetti anche per aiutare il soggetto stesso a capire il tipo di medicina da adottare qualora vi fosse una scelta.

Nelle terapie veramente “omeopatiche”, ed in particolare mi riferisco all’omeopatia unicista, la sostanza in questione è talmente diluita da non lasciare tracce fisiche evidenti. Molti direbbero che si tratti di “acqua” mentre altri riferiscono che tale acqua ha memoria, è in grado di vibrare e così via.

Questo tipo di omeopatia classica è molto dibattuto, ma non entro in merito della questione in quanto io stessa non la pratico pur avendola studiata.

In parole povere, stiamo parlando di un “dosaggio non esistente”.

Andando un passo oltre in termini di “dosaggio”, nel parlare del omotossicologia oppure della microimmunoterapia che pratico con successi non indifferenti, la sostanza è sempre presente e percettibile mediante mezzi fisici, pur essendo “diluita” per cui “omeopatica” a norma di legge.

Mentre l’omeopatia classica unicista risale a secoli fa, queste altre due risalgono al secolo scorso e sono di facili applicazione nelle mani di un medico esperto.

Stanno Inoltre emergendo vari studi scientifici che non seguono i criteri classici previsti per gli studi ma che, tuttavia, se ben applicati per trattare un sintomo non apportano danni.

Ippocrate diceva sempre “primum non nocere”.

Fitoterapia: Il magico mondo delle piante.

Tantissime piante hanno effetti curativi e vengono studiate in alcuni dipartimenti di farmacologia di varie università; (ad esempio, la sottoscritta ha effettuato un master in farmacologia presso l’Università di Siena).

Le piante possono essere considerate un “farmaco blando””. D’altronde tantissimi farmaci sono derivati da piante. Per cui un fitoterapico non è potente quanto lo è il farmaco ma può ciò nonostante esercitare un effetto terapeutico.

Tranne una forma di iperico per la depressione, continuano a rimanere prodotti di banco. Non vengono sempre utilizzati al massimo del loro potenziale in quanto c’è un enorme “fai da te” da parte del paziente ed in alcuni casi anche il medico oppure l’erborista.

Con alcuni fitoterapici bisogna stare attenti in quanto possono avere effetti collaterali e/o interferire con farmaci. Non è assolutamente attendibile il concetto che “tutto ciò che è naturale non può far male”.

Mentre i fitoterapici possono in tutti i sensi sostituire trattamenti farmacologici, in alcuni casi limiti sono meno potenti dei farmaci.

Casi classici: diabete insulino resistente, ipercolesterolemia, depressione ed ansia. Tuttavia penso che si deve veramente trattare di casi limie.

Medicina ortomolecolare: per semplificare il concetto della medicina ortomolecolare, spiego sempre ai pazienti che si tratta della “prescrizione di vitamine, minerali, aminoacidi ed altre sostanze biochimica mente attive in un dosaggio terapeutico”.

In alcuni casi limite la medicina ortomolecolare può essere efficace quanto la fisioterapia, procedendo sempre con i “piedi di piombo”.

Pertanto la fitoterapia e la medicina ortomolecolare sono una via di mezzo tra omotossicologia e farmaco.

Varie sostanze della medicina ortomolecolare possono interagire con farmaci. Forse nel contesto della medicina ortomolecolare è un “faidate e” più significativo rispetto all’utilizzo dei fitoterapici. Purtroppo vedo che spesso i dosaggi utilizzati sono del tutto inadeguati.

Il successo della ricetta medica è dosaggio dipendente

Farmaci: appartenenti alla cosiddetta “medicina convenzionale” ovvero medicina dell’evidenza basata su grandi numeri.

Il farmaco è un agente chimico a tutti gli effetti che dovrebbe essere utilizzato con estrema cautela, attenzione al dosaggio e consapevolezza di potenziali effetti collaterali e di interazioni tra i farmaci stessi. Quando entra in scena il farmaco abbiamo sorpassato i casi limite.
In un “mondo ideale” dovrebbe essere così. Ma spesso non lo è. Spesso agenti blandi quali l’omeopatia eccetera vengono impiegati per malattie più gravi, e viceversa. Ci sono anche casi limite detti “borderline” in cui vengono utilizzati farmaci quando se ne potrebbe in teoria fare a meno mediante l’utilizzo ad esempio di fitoterapici.
In questo mare magnum di informazioni, la conclusione sembra essere non apparente, ma in realtà lo è; a mio avviso è fondamentale valutare:
– la patologia in questione, la gravità della medesima ed il fatto o non che si tratti di un caso dicesi borderline
– la preferenza della modalità terapeutica del paziente stesso, qualora praticabile/ applicabile.

Il successo della ricetta medica è dosaggio dipendente

Negli ultimi due decenni ho visto danni effettuati per via di un eccesso di una terapia, qual è una terapia farmacologica, quanto una terapia all’estremo opposto in termini di dosaggio, ovvero una terapia puramente “omeopatica”.
Ritengo pertanto che la “giusta strada” sia una via di mezzo in pazienti predisposti: nel contesto di medicina integrata i farmaci possono essere affiancati a tutta una serie di terapie sopra descritte.

Ovviamente valutando la diagnosi clinica, sintomi e così via. In un “mondo ideale medico” il paziente dovrebbe avere le conoscenze per scegliere quale terapia prediligere. Questo mondo però non può esistere a meno che il paziente venga guidato dal medico stesso e sia in grado di comprendere le prospettive terapeutiche a disposizione. Ben venga dunque una informazione medica ottimale 😁
Come sempre, attenzione al “fai da te”; a mio avviso il medico “ideale” è il medico di medicina integrata. Buona “integrazione” 👍

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