Il numero delle persone che soffrono di stanchezza cronica è in rapida crescita da oltre un decennio. Cosa può fare chi si sente “stanco di essere sempre stanco“?
La prima cosa da fare è ovviamente cercare la/le cause di fondo del problema. Questa ricerca è peraltro spesso tutt’altro che facile. Occorre prima di tutto effettuare i vari test diagnostici diretti a controllare la normalità dei valori fisiologici ( eventuale presenza di anemia, ipotirodismo, situazione del sistema endocrino e molto altro, con visite mediche approfondite.) Accade tuttavia, non troppo raramente, che dai test tutti i valori controllati risultino normali , ma che ciò nonostante si continui ad essere troppo stanchi per fare dei “salti di gioia” quando si apprendono i risultati favorevoli di tutti i test effettuati.
Che fare in questi casi? Provo qui a dare solo alcuni brevi consigli; (ci vorrebbe più di un libro per trattare a fondo l’argomento!)
Ovviamente, un fattore essenziale da esaminare in questi casi è il modo di respirare: se infatti l’ossigeno, pur entrando in buona quantità nei polmoni e passando da questi nel sangue, non riescere poi a passare in quantità sufficiente dal sangue alle cellule, allora i mitocondri, e cioè le “centrali energetiche” che si trovano all’interno delle cellule, non riescono a produrre ed a fornire al nostro organismo la quantità di energia necessaria per sentirsi “ vivaci ed In buona forma”.
Il collegamento del il modo di respirare con la stanchezza cronica (e con vari altri problemi di salute in cui tutti i test diagnostici danno valori normali) è un argomento trattato a fondo ad es. dal Dr. J. Lindh, (primario dell’ospedale svedese di Falu ed autore di vari studi) nel recente libro “Sintomi inspiegabili da un punto di vista medico”, (di cui ho parlato nel mio Notiziario del maggio 2017; ved. www.buteyko.it/?page_id=1588 ), in cui egli tra l’altro scrive: “…Ciò che avevo notato era che molti dei miei pazienti con svariati problemi e malattie croniche avevano dei problemi relativi al respiro. Spesso avevano una lieve forma di iperventilazione , il che significa che avevano troppo ossigeno ma troppo poca anidride carbonica (CO2 ) nel sangue. Iniziai a misurare i livelli di CO2 in vari miei pazienti, trovando la conferma che molti di loro iperventilavano. Collegato a questa iperventilazione era presente un disordine respiratorio funzionale caratterizzato da involontarie tensioni nei muscoli respiratori, nella nuca, gola, torace e schiena, il che portava ad un respiro affannoso, dolori toracici ecc. Secondo me l’ipocapnia (carenza di Co2 causata da iperventilazione) porta ad un’ elevata eccitabilità nei nervi e muscoli”.
Egli arriva pertanto alla conclusione che queste non buone abitudini respiratorie spesso sono la causa di problemi di salute come la sindrome della stanchezza cronica, dolori vari, insonnia, problemi gastrointestinali, stress ed ansia, e sono molto spesso presenti nei casi di persone che non si sentono bene e lamentano varie disfunzioni ma in cui i test consueti, (che purtroppo spesso non prendono in considerazione il modo di respirare) sono normali, e conclude affermando di aver scritto il suo libro anche con lo scopo di attirare l’interesse dei suoi colleghi medici sull’importanza di buone abitudini respiratorie.
Stress cronico . Studio sulla “Sindrome da esaurimento” condotto da ricercatori di Università svedesi
In stretto collegamento con l’argomento trattato sopra cito anche questo recente studio dal titolo “Hyperventilation and exhaustion syndrome” (Iperventilazione e sindrome di esaurimento) di Heli Ristiniemi RPT (Researcher)1 , Aleksander Perski PhD (Associate Professor)2 , Eugene Lyskov PhD, MD (Associate Professor)3 and Margareta Emtner PhD (Professor)4 1 Stress Clinic, Stockholm, Sweden, 2 Stress Research Institute, Stockholm University, Stockholm, Sweden, 3 The Centre for Musculoskeletal Research, G€avle University, G€avle, Sweden and 4 Department of Medical Sciences and Neuroscience, Uppsala University,Uppsala, Sweden. Scand J Caring Sci; 2014; 28; 657–664
In questo studio si osserva che lo stress cronico è in Svezia tra le diagnosi più frequenti, per lo più nella forma della forma della sindrome da esaurimento, e che la maggioranza dei pazienti con questo disturbo ha anche disturbi nella respirazione, nella forma dell’iperventilazione, e che lo scopo dello studio era appunto quello di studiare il nesso tra l’iperventilazione e la sindrome da esaurimento.
Nello studio l’iperventilazione è, come noto, definita come “…una respirazione che eccede le esigenze metaboliche “, definizione usata per la prima volta da Kerr et al. nel 1938 (!) per descrivere pazienti con sintomi somatici di ipocapnia (carenza di CO2 provocata dall’iperventilazione) ed ansia” e si osserva che “…la maggioranza dei pazienti iperventilanti… ha un modo di respirare prevalentemente toracico, un livello più elevato di ansia ed una qualità di vita inferiore “
Dopo un training eseguito con vari metodi per cercare di ridurre l’iperventilazione con vari metodi (non si menziona il metodo Buteyko, probabilmente non noto ai ricercatori) lo studio arriva alla conclusione che “…il cambiamento nei livelli di iperventilazione è risultato come correlato a cambiamenti analoghi nei livelli della sindrome di esaurimento, nelle condizioni mentali e qualità di vita.”
Vengono inoltre menzionati numerosi studi precedenti che hanno riportato analoghi risultati positivi in relazione a vari altri problemi (ansia, asma, problemi respiratori ed altro) osservando, quanto all’asma, che “nel trattamento dell’asma, al riaddestramento respiratorio sono state abbinate anche altre componenti informative e pratiche ma la modifica dei modelli respiratori è la componente centrale nella maggior parte dei programmi” , e citando a questo proposito i risultati dello studio “The role of breathing training in asthma management” (Il ruolo della respirazione nella gestione dell’asma) di Bruton A, Thomas M. , su Curr Opin Allergy Clin Immunol 2011; 11: 53–57.
Altri fattori: tra cui l’approccio psicologico, l’’alimentazione carente delle necessarie sostanze nutritive e l’intossicazione causata dalle sostanze dannose in continuo aumento nel nostro ambiente inquinato.
Ovviamente per risolvere il problema della stanchezzza cronica anche nei soggetti in cui i test diagnostici effettuati danno buoni valori occorre prendere in considerazione e migliorare non solo il modo di respirare ma anche vari altri fattori.
Tra questi altri fattori da considerare ne menziono alcuni:
— La disintossicazione e l’alimentazione ; come ho scritto all’inizio del mio articolo “Breve introduzione alla terapia chelante”, pubblicato nel 2014 su “Scienza e Conoscenza” (ved. www.scienzaeconoscenza.it/prodotti/breve-introduzione-alla-terapia-chelante):
“Se dovessi riassumere in una sola, semplice frase, quella che è la base del mantenimento, o della riacquisizionedella salute direi che è necessario che restino/tornino fuori dall’organismo umano tutti gli elementi tossici che impediscono un buon funzionamento dei processi fisiochimici nei miliardidi cellule che lo compongono, e che vi siano invece nell’organismo tutte le sostanze essenziali di cui queste cellule hanno bisogno per funzionare bene“.
Questa frase è “semplice” ma cercare di ottenere questo risultato è al giorno d’oggi tutt’altro che semplice, data la quantità, in crescita esponenziale, delle tossine alle quali siamo ormai esposti . SI può cercare di limitare il danno comprando dei prodotti biologici per l’alimentazione e per la cura della casa e del corpo, ma restiamo comunque esposti alle tossine, difficili da evitare, nell’aria, nell’acqua, nei terreni ed in tante sostanze che maneggiamo. E’ pertante iconsigliabile effettuare periodicamente una terapia chelante. Ho approfondito l’argomento nel mio libro “La Terapia Chelante” (ved. www.macrolibrarsi.it/libri/__la-terapia-chelante-libro.php).
Purtroppo su questo argomento emergono in continuazione nuove notizie su nuovi effetti tossici in precedenza non molto noti. Ho pertanto scritto un nuovo articolo, per Scienza e Conoscenza, (ved. www.scienzaeconoscenza.it/prodotti/scienza-e-conoscenza-n-62 dal titolo “Glifosato & Co.: vi presento gli interferenti endocrini”. Gli interferenti endocrini sono delle sostanze che compromettono il buon funzionamento di tutto il nostro sistema endocrino/ormonale ; appare pertanto evidente il danno che provocano .
Quanto in particolare ad una “buona alimentazione”, oltre al problema delle sostanze tossiche (antiparassitari, diserbanti ecc.) con cui sono venuti a contatto molti alimenti, occorre tenere presente l’altro aspetto menzionato, e cioè la carenza di varie sostanze vitali e necessarie, carenza causata dalle attuali pratiche di conservazione e di coltivazione agricola. E’ pertanto quasi inevitabile ,al giorno d’oggi, ricorrere ad integratori contenenti vitamine, enzimi e minerali (ved. sull’argomento il mio libro “Attacco alle “diete” uguali per tutti”- www.amazon.it/Attacco-alle-diete-uguali-tutti-ebook/dp/B01N7E64HX )
DI particolare importanza è la carenza di vari minerali, di importanza vitale per per promuovere il metabolismo, per trasmettere impulsi nervosi ed altro. Vi sono tra l’altro anche dei miinerali (cromo, vanadio ed altri) che, pur tossici, sono indispensabili in quantità infinitesimali . La carenza di minerali è oggi diffusissima, Occorre peraltro una particolare cautela nell’assumere gli integratori contenenti minerali. Ciò non solo, ovviamente, per non superare le quantità infinitesimali oltre le quali certi minerali diventano tossici ma anche per mettere in atto il “giusto rapporto ” che deve sussistere nella presenza di vari altri minerali, pur non dannosi se non in quantità inappropriata (come ad es. il ferro ed il rame che vanno presi solo in caso di carenza accertata e non vanno somministrati a chi soffre di determinate patologie)
Quanto ai giusti rapporti di veri minerlai l’uno con l’altro: ad esempio il calcio ed il magnesio devono essere presenti, l’uno rispetto all’altro, in determinate proporzioni per regolare in modo ottimale la glicemia; il sodio rispetto non solo al potassio ma anche al magnesio per assicurare un buon funzionamento delle ghiandole surrenali: il calcio rispetto al fosforo, il rame rispetto allo zinco e vari altri rapporti. Occorre quindi la consulenza di un nutrizionista esperto ed è consigliabile l’effettuazione di analisi dirette ad accertare, con la procedura della spettrofotometria la presenza dei minerali depositati nei tessuti.(ved. www.macrolibrarsi.it/speciali/siamo-tutti-intossicati.php ).
L’idratazione
SI tratta di un argomento che sto approfondendo da anni. Ne ho parlato spesso nei passati Notiziari ed ora vi sono alcune novità che esporrò prossimamente.
–L’aspetto psicologico-emotivo che verrà approfondito nel corso che terrò a Milano l’8 luglio prossimo insieme al Prof. Lucio Ongaro (ved. sotto) sull’approccio psicosomatico per vari problemi (la respirazione svolge un fatti un ruolo di “ponte” tra psiche (mente) e soma (corpo).