Metodo Buteyko: nuove sperimentazioni Recenti nuove sperimentazioni, studi e raccomandazioni sull’efficacia della normalizzazione del respiro con il Metodo Buteyko

In Germania

Il metodo Buteyko è ora ufficialmente raccomandato anche in Germania-  Durante la mia recente visita in Germania,  (dove la collega Dr. Silvia Smolka sta da molti anni praticando e diffondendo il metodo Buteyko; ved. www.atemweite.de)  ho appreso la buona notizia che ora anche in Germania è sempre più riconosciuta l’efficacia di questo metodo.

Dopo i precedenti riconoscimenti in altri paesi e dopo che, in Gran Bretagna, nel 2008, il metodo Buteyko era stato definito dalla Società Toracica Britannica come “il metodo di medicina complementare più efficace  per l’asma”, ora in Germania, dopo che nelle linee guida “ufficiali” per il trattamento dell’asma il metodo Buteyko veniva in precedenza definito come “non sufficientemente provato”, nell’ultima versione di queste linee guida, formulata dalla Camera Federale dei Medici, Buteyko viene definito come “l’unico metodo fisioterapeutico respiratorio per il quale è stata provata l’utilità per la riduzione dei sintomi e l’uso di
broncodilatatori in numerosi studi”;  vengono poi menzionati  questi
studi  (ed ovviamente sono menzionati solo gli studi  in lingua
inglese), continuando   ad ignorare le decine di studi in lingua russa
pubblicati 50 anni fa!

Comunque, finalmente anche la Germania, paese da
sempre all’avanguardia nel campo della medicina alternativa, ha   preso
in considerazione e riconosciuto l’efficacia del metodo Buteyko.

In Egitto e nelle Filippine

Nuove sperimentazioni, in Egitto e nelle Filippine, confermano l’efficacia del metodo Buteyko per l’asma   .

 Alle numerose sperimentazioni cliniche   che ormai da molti anni confermano l’efficacia del metodo Buteyko per l’asma, se ne sono   aggiunte altre due, di cui sono recentemente venuta a conoscenza, in Egitto e nelle Filippine per cui, a seguito dei risultati della sperimentazione in Egitto, si può ora dire, con l’aggiunta dell’Africa,  che l’efficacia di questo metodo è stata provata in tutti e 5 i continenti!

La sperimentazione in Egitto è stata effettuata da terapeuti   del dipartimento di medicina toracica  dell’Università del Cairo, ed il relativo articolo, dal titolo  “Effetti della tecnica di respirazione Buteyko su pazienti con asma bronchiale” è stato pubblicato sul periodico medico egiziano dedicato a malattie toraciche e tubercolosi (  Egyptian Journal of Chest Diseases and Tuberculosis (2012) 61, 235-241) .

 La sperimentazione è stata condotta su 40 partecipanti asmatici,  20 dei quali  hanno praticato  la tecnica Buteyko oltre a ricevere i consueti trattamenti farmacologici, mentre gli altri 20   hanno ricevuto solo  i trattamenti farmacologici.

Alla fine della sperimentazione, durata 6 settimane, si è visto che i partecipanti del gruppo Buteyko avevano migliorato la funzionalità polmonare, come misurata dalla spirometria, del 51%,  contro  al 3,6% del gruppo di controllo; avevano inoltre riscontrato una diminuzione dei sintomi giornalieri di asma pari al 52%, contro allo 0,8% del gruppo di controllo, ed avevano diminuito l’uso di  cortisonici nella misura del 33%, contro  al 15%del gruppo di controllo. Era inoltre aumentata del 69% anche  la Pausa-controllo (PC- termine ben noto ai lettori del Notiziario), contro ad un 8% nel gruppo di controllo.

 Non si può che condividere l’osservazione degli sperimentatori alla conclusione dello studio, e cioè: “Si sta aprendo una nuova prospettiva con il riconoscimento che un volume respiratorio corretto è fondamentale per mantenere una buona salute””.

La sperimentazione nelle Filippine è invece stata condotta, presso l’Università di Santo Tomas, Manila, su un gruppo di bambini asmatici di 7-11 anni. Per un periodo di 4 settimane a metà dei bambini sono stati insegnati e fatti eseguire degli esercizi Buteyko, in aggiunta ai trattamenti consueti. Al termine delle 4 settimane, mentre nel gruppo di controllo non si è notato alcun cambiamento rilevante, nel gruppo di bambini che aveva effettuato gli esercizi Buteyko  si è  notato un significativo miglioramento.

E’ interessante il fatto che dopo due  settimane non si era ancora notato, nel gruppo Buteyko, alcun miglioramento significativo; i miglioramenti sono apparsi solo dopo la terza e, ancora di più, dopo la quarta settimana.

Si tratta di una ulteriore conferma di quanto non mi stanco di ripetere a chi, non notando con Buteyko   dei miglioramenti immediati si scoraggia e smette di fare gli esercizi, e cioè: delle abitudini respiratorie sbagliate durate anni non possono essere corrette in pochi giorni (e negli adulti occorre in genere più tempo che nei bambini); è necessario avere un po’ di pazienza e perseverare!

In Nuova Zelanda

Dove, come in Australia, vi è un numero particolarmente elevato di asmatici, (un bambino su 4 soffre di asma) verrà avviato uno studio su vasta scala per sperimentare l’efficacia del metodo Buteyko (ved. http://www.scoop.co.nz/stories/SC1204/S00042/new-study-to-help-reduce-asthma-burden-in-new-zealand.htm) .

Come si afferma nel comunicato: “tutti e sette gli studi pubblicati sul metodo Buteyko, compresi i due pubblicati sul New Zealand Medical Journal, hanno dimostrato dei risultati possitivi (tra cui una riduzione di broncodilatatori nella misura dell’80-90%) ottenuti con il metodo Buteyko”.

Occorrono quindi, continua l’articolo “studi su larga scala” su questo metodo.

Se da una parte fa ovviamente piacere vedere che viene avviato ancora uno studio su Buteyko, dall’altra non si può evitare di chiedersi come mai, quasi 20 anni dopo il primo studio universitario in Australia in doppio cieco, e dopo gli altri studi già effettuati e pubblicati su prestigiose riviste scientifiche, si continua a non prender atto degli eccezionali risultati ottenuti con il metodo Buteyko per l’asma?

Quanti studi “su più larga scala” si pensa di dover ancora effettuare prima di riconoscere l’efficacia di questo metodo, che nel peggiore dei casi non produce risultati positivi ma comunque, se ben praticato non può far male e può essere anche applicato insieme alle medicine (che vengono ridotte man mano che si ottengono dei miglioramenti)?

Gli “studi su più larga scala” sarebbero in effetti necessari per dei trattamenti invasivi e pesanti come quello, sopracitato, della “termoplastia bronchiale”, che invece è riconosciuto e rimborsato negli Usa, senza che si pensi a tentare perlomeno Buteyko prima di “bruciare” degli strati di muscolatura.

In Gran Bretagna

La British Thoracic Society, a seguito di una valutazione di numerosi casi clinici e delle sperimentazioni effettuate, ha innalzato la classifica del metodo Buteyko alla lettera “B”, riservata alle cure per le quali l’efficacia è provata da “revisioni sistematiche di livello elevato, effettuate su casi singoli o studi di gruppo” e per le quali è molto basso il rischio che i risultati positivi ottenuti siano stati causati da confusioni e preconcetti o da fattori casuali.

In effetti, come i lettori sanno, vi sono varie sperimentazion in doppio cieco, effettuate presso cliniche universitarie di tutto rispetto in Australia, Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti e Gran Bretagna, che provano l’efficacia del metodo Buteyko per l’asma; il numero di queste sperimentazioni è elevato se si considera che non vi è ovviamente alcuna ditta farmaceutica disposta a finanziare questo tipo di sperimentazioni. In aggiunta alle sperimentazioni effettuate specificamente sul metodo Buteyko, occorre tuttavia tenere presente che vi sono centinaia di studi e sperimentazioni che provano gli effetti negativi (sia per l’asma che per vari altri problemi di salute) dell’iperventilazione (eccesso di respiro in relazione alle esigenze del momento) e dell’ipocapnia (carenza di CO2); ed il metodo Buteyko è a mio avviso appunto il modo più efficace per mettere riparo a questi due problemi, consentendo di ristabilire un ritmo normale-giusto di respiro e, di conseguenza, dei tassi normali-fisiologici di CO2.

Molti di questi studi risalgono a date abbastanza “antiche” e sembra abbastanza “strano” il fatto che ancora non ne siano state tratte le opportune conclusioni operative, e che non sia stata loro dedicata l’attenzione necessaria.

Cito qui, solo a titolo di esempio, uno studio risalente al 1988 ed un’altro del 2008
1) Quello del 1988 è pubblicato sul British Journal of Psychiatry : G Hibbert and D Pilsbury The British Journal of Psychiatry (1988) 153: 687-689 doi:10.1192/bjp.153.5.687
“Demonstration and treatment of hyperventilation causing asthma.”(Dimostrazione e trattamento dell’iperventilazione che causa l’asma), nel quale si afferma che: “Hyperventilation, leading to airways cooling, will cause bronchoconstriction in vulnerable individuals” but, “ the role of hyperventilation in causing asthma attacks may be overlooked”. (“L’iperventilazione, provocando un raffreddamento delle vie respiratorie, può causare una broncocostrizione nelle persone vulnerabili” ma ”il ruolo dell’iperventilazione nel causare attacchi di asma può sfuggire all’attenzione”.)
2) In quello del 2008, pubblicato su Ann Behav Med. 2008 Feb;35(1):97-104.
si conclude che “gli interventi medici comportamentali dovrebbero affrontare il problema dell’iperventilazione nell’asma”, osservando che “è possible che l’ipocapnia provochi dei sintomi che i pazienti asmatici non possono controllare mediante l’uso delle loro medicine per l’asma.”
Centinaia di altri studi “ufficiali” provano il ruolo dannoso dell’iperventilazione e dell’ipocapnia. Come scrivevo in un mio Notiziario del 2008 e come non mi stanco di ripetere: “Le basi scientifiche sulle quali è fondato il metodo Buteyko sono straprovate ed e’ assurdo che non se ne traggano, come ha invece fatto Buteyko, le logiche ed evidenti deduzioni pratiche quanto al modo di respirare. Riporto qui ancora un estratto tratto dalle centinaia di articoli scientifici sull’argomento. Da:Il Pensiero Scientifico Editore, 12/07/2005
”Rischi dell’ossigeno-terapia: la risposta è l’anidride carbonica . Medici e paramedici che somministrano ossigeno ai loro pazienti potrebbero far loro più male che bene: lo sostiene una ricerca pubblicata sulla rivista “Chest” e destinata a creare scompiglio nell’ambiente medico. “L’ossigeno puro riduce l’afflusso di sangue agli organi e ai tessuti aumentando la ventilazione”, spiega Steve Iscoe, pneumologo del Department of Anesthesia del Toronto General Hospital e leader del team di ricercatori della Queen’s University di Kingston in Canada, autori dello studio. “L’aumento della ventilazione, colpevolmente quasi mai considerato, ‘spazza via’ l’anidride carbonica e questo restringe i vasi sanguigni. Quando si aggiunge la CO2 alla miscela di aria contenuta nelle bombole però i vasi sanguigni tornano a dilatarsi, aumentando il flusso sanguigno e permettendo ad una maggior quantità di ossigeno di raggiungere le aree-chiave del cervello e del cuore”.
Che fare quindi? Trarre da tutti questi studi le dovute conclusioni quanto alla necessità di ottimizzare il nostro modo di respirare!!

In India

…. Una nuova sperimentazione clinica in doppio cieco è stata condotta, in India, presso la Manipal University, (Mangalore College of Allied Health Sciences, Manipal University, Manipal Hospital, Bangalore, -2Department of Pulmonary Medicine, Kasturba Medical College, India- Venkatesan Prem1, Ramesh Chandra Sahoo2 and Prabha Adhikari2-CLINICAL REHABILITATION) con il titolo “Comparazione degli effetti delle tecniche di respiro Buteyko e Pranayama sulla qualità di vita di pazienti asmatici-uno studio randomizzato in doppio cieco”
In questo studio, un gruppo di asmatici è stato istruito ed ha effettuato per un certo periodo gli esercizi della tecnica Buteyko, mentre l’altro gruppo ha praticato per lo stesso periodo degli esercizi basati sulle antiche tecniche respiratorie del pranayama, proprie delle yoga. Né i pazienti né i medici valutatori sapevano quale dei due gruppi praticava gli esercizi propri della tecnica Buteyko e quale quelli del pranayama. Al termine dello studio si è constatao che il miglioramento nei pazienti che avevano praticato il metodo Buteyko era notevolmente superiore a quello conseguito dai pazienti addestrati con tecniche di pranayama, che peraltro avevano anche loro ottenuto dei miglioramenti.
A questo proposito vi è in effetti da osservare che le migliori, autentiche ed antiche tecniche di pranayama, sono anch’esse basate, su principi non dissimili da quelli propri della tecnica Buteyko e lo stesso Buteyko, in una conferenza presso l’Università di Mosca nel 1969, aveva osservato che il suo metodo consentiva di ottenere, in modo concentrato, molto più facile da imparare ed in tempi molto più brevi, risultati analoghi, quanto al respiro, a quelli ottenibili, dopo anni di addestramento , con le tecniche respiratorie proprie dei metodi yoga più antichi ed autentici, che peraltro richiedono molto più tempo e sono più difficili da imparare. Tornerò sull’argomento, indubbiamente interessante, in uno dei prossimi Notiziari. Pertanto, se nello studio indeffettuato in India fossero stati confrontati i miglioramenti ottenuti dal gruppo che aveva praticato gli esercizi Buteyki con quelli ottenuti da pazienti addestrati con altre tecniche, diverse da quelle del pranayama, la differenza nell’entità dei miglioramenti conseguiti dal gruppo Buteyko sarebbe probabilmente stata ancora superiore.