Come i lettori forse avranno notato, dal gennaio di quest’anno i miei  notiziari/articoli   sono stati quasi esclusivamente dedicati alla tematica del COVID-19, alla sua prevenzione ed accelerazione della guarigione. Torno ora sull’argomento citando gli studi (da ultimo quello di un gruppo di ricercatori dell’Università di Tor Vergata-Roma) sul ruolo svolto dalla lattoferrina contro il coronavirus. A questo studio, è stata data una grande pubblicità sui giornali del 29 ottobre scorso.

Avevo in realtà anch’io menzionato la Lattoferrina  fin dallo  scorso aprile (ved. www.dottoressafiammaferraro.it/2020/04/06/coronavirus-come-possiamo-ottimizzare-le-nostre-difese-immunitarie  ) come uno degli integratori che possono essere utili   per prevenire  il coronavirus. La lattoferrina è contenuta nel latte materno  per potenziare le difese immunitarie del neonato ed è basata soprattutto sulla sottrazione dall’organismo umano di una buona parte del ferro, ferro di cui i virus (tra cui quello del Covid, hanno bisogno per sopravvivere…..

(continuazione nell’articolo):
Nello studio dell’Università di Tor Vergata si osserva che il virus Sars-Cov 2 si alimenta del ferro presente nell’organismo umano e che “La lattoferina riduce il ferro e quindi mette il virus in posizione di svantaggio e potenzia l’immunità innata dell’organismo”.  Nello studio si osserva peraltro correttamente che la lattoferrina non è certo una soluzione definitiva per il problema del Covid-19, soluzione per la quale si dovrà attendere il vaccino, ma è comunque utile, in aggiunta ai farmaci che hanno finora dimostrato una buona efficacia contro il coronavirus, sia per  potenziare la prevenzione, sia per favorire la guarigione.
Lo studio, pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences, è stato condotto su cento pazienti positivi al coronavirus, con sintomi lievi o asintomatici, curati solo con la lattoferrina.
Contro questo studio (come accade molto spesso) si è peraltro aperto un dibattito da parte di altri studiosi  che ne contestano la validità, osservando, che “servono altri studi sull’argomento”.
A questo proposito devo tuttavia osservare innanzitutto che anche se le probabilità di un’azione antivirale efficace da parte della lattoferrina  non fossero elevate, varrebbe comunque la pena di provare ad assumerla – non certo in sostituzione ma in aggiunta ai vari farmaci del caso– dato che non è comunque dannosa o costosa: si tratta di una sostanza naturale contenuta nel latte materno ed anche in vari  alimenti sani, che oltre all’effetto sopramenzionato di sottrazione del ferro ai  virus ha anche vari altri effetti  utili per la salute.
Osservo inoltre che   questo effetto antivirale della lattoferrina (che menzionavo anche nel mio citato articolo dell’inizio dell’anno ) non è certo una novità : oltre alla lunga lista di  studi  menzionati nello studio in questione ve ne sono molti altri, come ad es.  il seguente,  (ved. www.nature.com/articles/nrmicro1930 ) dal titolo” Viral Infection and Iron Metabolism” (infezioni virali e metabolismo del ferro)   in cui si menziona il fatto provato che  “”Le cellule che sono strapiene di ferro forniscono una buona dimora per i virus” e si mette in rilievo che rimuovendo dalle cellule infettate l’eccesso di ferro  si è constatata l’inversione  della curva di crescita di virus vari, tra cui l’HIV-1, ed il virus dell’epatite .
Vi è poi una lunga lista  di vari altri studi che anche in passato sono arrivati a constatazioni analoghe.  Mi limito qui a   citare  il seguente, che risale al 2001, dal titolo Antiviral activities of lactoferrin ( B.W.Avan der trateab D.K.FMeijera et al.-ved. www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0166354201001954?via%3Dihub )

Ruolo e proprietà del ferro
Come i lettori  certamente sanno, il ferro è una sostanza necessaria per la vita, che deve trovarsi nel sangue in quantità sufficienti per l’ossigenazione dell’organismo. Ho dedicato una buona parte dei miei approfondimenti e della mia pratica medica a tematiche relative all’ossigenazione; ved. il mio libro https://www.macrolibrarsi.it/libri/__attacco-all-asma-e-non-solo-libro.php, in cui sono approfonditi gli argomenti relativi all’ultima tappa dell’ossigenazione, e cioè a come occorre respirare per ottenere un buon  passaggio dell’ossigeno dal sangue alle cellule dei vari tessuti dell’organismo. Per ottenere  questa buona ossigenazione dei vari organi (del cervello, del cuore, reni  e  tutti gli altri) non basta infatti   introdurre molto ossigeno nei polmoni: dai polmoni questo ossigeno deve passare nei globuli rossi del sangue -ed a questo scopo sono necessari vari fattori, tra cui una sufficiente presenza di ferro- ed infine dal sangue deve penetrare nelle varie cellule dell’organismo.
Ho poi dedicato una particolare attenzione al ferro, indispensabile per la penultima tappa dell’ossigenazione dell’organismo (passaggio dell’ossigeno dai polmoni al sangue), approfondendone l’effetto nel corso dei miei studi sulla terapia chelante (in Germania presso l’Accademia tedesca di terapia chelante), nella mia pratica medica e nella scrittura del mio libro “La Terapia Chelante –Disintossicarsi dai metalli tossici” (ved. https://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-terapia-chelante-libro.php ), in cui tratto   la tematica dei metalli  tossici. In questo mio libro metto in rilievo come alcuni di questi metalli      possano essere benefici in determinate quantità  a, (ad es. il cromo ed il vanadio in dosaggi infinitesimali sono utili per il diabete, il litio per ansia e depressione ecc.). A questo proposito assume particolare importanza il ferro, che  nella giusta quantità è non solo benefico ma indispensabile  per la vita  ma che, se presente in eccesso è notevolmente dannoso. Riporto qui alcune considerazioni che ho scritto nel mio libro sulla Terapia Chelante:

“LA DOPPIA FACCIA DEI METALLI PESANTI

Regole e principi generalizzati o standardizzati hanno un valore limitato; ogni caso è sempre un caso a sé: lo stesso metallo pesante che, entro certi limiti, conferisce effetti terapeutici in una persona potrebbe invece, nello stesso dosaggio, intossicare un’altra persona.
Nella prima parte del libro ho illustrato la differenza tra un metallo “pesante” ed un metallo “tossico”, precisando che in base al dosaggio un metallo pesante può diventare tossico, e mettendo in rilievo che ci vorrebbe una maggiore consapevolezza di questa differenza; (ved. pag.) Parlando in generale di metalli  pesanti, abbiamo visto che  in certi casi può trattarsi di sostanze fondamentali per l’organismo a livello biochimico, la cui carenza può arrecare problemi di salute; le stesse sostanze però  possono  svolgere un effetto tossico se si supera la dose raccomandata (variabile a seconda dei casi). Questi elementi comprendono il ferro, il rame,  il manganese e lo zinco ……
 …..
Per quanto riguarda il ferro ed il rame: se nell’organismo sono presenti in quantità eccessiva   il corpo  ha difficilmente  modo di espellere la parte in eccesso e possono insorgere fenomeni di tossicità. Ci sono addirittura delle malattie in cui vi sono accumuli del tutto abnormi di ferro e di rame: l’emocromatosi (ferro) che affligge  una parte considerevole della popolazione ed è sottostimata, ed il morbo di Wilson (rame). Si tendeva –ed ancora si tende- a dare per certo che se una persona è pallida, ciò è dovuto ad una carenza di ferro; può naturalmente essere così, ma non  si tratta di una legge matematica. L’anemia non è sempre causata da carenza di ferro (può trattarsi ad es. di carenza di vitamina B12) ed ogni caso è un caso a sé. Il ferro ed il rame non dovrebbero mai essere assunti ad “occhi chiusi” ma solo se vi è una carenza specifica, la quale dovrebbe essere accertata ed anche indagata quanto alle cause,  dal punto di vista clinico. Consiglio pertanto,  a chi compra senza consulenza medica degli  integratori con molte vitamine e minerali, di controllare se  questi integratori contengano anche  ferro e rame, sostanze che vanno assunte solo in caso di effettiva carenza; in caso contrario possono infatti fare più male che bene.   In particolare in relazione al ferro,   nella nostra società opulenta in cui si mangia abbastanza carne rossa,  il rischio di un eccesso di ferro  non è un fenomeno raro. In particolare gli uomini e le donne dopo la menopausa, che non siano vegetariani, soffrono  non raramente di malanni provocati da un eccesso di ferro; alcuni ipotizzano anche che il fatto che le donne prima della menopausa soffrano di disturbi cardiocircolatori in misura inferiore agli uomini sia dovuto  in parte anche   alla loro perdita mensile di sangue, con la quale si liberano del ferro in eccesso. Il ferro, per quanto indispensabile alla vita, se presente in quantità superiore a quella ottimale può provocare gravi danni e i danni da eccesso di ferro sono molto più numerosi di quanto si ritenesse un tempo, quando si pensava che solo in coloro che soffrono di emocromatosi potesse verificarsi questo tipo di danno. In realtà l’organismo non ha modo di liberarsi, se non in minima quantità, del ferro assorbito in eccesso e questo, depositandosi nel fegato, pancreas o altri organi, può provocare le malattie più disparate, a seconda dell’organo nel quale si è accumulato. ……………….Vale la pena di ricordare, con un’interessante parentesi storica, che nell’antichità molte malattie venivano curate con i salassi in cui, estraendo sangue,  si estraeva anche il ferro in esso contenuto.  Centinaia di anni fa, il salasso era considerato come una cura per tutti i mali, ed in effetti gli storici narrano che molte persone traevano beneficio dalla terapia, pur essendoci stati casi di pazienti meno fortunati, i quali sono morti perché era stato loro estratto troppo sangue. “
Pertanto chi, non soffrendo di una carenza di ferro ma al contrario ne abbia più del necessario, se effettua una donazione può non solo salvare magari la vita di altre persone ma anche  migliorare la propria salute. Accertare peraltro se si è effettivamente in presenza di una carenza di ferro o se la propria eventuale anemia sia  causata da   altri fattori non è così facile come sembrerebbe; occorre effettuare le  analisi diagnostiche del caso.
Nel mio libro mi soffermo poi su varie terapie chelanti che possono aiutare ad eliminare l’eccesso di ferro. Le terapie farmacologiche usuali, pur efficaci, possono provocare notevoli effetti secondari. Vi sono tuttavia anche  sostanze chelanti naturali tra cui, per il ferro ,appunto la lattoferrina; non occorre infatti aspettare di essere positivi rispetto al coronavirus per eliminare il ferro in eccesso; sarebbe bene in generale, per la propria salute, eliminare comunque, con una terapia chelante,  un eventuale ferro in eccesso.
Tuttavia una chelazione troppo rapida, anche con sostanze naturali, può comportare problemi   Occorrono pertanto dei test diagnostici ed una consulenza medica esperta per poter effettuare una terapia chelante adeguata con sostanze e tempistiche  ottimali.

Concludo  questo articolo con la consueta osservazione che quanto scritto ha solo scopo informativo e che, dato che ognuno è diverso, occorre una consulenza con il proprio medico prima di intraprendere delle terapie anche con sostanze naturali. In questo caso ad es. molti assumono di propria iniziativa degli integratori a base di ferro,  e se il ferro è già in eccesso ed un’ eventuale anemia non è provocata da carenza di ferro, questi integratori a base di ferro possono provocare effetti  nocivi.
Mi riprometto  comunque, in un futuro articolo, di tornare su questa importante tematica dell’anemia e del ferro.