Metalli tossici: una nuova conoscenza e coscienza? Anche se molti medici non sono ancora consapevoli dei potenzlali rischi derivanti da intossicazioni croniche, perlomeno si Inizia a parlarne di più in termini di letteratura e ricerca scientifica.
Nel fare ricerche per questa edizione aggiornata, per la prima volta ho trovato l’utilizzo delle parole “chronic heavy metal poisoning”, ovvero avvelenamento cronico da metalli pesanti tossici- anche a basse dosi.
Sono rimasta estremamente sorpresa nel vedere questo studio che risale al lontano agosto 1976: (per l’edizione del 2015 non lo avevo trovato); Chronic heavy metal poispning, G. Lehnert e colleghi pubblicato su Internist. L’articolo è stato scritto in tedesco, ma purtroppo non sono riuscita a trovare nemmeno l’abstract. Non sono nemmeno riuscita a trovare l’abstract in tedesco pubblicando le parole chiave in tedesco; non sono solita citare uno studio senza averlo letto, ma ho deciso di lasciare il titolo in quanto stiamo parlando di quasi 50 anni fa.
Nel 1978 viene pubblicato Heavy metals in the environment and the workplace, M. Neuberger pubblicato su Acta Medica Austriaca. Questa ricerca mette in guardia circa la presenza di metalli tossici nell’ambiente e nel posto di lavoro. Non erano però gli unici studi; ne ho trovati anche altri, come ad esempio: Occupationql and community exposureS to toxic metals: lead, cadmium, mercury and arsenic, di PJ Landrigan pubblicato nel 1982 su West Journal of Medicine.
Pur trattandosi di molti anni fa, sembra esserci stato già un primo interessamento scientifico
Metalli tossici: una nuova conoscenza e coscienza?
Con il passare degli altri ne sono emersi altri, vedi ad esempio: Analysis of search strategies for evaluating low-dose heavy metal mixtures indicated cognitive deficits in rats; An early sensitive toxicological approach, pubblicato nel 2020 da Oiyue Jia su Ecotoxicological EnvironmentaSafety. Heavy metals as risk factors for disease: a Bayesian network approach, pubblicato a dicembre 2022 su Pharmacological Science di M. Perrelli et al.
Un modello Bayesiano è un modello complesso matematico grafico diretto per definizione denominato probabilistico.
Lo studio più interessante invece che ho trovato è il seguente risale addirittura a prima degli anni ‘2000: Prevention by chelating agents of metal-inducted developmental toxicity, di Domingo JL pubblicato nel 1995 sulla rivista Reproductive Toxiclogy.
Si tratta di una revisione della letteratura in cui i ricercatori hanno preso in considerazione gli effetti protettivi di alcuni agenti chelanti chimici classicamente utilizzati per intossicazioni acute; (ne parlo nelle parti successive di questo libro), per la prevenzione di effetti teratogenici (cancerogeni) a livello embrionale. Sono rimasta colpita nel vedere che uno studio risalente a circa trent’anni fa abbia preso in considerazione anche intossicazioni croniche da metalli tossici, tra cui l’uranio. I ricercatori hanno concluso che in particolar modo il DMSA ed il DMPS conferivano effetti protettivi da alcuni (non tutti) i metalli tossici frequenti nell’ambiente. (Nessun agente chelante però poteva proteggere dall’esposizione all’uranio).
Metalli tossici: una nuova conoscenza e coscienza?
Possiamo concludere che di studi ce ne sono in letteratura, pertanto sorge istantanea la domanda: perché molti medici non pensano all’effetto di intossichiazioni croniche da metalli tossici come fattore di rischio?
Arrivati a questo punto, ecco cosa penso:
Nel tentativo di rispondere alla domanda ritengo sia necessario prendere in considerazione la medicina basata sull’evidenza (evidence-based medicine). Ritengo che questo concetto sia affascinante.