L’ormesi. Questo il tema trattato in questa ultima intervista della rubrica “Metallicamente” in onda il martedì sera alle ore 20:00 su RadioMia. Se avete perso questa puntata, potete riascoltarla qui. Buon ascolto!
Inizia così la rubrica Metallicamente questa sera con noi la simpaticissima Dottoressa Fiamma Ferraro, ben ritrovata. Questa sera parleremo dell’ormesi, quello che non ti uccide ti fortifica.
Tra l’altro vedo che è un concetto abbastanza affascinante del quale si è parlato per la prima volta circa 50 anni fa.
Ma che cos’è l’ormesi?
L’ormesi è un concetto estremamente affascinante che in realtà, anche se scientificamente parlando, se ne parla in effetti da circa 50 anni, nasce in antichità, era già stato descritto dai Greci i quali facevano riferimento al termine “ormao” dal quale nasce la parola ormesi che noi utilizziamo.
Praticamente significa “stimolare” questo in antichità e praticamente era riferito a tutti gli organismi viventi i quali erano sottoposti a stimoli.
Nell’ultima intervista abbiamo visto la differenza tra lo stress cronico e lo stress acuto. In tal senso uno stress acuto può essere utile per la sopravvivenza della specie ma questo concetto lo stiamo per approfondire.
Vediamo prima cosa significa più precisamente il termine. Il famoso poeta e filosofo Friedrich Nietzsche che era tedesco (e si dice che i tedeschi sono poeti e pensatori) ha espresso per la prima volta una frase molto molto conosciuta in lingua tedesca che significa “Ciò che non mi uccide mi fortifica”, noi conosciamo la frase più proverbiale “ciò che non strozza ingrassa” perché quello che è stato visto in un percorso storico, per spiegare meglio questo concetto, è che quello che può essere considerato un agente nocivo, un veleno, uno stress fisico – perché Nietzsche chiaramente in quanto pensatore, filosofo, poeta, eccetera eccetera, pensava allo stress psichico – noi abbiamo anche parlato nell’intervista precedente di stressori a livello psichico oltre a livello fisico per cui uno stressore in tal senso può essere sia psichico che fisico.
Nell’evoluzione della specie chiaramente stiamo parlando di stress fisici però appunto si può parlare di entrambi gli stressori.
Allora si è visto che un agente nocivo se somministrato nella giusta dose può fortificare l’organismo e questo lo notò per la prima volta il padre della medicina Ippocrate il quale facendo riferimento a una pianta che si chiama Helleborus Niger, che all’epoca si dice che dava effetti che diciamo imitavano quelli del colera, ha visto che se questa pianta era assunta in dosi ponderale ovvero diciamo masticata e ingurgitata, praticamente rischiava di ucciderla la persona ma se era somministrata in dosi infinitesimali, questa persona era più forte quindi effetto contrario in pratica opposti, effetti del tutto opposti.
Paracelso (molto noto anche lui infatti nei paesi sempre in Svizzera Germania Austria eccetera eccetera ci sono sempre le famose cliniche Paracelso) è un medico scienziato molto famoso e nel 1500 disse “Tutto è veleno e nulla è veleno” quello che conta è la dose.
Circa 50 anni fa, oltre alla bomba di Hiroshima, durante la seconda Guerra mondiale, si vide che certe persone a un tot di distanza dalla bomba sembravano essere fortificate dalla medesima bomba però là i risultati non sono conclusivi per cui non ne parliamo, però si tratta praticamente di una risposta di una relazione dose-risposta che può essere praticamente messa in evidenza su un grafico, per cui in teoria per ogni sostanza potenzialmente nociva non riuscirà si può calcolare questo effetto dose-risposta.
Esempio più banale che le faccio e il vino rosso. Noi sappiamo che il vino rosso contiene il resveratrolo che è un fortissimo antiossidante ed ha effettivi positivi per la salute.
Però certi scienziati dicono “sì ma per avere tutti questi effetti uno dovrebbe bere minimo due bottiglie di vino rosso” però è risaputo – e qui il famosissimo paradosso francese perché i francesi come sappiamo mangiano tanti formaggi e bevono un po’ di vino rosso – che esiste addirittura in letteratura una serie di studi che hanno dimostrato che bere 2/3 bicchieri di vino rosso, e chiaramente il rapporto tra due o tre dipende dal peso corporeo del soggetto, se è maschio o femmina, eccetera eccetera, può dare benefici in quella che è la sindrome metabolica.
Però le quantità di resveratrolo non sono sufficienti nel vino rosso e quindi abbiamo l’ormesi.
Tra l’altro il vino rosso oltre a contenere il resveratrolo, contiene anche l’alcool anche lo zucchero perché il tutto viene fermentato.
Il che vuol dire che se io mi bevo un dito di vino io non ottengo nessun beneficio. Se ne bevo quei due, e in certe persone, tre bicchieri di vino ho l’effetto positivo per la salute, e lì il concetto appunto dell’ormesi.
Se mi bevo due bottiglie, come abbiamo detto, ci fa male.
Per cui ecco perché si dice essere un rapporto bifasico, perché cambia e cambia tutto dalla dose e tutto viene determinato dalla dose.
Purtroppo, in medicina non viene tanto preso in considerazione anche se negli anni 2000 uno scienziato dal nome Edward Calabrese nei primi anni 2000 pubblicato intorno al 700 studi e ha delle implicazioni medicina anche se non si capisce ancora in quali in quali settori ma indubbiamente un concetto affascinante.
Sembra, ora come ora, che gli effetti più interessanti anche in termini pratici chiaramente possono essere a livello dello sport.
Infatti sto attualmente scrivendo il mio ultimo libro sulla attività fisica dove c’è anche una parte su questa ormesi.
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