Lunghezza dell’attenzione correlata al respiro
Nel Notiziario di qualche anno fa, dopo aver scritto alcune frasi un po’ lunghe ma –spero- interessanti, concludevo dicendo: “…ora osservatevi: scommetto che nel leggere queste frasi, che accennano a come migliorare il funzionamento del cervello, stavate trattenendo il respiro, come si fa in genere quando si legge qualcosa che suscita il nostro interesse “.
Vorrei tornare sull’argomento, citando alcune osservazioni dello scienziato Win Wenger, autore del libro “Il Fattore Einstein” e di numerosi studi diretti a migliorare il funzionamento dell’attenzione, della memoria e in genere del cervello, del quale ho parlato anche il mese scorso. Win Wenger, (che scriveva oltre 20 anni fa quando nessuno, negli USA, aveva ancora sentito parlare di Buteyko) osservava che quando si inizia a leggere una frase o ad osservare qualcosa che richiede attenzione, inconsciamente si trattiene il respiro, che si rilascia quando si arriva alla fine della frase; si prende poi un altro respiro passando alla frase successiva; ovviamente è possibile, con uno sforzo cosciente, evitare l’effetto di questo “interruttore automatico” dell’attenzione, che scatta quando si deve prendere un nuovo respiro, ma ciò richiede appunto uno sforzo cosciente, e quindi uno sforzo doppio per leggere e fare attenzione a qualcosa di interessante.
Wenger osserva che “se dovete riprendere fiato e la vostra attenzione pertanto si interrompe prima che abbiate finito di leggere una frase, allora non è facile per voi capire subito il significato della frase che avete letto… e se in genere avete bisogno di riprendere fiato dopo pochi secondi, dopo un tempo inferiore a quello necessario per arrivare al termine di molte delle frasi che leggete, allora è più difficile per voi capire subito e bene il senso di quello che state leggendo”.
Quando ho letto queste osservazioni di Wenger sono anche personalmente rimasta contenta; mi viene infatti a volte detto, anche da lettori di questo Notiziario, che ho la tendenza a scrivere frasi troppo lunghe e che, per essere capita meglio, dovrei cercare di scrivere frasi più brevi. Si vede appunto che la mia tendenza a scrivere frasi lunghe è causata dalla mia Pausa-Controllo (termine che i lettori di questo Notiziario conoscono bene), pausa-controllo che non può che essere lunga in chi, come me, insegna Buteyko da 10 anni J!
Avrete osservato anche voi che soprattutto i giovani al giorno d’oggi tendono a non leggere molto, a scrivere su Facebook frasi con non più di 3 parole (oltretutto abbreviate, negli SMS) e quasi nessuno, in articoli di giornali, libri ecc., scrive ancora le frasi lunghe mezza pagina, con una complessa “struttura architettonica”, che si trovano negli scritti di alcuni decenni fa.

ADHD (disordine di deficit d’attenzione ed iperattività)
Dopo aver letto quanto sopra, è venuto anche a voi in mente un collegamento tra il modo di respirare/lunghezza della spanna d’attenzione e l’ADHD, la cui frequenza sta aumentando in modo esponenziale tra i bambini? Ho parlato dell’ADHD in passati numeri del Notiziario, mettendo in rilievo che, per certi aspetti, si tratta di una delle numerose “malattie inventate”, causata in buona parte dalle condizioni innaturali in cui i bambini, che per natura hanno bisogno di muoversi, sono al giorno d’oggi già in tenera età tenuti immobili nei banchi di scuola per molte ore; ed anche a casa, in condomini in cui non devono dar fastidio al vicino del piano di sotto, non possono correre e saltare e si abituano a trascorrere molte ore immobili davanti alla televisione e con videogiochi. Nel mio libro “Attacco all’Asma… e non solo” ho spiegato diffusamente come la mancanza di movimento al giorno d’oggi sia uno dei motivi fondamentali del deterioramento del riflesso respiratorio automatico; il “respiro corto” proprio di numerosi bambini può essere collegato, (come confermato da quanto osservato da Wenger decenni prima che il problema dell’ADHD nei bambini venisse delineato) al problema del deficit d’attenzione ed iperattività in questi bambini.
Vi sono tuttavia indubbiamente anche altri fattori in gioco in relazione alla tematica dell’ADHD, sempre più importante e sulla quale mi riprometto di tornare prossimamente.

Pet-therapy
Una delle terapie usate per vari disordini anche nei bambini è quella costituita dal contatto con gli amici-animali. E’ noto l’effetto benefico per l’educazione dei bambini offerto dall’interagire in particolare con i cani; una delle conseguenze negative costituite dall’ipersensibilità allergica propria di numerosi bambini, in particolare asmatici ma non solo, è costituita appunto dal fatto che sono allergici ai peli di cani e gatti e quindi devono limitare il contatto con loro. Ed anche chi non è allergico deve comunque fare attenzione agli antiparassitari ed altre sostanze spesso presenti sul pelo di questi animali.
Un recente studio di una società americana che studia appunto questa terapia osserva che l’impiego degli animali è utile per il miglioramento della salute e della qualità della vita, ma che gli animali impiegati devono superare un test che ne valuti lo stato sanitario.
Nella pet-therapy vengono coinvolti generalmente i cani o i gatti, ma si stanno diffondendo sempre di più anche approcci in cui vengono impiegati in particolare:
-Cavalli (ippoterapia): impiegati in terapie mediche, psicologico-educative, riabilitative, per bambini autistici, bambini con sindrome di Down, persone con problemi motori e comportamentali.
-Delfini (Delfinoterapia): le loro potenzialità, secondo questo studio, sarebbero enormi nel trattamento dei disturbi della comunicazione, dell’autismo, della depressione; (e di questa terapia parlavo, in relazione alla fibromialgia, in un mio articolo a questo link:guide.supereva.it/patologie_croniche/interventi/2008/11/effetto-benefico-di-alcune-frequenze )
A proposito della pet-therapy mi viene spontanea l’osservazione che quando si accarezza un cane o un gatto ci si rilassa e si respira in modo più tranquillo, ma ovviamente, a chi conduce questo tipo di studi non viene quasi mai in mente di osservare anche il modo di respirare, tra i vari fattori che possono influire sul risultato dello studio.
In relazione all’autismo, per il quale la pet-therapy sembrerebbe avere qualche utilità, mi sembra interessante segnalare anche un altro approccio, emerso recentemente: si tratta dell’ossitocina;
(ved. ad es. www.emergenzautismo.org/content/view/858/48/ )

Ossitocina, “l’ormone delle coccole”:
L’ossitocina è un ormone di cui, quando studiavo medicina, ci avevano parlato solo in relazione alla sua funzione diretta a potenziare le contrazioni durante il parto, e per la sua funzione in relazione all’allattamento. Sta invece emergendo sempre di più, negli ultimi anni, il ruolo, nello stimolare sentimenti affettuosi, amorevoli e di fiducia, di questo ormone che a quanto pare si forma, anche negli uomini e nei bambini, in quantità maggiore durante carezze ed abbracci (tra madre e figli, ma anche, in generale, tra uomini e donne e bambini; da qui il nome, ormai diffuso, di “ormone delle coccole-the cuddling hormone”). Si ipotizza pertanto (e vi sono alcuni studi che indicano in questa direzione), che questo ormone possa rivelarsi utile anche nel trattamento di malattie neurologiche come autismo, schizofrenia, depressione, ed altre in cui sia implicato lo stato emotivo del paziente.
Mi viene spontanea a questo proposito l’osservazione che i benefici della pet-therapy, sopracitata, possano essere dovuti anche al fatto che le carezze al proprio gattino o cucciolotto stimolano la produzione di questo ormone, e sarebbe interessante anche osservare (ma ovviamente, come accennato, nessuno ci pensa!) in quale modo cambia il respiro quando aumenta o diminuisce l’ossitocina in circolo.
Nel mio libro su Buteyko insisto comunque sul fatto che l’ottimizzazione del respiro non può che migliorare la situazione di equilibrio ormonale, e l’ossitocina va ovviamente considerata nel contesto del generale quadro ormonale; particolarmente interessanti sono in questo contesto i rapporti tra ossitocina e buon funzionamento della tiroide. (sull’argomento ved. ad es. un interessante articolo sul Journal of physiology and pharmacology 2004, vol. 55, no2, pp. 423-441: Vasopressin and oxytocin release and the thyroid function)

Tiroide, mercurio ed altri problemi
Nel quadro dell’equilibrio ormonale riveste particolare importanza la tiroide, dato l’aumento esponenziale di problemi riguardanti la tiroide ai quali assisto nella mia attività medica; l’ipotiroidismo è tra l’altro un problema sottodiagnosticato (ved. sull’argomento quanto scrivo a questo link: http://saluteglobale.com/tinnito.html)
Rivestono un ruolo particolare, in relazione al funzionamento della tiroide, i fattori inquinanti con i quali nell’ambiente moderno ci troviamo alle prese, tra i quali soprattutto il mercurio.
Nello scorso numero del Notiziario criticavo il ritiro dal commercio delle vecchie lampadine, colpevoli di contribuire all’aumento di CO2 nell’aria, e la loro sostituzione con lampade che, oltre a non far bene agli occhi (ved. www.agopunturaocchi.it ) contengono mercurio. Vedo oggi, sul numero del 12 marzo del rinomato periodico tedesco “Der Spiegel” (e la Germania è sempre stata all’avanguardia nella tematica ambientale), lo stesso tipo di critica: ognuna di queste nuove lampadine contiene fino a 5 mg. di mercurio. Il mercurio è una sostanza che evapora a già a temperatura ambiente e, come osserva il prof. Zoelner del laboratoria di chimica analitica di Delmenhorst “il mercurio respirato arriva al cervello ed ogni infinitesimale quantità di mercurio rende il cervello un po’ meno efficiente”, per non parlare, continua Der Spiegel, dei pericoli quando una di queste lampadine si rompe, e del problema dell’accumulo di mercurio nei rifiuti contenenti queste lampadine.
Sui problemi neurologici come autismo, depressioni ed altri, attualmente in una fase di forte aumento, influiscono peraltro numerosi fattori, dei quali parlerò più a fondo nel prossimo Notiziario.
Buon inizio di Primavera a tutti!

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