Metalli pesanti ed altre tossine. Mio articolo sull’ultimo numero di “Scienza e Conoscenza”.
Salve! Nel Notiziario dello scorso settembre vi avevo riferito in merito al mio intervento, in rappresentanza dell’Italia, al Convegno di istruttori Buteyko in Canada presso l’Università di Toronto, in cui avevo approfondito il nesso tra iperventilazione-Buteyko ed avvelenamento dell’organismo da metalli pesanti ed altre tossine;(ved. http://buteykoeducators.org/content.aspx?page_id=87&club_id=174916&item_id=182035). Il livello di inquinamento ambientale che ormai ha raggiunto dimensioni più preoccupanti che mai, è uno dei fattori principali che causano o aggravano una serie di problemi di salute, in rapido aumento negli ultimi decenni. Come scrivevo nel Notiziario del settembre 2011:”Uno degli ostacoli che più frequentemente impediscono il conseguimento di successi significativi con il metodo Buteyko è appunto uno stato di forte presenza di veleni nell’organismo…… In questi casi è pertanto opportuno, prima ancora di iniziare gli esercizi Buteyko, mettere in atto delle misure di terapia chelante/ disintossicante.”
Il modo di respirare è uno dei fattori più importanti per la salute ma oltre al modo di respirare occorre pensare anche a vari altri fattori, tra i quali l’alimentazione sana ed il cercare di evitare alcune delle tossine purtoppo oggi molto diffuse nell’ambiente che ci circonda. Se, mentre si pensa a rieducare il respiro con Buteyko si beve acqua con arsenico e piombo i risultati che si raggiungeranno non saranno quelli ottimali. Può sembrare che, parlando di arsenico io voglia fare un esempio “paradossale” ed estremo ma purtroppo è tutt’altro che raro assumere queste sostanze con l’acqua del rubinetto, sia a causa di vecchie tubature, sia a causa di terreni contaminati.
Mi fa piacere quindi poter annunciare che nel numero di”Scienza e Conoscenza” n.40, appena uscito (ved. http://www.scienzaeconoscenza.it/data/newsletter/scienza_e_conoscenza_n_40.htm?idn=452&idx=0&idlink=2 ) è pubblicata la prima parte dell’articolo che ho scritto sull’inquinamento ambientale, su alcune importanti misure di difesa e prevenzione e sulla terapia disintossicante-chelante, al giorno d’oggi opportuna per tutti.
Consiglio vivamente di leggere questo articolo (non solo perché l’ho scritto io :-)) ma perché si tratta effettivamente di un argomento al quale andrebbe dedicata la massima attenzione, e che viene ancora troppo spesso ignorato anche in campo medico!

Nuova terapia per l’asma: un “successo”
Come forse il lettore avrà capito dalle virgolette, il termine “successo” è da me inteso in senso piuttosto ironico, mentre purtroppo nell’articolo che cito si parla effettivamente di un successo, in senso non ironico. Ecco di che si tratta:
un recente numero di un prestigioso periodico americano di medicina respiratoria (Am. J. Respir. Crit. Care Med. 2012; 185: 709-714) pubblica un articolo dal titolo: “Bronchial Thermoplasty for Severe Asthma”, in cui si parla di una nuova procedura, di “termoplastica bronchiale” approvata dalla FDA (e rimborsata, per un modico costo di circa 20.000 €, dal sistema americano di assicurazioni) per casi di asma non lieve. In questa procedura, tramite un catetere inserito nelle vie respiratorie, somministrando calore alle pareti di queste vie respiratorie vengono distrutti, bruciandoli, degli strati di muscolatura liscia, in modo da ridurre la loro possibilità di contrarsi, impedendo così le contrazioni che negli asmatici rendono appunto disagevole la respirazione. A quanto affermato dal dr. Castro, dell’Università di Washington, “entro pochi mesi i pazienti si sentono meglio e sono in grado di ridurre i loro dosaggi di medicinali”. A quanto asserito, questa procedura costituirebbe “l’unica terapia non farmacologica a disposizione del 5-10% di pazienti che non riesce a controllare l’asma con le medicine, o nei quali le medicine usate provocano effetti collaterali considerevoli”. Dopo questa procedura i pazienti hanno riscontrato una diminuzione del 32 % negli attacchi asmatici. La diminuzione non è stata peraltro molto superiore rispetto a quella di un gruppo placebo.
Può darsi in effetti che questa procedura, a mio avviso piuttosto distruttiva (si tratta pur sempre di bruciare una parte dell’organismo) possa essere utile in casi in cui assolutamente non si riesce ad ottenere alcun successo con altre terapie, ma si afferma decisamente una cosa non vera quando si dice che si tratta dell’ “unica terapia non farmacologica che consente di ottenere dei successi in caso di asma che non risponde alle consuete medicine”.
Possibile che continuino a sfuggire all’attenzione degli specialisti medici e dei redattori di articoli scientifici, le varie sperimentazioni che, fin dal 1994, hanno provato, in numerosi studi universitari in doppio cieco (pubblicati su prestigiose riviste scientifiche) l’efficacia del metodo Buteyko per l’asma?

Avviata in Nuova Zelanda una nuova sperimentazione sul metodo Buteyko
E’ di questi giorni la notizia che in Nuova Zelanda dove, come in Australia, vi è un numero particolarmente elevato di asmatici, (un bambino su 4 soffre di asma) verrà avviato uno studio su vasta scala per sperimentare l’efficacia del metodo Buteyko (ved. http://www.scoop.co.nz/stories/SC1204/S00042/new-study-to-help-reduce-asthma-burden-in-new-zealand.htm ) . Come si afferma nel comunicato: “tutti e sette gli studi pubblicati sul metodo Buteyko, compresi i due pubblicati sul New Zealand Medical Journal, hanno dimostrato dei risultati possitivi (tra cui una riduzione di broncodilatatori nella misura dell’80-90%) ottenuti con il metodo Buteyko”. Occorrono quindi, continua l’articolo “studi su larga scala” su questo metodo.

Se da una parte fa ovviamente piacere vedere che viene avviato ancora uno studio su Buteyko, dall’altra non si può evitare di chiedersi come mai, quasi 20 anni dopo il primo studio universitario in Australia in doppio cieco, e dopo gli altri studi già effettuati e pubblicati su prestigiose riviste scientifiche, si continua a non prender atto degli eccezionali risultati ottenuti con il metodo Buteyko per l’asma? Quanti studi “su più larga scala” si pensa di dover ancora effettuare prima di riconoscere l’efficacia di questo metodo, che nel peggiore dei casi non produce risultati positivi ma comunque, se ben praticato non può far male e può essere anche applicato insieme alle medicine (che vengono ridotte man mano che si ottengono dei miglioramenti)? Gli “studi su più larga scala” sarebbero in effetti necessari per dei trattamenti invasivi e pesanti come quello, sopracitato, della “termoplastia bronchiale”, che invece è riconosciuto e rimborsato negli Usa, senza che si pensi a tentare perlomeno Buteyko prima di “bruciare” degli strati di muscolatura.
-Asma e medicine contro l’acidità di stomaco
Ed infine ancora una notizia su uno studio interessante. E’ noto che chi soffre di asma soffre spesso, per motivi non ancora ben chiariti, anche di reflusso gastroesofageo e prende quindi con una certa frequenza, per evitare acidità e bruciori di stomaco, degli inibitori della pompa protonica . Era stato anzi da alcuni ipotizzato che questi inibitori svolgessero –sempre in base a meccanismi non ancora ben chiariti-, qualche effetto benefico anche per l’asma.
L’edizione del 25 gennaio scorso del Journal of the American Medical Association riferisce invece i risultati di uno studio condotto recentemente negli USA su 306 bambini e ragazzi con asma non ben controllata.
Dopo 6 mesi si è constatato che quanto all’asma non si era verificato, nel gruppo al quale era stato somministrato un inibitore dell’ acidità gastrica, un miglioramento superiore rispetto al gruppo al quale era stato somministrato il placebo. Si era al contrario constatato che il gruppo al quale era stato somministrato questo farmaco si erano verificati con maggior frequenza eventi negativi come mal di gola, bronchiti ed infezioni respiratorie il che, come ha commentato il direttore dello studio, rende consigliabile non somministrare questo tipo di farmaci agli asmatici nell’intento di ottenere dei miglioramenti nel controllo dell’asma.

 

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