Buongiorno e ben tornati dalle vacanze, in cui spero abbiate fatto delle belle nuotate ed un po’ più di movimento (senza aumentare troppo la respirazione, il che vanificherebbe i benefici del movimento!)


Nel mio libro “Attacco all’Asma.. ..e non solo”, di cui è appena uscita la seconda edizione ampliata ed aggiornata, parlo a lungo del modo migliore di fare movimento.
Per chi, non avendo ancora messo a posto il proprio modo di respirare con il metodo Buteyko, o a causa di altri problemi, non è in grado di fare abbastanza movimento fisico, segnalo una possibilità interessante, messa in luce da uno studio condotto dall’Università di Liegi in doppio cieco su un gruppo di 42 anziani non autosufficienti, per controllare l’effetto delle pedane vibratorie. Dopo 6 settimane, in cui gli anziani erano rimasti su pedane vibratorie, ( tre volte alla settimana con 4 sessioni di un minuto), si è riscontrato un miglioramento del 77% nell’equilibrio, del 57% nel modo di camminare, del 41% nella riduzione di dolori e del 60% nell’aumento di energia e vitalità. Non c’è male per una pratica che ha richiesto solo 12 minuti alla settimana! Un altro beneficio di questa pratica è che mentre si è sulla pedana vibratoria non si corre il rischio di respirare troppo per lo sforzo, anzi, da quel poco che ho provato personalmente, mi sembra (ma è solo un’impressione; occorrerebbe un approfondimento) che quando si sta sulla pedana vibratoria si tenda a respirare di meno.

-Una notizia importante per chi soffre di asma ed allergie: un articolo recentemente pubblicato sull’ American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine ha constatato un chiaro collegamento tra un farmaco molto usato per dolori, febbre, infiammazioni, e cioè il paracetamolo/acetaminofene (sostenza principale contenuta nei medicinali Tilenolo, Tralgan, Deidrossiacetanilide Efferalgan, Tachipirina ed altri) con un raddoppio del rischio di asma ed eczema negli adolescenti. E non si parla di un uso quotidiano: lo studio ha dimostrato che era sufficiente un uso una volta al mese per far raddoppiare il rischio di asma.
Un analogo collegamento tra questa sostanza e l’asma era stato riscontrato in uno studio del febbraio scorso, pubblicato su Thorax.
In questo studio, condotto su un gruppo di donne incinte, si era constatato che nel 34% di donne che avevano preso il paracetamolo durante la gravidanza, il 27% dei bambini poi nati mostrava a 5 anni i primi sintomi di asma, ed il rischio era più elevato in diretto collegamento con la frequenza dell’uso del paracetamolo durante la gravidanza.
Questo nuovo nesso tra il paracetamolo e l’asma si aggiunge alla lunga serie di rischi/effetti indesiderati collegati con questo farmaco di uso così frequente. Per fare un esempio: la Divisione di Gastroenterologia dell’University of Washington Medical Center di Seattle ha condotto uno studio in base a dati ottenuti dal gruppo Acute Liver Failure Study Group, (un consorzio di 22 centri medici universitari negli Stati Uniti) che aveva esaminato 662 pazienti che nel periodo compreso tra il 1998 ed il 2003 avevano sofferta di insufficienza epatica acuta. In questo studio si è constatato che tra questi pazienti, nel 42% dei casi l’insufficienza epatica era dovuta ad una tossicità indotta dal Paracetamolo. Si era inoltre rilevato che anche l’incidenza annuale di casi di insufficienza epatica potenzialmente fatale causata dal Paracetamolo era aumentata dal 28% del 1998 al 51% del 2003.

-Arrabbiarsi fa male! (e fa respirare più intensamente…)
Ricercatori del National Institute on Aging (NIA), hanno pubblicato sul Journal of the American Heart Association, i risultati di uno studio della durata di 3 anni, condotto su ben 5614 abitanti di 4 villaggi in Sardegna. Da questo studio è risultato che coloro che avevano caratteri aggressivi e facili alle arrabbiature, al termine dei 3 anni dimostravano un aumento del tasso di arteriosclerosi in misura notevolmente maggiore dei partecipanti con un carattere calmo e non aggressivo.
I ricercatori nel loro studio fanno varie ipotesi ed esaminano vari fattori. Non viene però preso in esame (e questo ormai purtroppo non mi stupisce più!) il modo di respirare dei partecipanti allo studio. Anche senza necessità di studi clinci sappiamo tutti che quando siamo arrabbiati ed agitati tendiamo a respirare molto di più che non quando siamo calmi, ed in chi tende ad arrabbiarsi spesso i continui episodi di iperventilazione (eccesso di respiro) tendono infine a far prendere l’abitudine di respirare costantemente in eccesso rispetto alle esigenze. Sono sicura che se gli studiosi che hanno condotto l’esperimento avessero esaminato il modo di respirare dei 5614 partecipanti, avrebbero constatato che il gruppo “arrabbiato” respirava costantemente più del gruppo calmo. Ovviamente l’eccesso di respiro non è l’unica causa della salute peggiore di coloro che si arrabbiano facilmente; molti altri fattori (fegato ecc.) influiscono su questo peggioramento ma anche il modo di respirare è importante,.
Come fare quindi se si ha un carattere inquieto e facile alle arrabbiature? Ovviamente sono possibili molti approcci (dalle sedute di psicoterapia a varie tecniche di meditazione e rilassamento) ma la procedura che a mio avviso funziona più rapidamente è quella consistente nel riaddestrare il respiro con la tecnica Buteyko. Quando si è calmi si respira automaticamente di meno, e questo collegamento funziona in entrambi i sensi: se si prova a calmare-rallentare il respiro con un esercizio Buteyko si calma automaticamente anche lo stato d’animo.

Chi ha un carattere collerico farebbe bene quindi a misurare la propria pausa-controllo ( nel nostro sito www.buteyko.it e più dettagliatamente nel mio libro si spiega come fare) e, se risulta troppo breve, dovrebbe cercare di normalizzare al più presto la respirazione con il metodo Buteyko.

 

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