-Sperimentazioni. Nel Notiziario di due mesi fa avevo accennato al fatto che in Gran Bretagna la British Thoracic Society, a seguito di una valutazione di numerosi casi clinici e delle sperimentazioni effettuate, ha innalzato la classifica del metodo Buteyko alla lettera “B”, riservata alle cure per le quali l’efficacia è provata da “revisioni sistematiche di livello elevato, effettuate su casi singoli o studi di gruppo” e per le quali è molto basso il rischio che i risultati positivi ottenuti siano stati causati da confusioni e preconcetti o da fattori casuali. In effetti, come i lettori sanno, vi sono varie sperimentazion in doppio cieco, effettuate presso cliniche universitarie di tutto rispetto in Australia, Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti e Gran Bretagna, che provano l’efficacia del metodo Buteyko per l’asma; il numero di queste sperimentazioni è elevato se si considera che non vi è ovviamente alcuna ditta farmaceutica disposta a finanziare questo tipo di sperimentazioni. In aggiunta alle sperimentazioni effettuate specificamente sul metodo Buteyko, occorre tuttavia tenere presente che vi sono centinaia di studi e sperimentazioni che provano gli effetti negativi (sia per l’asma che per vari altri problemi di salute) dell’iperventilazione (eccesso di respiro in relazione alle esigenze del momento) e dell’ipocapnia (carenza di CO2); ed il metodo Buteyko è a mio avviso appunto il modo più efficace per mettere riparo a questi due problemi, consentendo di ristabilire un ritmo normale-giusto di respiro e, di conseguenza, dei tassi normali-fisiologici di CO2. Molti di questi studi risalgono a date abbastanza “antiche” e sembra abbastanza “strano” il fatto che ancora non ne siano state tratte le opportune conclusioni operative, e che non sia stata loro dedicata l’attenzione necessaria. Cito qui, solo a titolo di esempio, uno studio risalente al 1988 ed un’altro del 2008 1) Quello del 1988 è pubblicato sul British Journal of Psychiatry : G Hibbert and D Pilsbury The British Journal of Psychiatry (1988) 153: 687-689 doi:10.1192/bjp.153.5.687 “Demonstration and treatment of hyperventilation causing asthma.”(Dimostrazione e trattamento dell’iperventilazione che causa l’asma), nel quale si afferma che: “Hyperventilation, leading to airways cooling, will cause bronchoconstriction in vulnerable individuals” but, ” the role of hyperventilation in causing asthma attacks may be overlooked”. (“L’iperventilazione, provocando un raffreddamento delle vie respiratorie, può causare una broncocostrizione nelle persone vulnerabili” ma “il ruolo dell’iperventilazione nel causare attacchi di asma può sfuggire all’attenzione”.) 2) In quello del 2008, pubblicato su Ann Behav Med. 2008 Feb;35(1):97-104. si conclude che “gli interventi medici comportamentali dovrebbero affrontare il problema dell’iperventilazione nell’asma”, osservando che “è possible che l’ipocapnia provochi dei sintomi che i pazienti asmatici non possono controllare mediante l’uso delle loro medicine per l’asma.” Centinaia di altri studi “ufficiali” provano il ruolo dannoso dell’iperventilazione e dell’ipocapnia. Come scrivevo in un mio Notiziario del 2008 e come non mi stanco di ripetere: “Le basi scientifiche sulle quali è fondato il metodo Buteyko sono straprovate ed e’ assurdo che non se ne traggano, come ha invece fatto Buteyko, le logiche ed evidenti deduzioni pratiche quanto al modo di respirare. Riporto qui ancora un estratto tratto dalle centinaia di articoli scientifici sull’argomento. Da:Il Pensiero Scientifico Editore, 12/07/2005 “Rischi dell’ossigeno-terapia: la risposta è l’anidride carbonica . Medici e paramedici che somministrano ossigeno ai loro pazienti potrebbero far loro più male che bene: lo sostiene una ricerca pubblicata sulla rivista “Chest” e destinata a creare scompiglio nell’ambiente medico. “L’ossigeno puro riduce l’afflusso di sangue agli organi e ai tessuti aumentando la ventilazione”, spiega Steve Iscoe, pneumologo del Department of Anesthesia del Toronto General Hospital e leader del team di ricercatori della Queen’s University di Kingston in Canada, autori dello studio. “L’aumento della ventilazione, colpevolmente quasi mai considerato, ‘spazza via’ l’anidride carbonica e questo restringe i vasi sanguigni. Quando si aggiunge la CO2 alla miscela di aria contenuta nelle bombole però i vasi sanguigni tornano a dilatarsi, aumentando il flusso sanguigno e permettendo ad una maggior quantità di ossigeno di raggiungere le aree-chiave del cervello e del cuore”. Che fare quindi? Trarre da tutti questi studi le dovute conclusioni quanto alla necessità di ottimizzare il nostro modo di respirare!!
-Nesso tra asma allergica ed uso di antibiotici nei bambini– L’asma allergica, di cui soffrono ormai più di 100 milioni di persone nel mondo, cresce in media del 50% ogni 10 anni. Le cause di questo aumento sono vivamente dibattute, e probabilmente molteplici; vorrei qui segnalare un recente studio canadese condotto su topi presso l’ University of British Columbia, (ved. The Canadian Institutes of Health Research (CIHR), March, 2012) in cui si osserva che il grande uso di antibiotici potrebbe essere la causa dell’aumento di questo tipo di asma nei bambini. Nello studio si mette l’accento sulla flora batterica, che viene danneggiata dagli antibiotici, il cui largo uso sembra abbia portato, in questa flora intestinale, alla semi-estinzione di alcune specie di microorganismi che hanno una funzione essenziale per la salute del sistema immunitario. Nello studio si è anche osservato che l’uso dei due antibiotici studiati (streptomicina e vancomicina) non ha provocato conseguenze negative su topi adulti ma solo su quelli nati da poco, il che ha portato gli studiosi ad ipotizzare che il periodo dell’infanzia sia molto importante per lo sviluppo di un buon sistema immunitario, ed il direttore dello studio, dr. Brett Finlay, ha concluso che “la somministrazione ai bambini di antibiotici, che danneggiano la loro normale flora intestinale, non dovrebbe avvenire con leggerezza”. Indubbiamente, anche se in alcuni casi può effettivamente essere indispensabile, per evitare pericoli peggiori, somministrare degli antibiotici anche ai bambini, oltre a farlo solo se effettivamente necessario sembra indispensabile somministrare loro subito dopo dei probiotici di buona qualità e varietà: anche se è ovviamente ancora impossibile sapere quali siano, tra le migliaia di specie di batteri che colonizzano il tratto intestinale, quelle più utili per il sistema immunitario, un ruolo importante sembra sia svolto in particolare dal lactobacillus rhamnosus (e su una forma particolare di questo probiotico, sviluppato tra l’altro a seguito di una ricerca russa-americana, tornerò in un prossimo numero del Notiziario).
-Un fungo cinese per una migliore ossigenazione dei tessuti L’approfondimento della fitoterapia cinese , che insieme all’agopuntura sto ormai portando avanti da un decennio, mi pone a volte di fronte a risultati che non finiscono di sorprendere anche me. Come i lettori di questo Notiziario già sanno, per una buona ossigenazione dell’organismo, molto più che la quantità di O2 che viene introdotta con l’aria nei polmoni, è essenziale la quantità di O2 che dai polmoni passa nel sangue e poi, soprattutto, quella che dal sangue viene rilasciata nelle cellule dei tessuti, dove va a produrre energia, e per questo essenziale passaggio, come i lettori sanno bene, è determinante il ruolo svolto dalla CO2 in giusta quantità. Questa giusta quantità di CO2 (che si perde con una respirazione errata) è il primo, essenziale elemento senza il quale questo passaggio non può avvenire in modo adeguato. Vi sono tuttavia anche altre sostanze che possono potenziare (senza peraltro poter sostituire il ruolo “sine qua non” della CO2) questo passaggio, e quindi l’ossigenazione dei tessuti. In passati numeri di questo Notiziario ho attirato l’attenzione su alcune di queste sostanze. Una delle più interessanti ed efficaci, nota da secoli nella fitoterapia cinese e di cui sta ora finalmente emergendo l’importanza anche nella medicina occidentale, è il fungo Cordyceps sinensis . Lo scienziato al quale dobbiamo la ricerca più approfondita sugli innumerevoli benefici esercitati da questo fungo per la nostra salute è il Dr. George Halpern, professore emerito dell’Università di Hong Kong ed autore di molti libri sull’argomento. In uno di questi libri si legge che questo miglioramento globale è dovuto principalmente al fatto che il Cordyceps rende più efficiente l’utilizzo dell’ossigeno da parte dell’organismo, migliorando fino al 40% l’assorbimento cellulare dell’O2 (ved. Lou Y, Liao X, Lu Y. Cardiovascular pharmacological studies of ethanol extracts of Cordyceps mycelia and Cordyceps fermentation solution. Chinese Traditional and Herbal Drugs 1986;17(5):17-21,209-213, e Wang WQ. J. Administration Traditional Chinese Med 1995;5 (supp;):24). Numerosi studi scientifici hanno tra l’altro dimostrato i benefici del Cordyceps sinensis in caso di malattie respiratorie, compresa la bronchite cronica e l’asma. (ved. . Zhu, J.S., Halpern, G.M., and Jones, K. (1998): The Scientific Rediscovery of a Precious Ancient Chinese Herbal Regimen:Cordyceps sinensis. Part II. Journal of Alternative and complementary Medicine 4(4), pp 429-457,”Effects on the Respiratory System”, pag. 429-432, e Mizuno T. (1999): Medicinal effects and utilization of Cordyceps (Fr.) Link (Ascomycetes) and Isaria Fr. (Mitosporic Fungi) Chinese Caterpillar Fungi, “Tochukaso” (Review). International Journal of Medicinal Mushrooms 1 (3), pp 251-261). Nonostante l’entusiasmo per queste “buone notizie” devo tuttavia mettere nuovamente in relievo che è poco utile migliorare temporanemente questo assorbimento dell’O2 se poi, respirando “male” 24 ore su 24, la continua dissipazione della CO2 compromette costantemente il parziale miglioramento dell’ossigenazione dei tessuti ottenuto con varie sostanze. Per ottenere risultati ottimali duraturi occorre innanzitutto, anche se è un pochino più faticoso, mettere a posto il nostro modo di respirare!
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