Respiro in generale, ossigenazione, CO2 ed iperventilazione Lunghezza dell’attenzione correlata al respiro ……Nel Notiziario di qualche anno fa, dopo aver scritto alcune frasi un po’ lunghe ma –spero- interessanti, concludevo dicendo: “…ora osservatevi: scommetto che nel leggere queste frasi, che accennano a come migliorare il funzionamento del cervello, stavate trattenendo il respiro, come si fa in genere quando si legge qualcosa che suscita il nostro interesse “.

Vorrei tornare sull’argomento, citando alcune osservazioni dello scienziato Win Wenger, autore del libro “Il Fattore Einstein” e di numerosi studi diretti a migliorare il funzionamento dell’attenzione, della memoria e in genere del cervello, del quale ho parlato anche il mese scorso. Win Wenger, (che scriveva oltre 20 anni fa quando nessuno, negli USA, aveva ancora sentito parlare di Buteyko) osservava che quando si inizia a leggere una frase o ad osservare qualcosa che richiede attenzione, inconsciamente si trattiene il respiro, che si rilascia quando si arriva alla fine della frase; si prende poi un altro respiro passando alla frase successiva; ovviamente è possibile, con uno sforzo cosciente, evitare l’effetto di questo “interruttore automatico” dell’attenzione, che scatta quando si deve prendere un nuovo respiro, ma ciò richiede appunto uno sforzo cosciente, e quindi uno sforzo doppio per leggere e fare attenzione a qualcosa di interessante.

Wenger osserva che “se dovete riprendere fiato e la vostra attenzione pertanto si interrompe prima che abbiate finito di leggere una frase, allora non è facile per voi capire subito il significato della frase che avete letto… e se in genere avete bisogno di riprendere fiato dopo pochi secondi, dopo un tempo inferiore a quello necessario per arrivare al termine di molte delle frasi che leggete, allora è più difficile per voi capire subito e bene il senso di quello che state leggendo”.

Quando ho letto queste osservazioni di Wenger sono anche personalmente rimasta contenta; mi viene infatti a volte detto, anche da lettori di questo Notiziario, che ho la tendenza a scrivere frasi troppo lunghe e che, per essere capita meglio, dovrei cercare di scrivere frasi più brevi. Si vede appunto che la mia tendenza a scrivere frasi lunghe è causata dalla mia Pausa-Controllo (termine che i lettori di questo Notiziario conoscono bene), pausa-controllo che non può che essere lunga in chi, come me, insegna Buteyko da 10 anni J!

Avrete osservato anche voi che soprattutto i giovani al giorno d’oggi tendono a non leggere molto, a scrivere su Facebook frasi con non più di 3 parole (oltretutto abbreviate, negli SMS) e quasi nessuno, in articoli di giornali, libri ecc., scrive ancora le frasi lunghe mezza pagina, con una complessa “struttura architettonica”, che si trovano negli scritti di alcuni decenni fa.

Respiro e medicina antroposofica (Rudolf Steiner)

…..Un’altra conferenza molto interessante, tenuta dallo psicologo australiano J.Wilson (www.remedialbreathing.com) ha parlato dei rapporti tra gli insegnamenti di Buteyko e quelli di Rudolf Steiner.

Su Steiner, fondatore dell’antroposofia) vi sarebbe troppo da scrivere e quindi rinvio, per chi voglia saperne di più, ad es. al link http://www.macrolibrarsi.it/speciali/rudolf_steiner.php dal titolo “Rudolf Steiner, un gigante dell’età moderna”.

Steiner è noto soprattutto per le sue scoperte nel campo della medicina (medicamento a base di vischio contro i tumori, impiegato soprattutto nella Clinica di medicina antroposofica Lukas-Klinik, in Svizzera, con spese interamente sostenute dal sistema sanitario pubblico svizzero) nel campo dell’istruzione (fondatore delle scuole steineriane/Waldorf) e dell’agricoltura (agricoltura biodinamica).

Ed ecco quanto ha osservato Rudolf Steiner sul respiro: ”E questo è un grande segreto: tutte le forze risanatrici si trovano originariamente nel sistema respiratorio umano. E chi conosce veramente l’intera dimensione del respiro conosce anche le forze risanatrici dell’organismo umano, che non si trovano negli altri sistemi dell’organismo i quali hanno loro stessi bisogno di essere guariti…..

Karma e respiro

…..Una segnalazione di carattere “esoterico/spirituale”. Ho appena letto nel libro “Le leggi del Karma” di Goswami Kriyananda, un noto maestro di kriya yoga, il seguente paragrafo: “Praticate il pranayama, la scienza di estendere e trattenere il respiro senza sforzo…. e più a lungo verrà trattenuto il respiro senza sforzo, più in fretta accadrà l’eliminazione totale del karma; lo stato di assenza di respiro npn è uno stato inconscio ma uno stato super-conscio e questo fa sì che possa soverchiare qualsiasi karma e quindi dissolvere anche il karma del passato.

Il samadhi è l’arresto mistico del respiro fisico, che è ben diverso dal trattenere il respiro con la forza di volontà.” Quando si trattiene il respiro “a calice pieno” (dopo l’inspirazione) spiega poi Kriyananda, il karma del passato viene ammorbidito, e quando si trattiene il respiro”a calice vuoto” (dopo l’esalazione) il karma del passato viene eliminato.

Pertanto, raccomanda Kriyananda:”quando trattenene il respiro (senza sforzo) pensate pensieri buoni e vivete buone sensazioni.

Di solito il nostro trattenere il respiro è quasi impercettibile, eppure quello è precisamente il momento in cui il karma del passato viene ammorbidito”.
I conoscitori delle religioni orientali sanno bene cosa sia il karma; si tratta delle conseguenze delle buone o cattive azioni eseguite nelle vite precedenti, che determinano buoni o cattivi eventi nella reincarnazione attuale.

Pertanto, praticando il metodo Buteyko (con il quale si riesce per l’appunto a non respirare, senza sforzo, per frazioni di tempo più lunghe), oltre a guarire da acciacchi vari potrebbe essere possibile anche migliorare il nostro karma 🙂 !

Zanzare ed anidride carbonica

….E’ da tempo arrivato, con il caldo, il consueto fastidio delle zanzare ed insetti vari . I rimedi adottati sono a volte peggiori del male, perchè si ricorre spesso ad insetticidi, lozioni chimiche da spalmare sulla pelle, ed aggeggi vari di cui non è sicura l’innocuità. Esistono anche lozioni e diffusori a base di sostanze naturali, che tuttavia hanno in genere un effetto più blando, non sufficiente.
Mi sembra pertanto interessante riportare a questo proposito la notizia che esistono da vari anni delle trappole cattura-zanzare, a quanto pare di buona efficacia, sia per ambienti interni che per ambienti esterni, basati sull’ emissione di piccole quantità di CO2 . E’ stato infatti da tempo accertato che le zanzare e la maggior parte degli insetti volanti sono attratti verso uomini ed animali in particolare da due fattori: anidride carbonica e calore e, sulla base di questo principio, sono stati da tempo messi sul mercato degli aggeggi che attirano le zanzare emettendo CO2, e poi le uccidono (non con la CO2 ma con altri meccanismi). Questi aggeggi mi sembrano più sicuri di vari altri mezzi (non ho nessun collegamento finanziario con i produttori; ne esistono numerosi, in Italia ed all’estero). La quantità di CO2 emessa (rapportata all’ ampiezza dell’ambiente da difendere) è minima, paragonabile a quanto pare a quella emessa da una persona che sta iperventilando notevolmente; ed ecco quindi un nuovo motivo (se ne se scoprono sempre di nuovi!) per cercare di non respirare troppo e quindi di non emettere nell’aria molta CO2: si evita di attirare zanzare ed insetti vari, e si ha meno bisogno di comprare costose trappole che emettono nell’aria una quantità ancor maggiore di CO2 J !

Cantare nutre il cervello durante l’infanzia

….Si sta purtroppo perdendo l’abitudine al canto, sia tra gli adulti che tra i bambini. Un tempo, quando magari si camminava o si lavorava manualmente si cantava, mentre ora si ascolta musica con i lettori MP3 e le cuffie, ed i giochi di un tempo, nei quali si cantava, non esistono più. Bisognerebbe invece cercare di cantare un po’ di più in particolare durante l’infanzia. Cantare in età infantile è infatti ancora più importante di quanto non si pensasse. Ciò è dimostrato in modo più che affidabile da uno studio condotto recentemente in 500 asili nido nella città tedesca di Muenster (Nord Reno-Westfalia). Dallo studio, condotto dai Dr. Thomas Blank e Karl Adamek, dell ‘Università di Muenster in collaborazione con il Dipartimento di Sanità Pubblica, è emerso che l’ 88% dei bambini che nel periodo dell’asilo aveva cantato, era pronto ad iniziare la scuola al raggiungimento dell’età per la scolarizzazione, mentre l’analoga percentuale tra i bambini che avevano cantato poco/niente era pari al 44%.
Si tratta della prima prova scientifica su larga scala riguardante il fatto che il cantare ha effetti favorevoli sullo sviluppo dei bambini, soprattutto in termini di crescita, comportamento sociale e controllo dell’aggressività.
Studi neurobiologici e fisiologici mostrano che il canto favorisce la produzione di ormoni che provocano rilassamento, e diminuisce la produzione di ormoni che provocano aggressività.
La canzone è un “un fattore nutritivo potente per il cervello dei bambini”, osserva quindi il professore di neurobiologia Gerald Huether.
Lo studio è stato pubblicato sul periodico “Singen in der Kindheit” con il titolo “An Empirical Study of Health and School Readiness of Kindergarten Children”.
Come al solito, anche in questo studio è stato preso in esame ogni possibile parametro (dalla pressione al battito cardiaco, alla produzione di ormoni, ecc.) meno il modo di respirare dei bambini che cantavano.
Eppure è noto che il canto, se effettuato bene (e parlo ovviamente di canto e non degli strilli che a volte vengono spacciati per canto) favorisce buone abitudini respiratorie, portando ad una respirazione diaframmatica e a non iperventilare.
E’ noto tra l’altro che nell’antica scuola italiana del “bel canto” si metteva una candela accesa davanti alla bocca dell’allievo; mentre l’allievo cantava la fiamma della candela non doveva oscillare (e quindi il fiato durante il canto doveva essere immesso-emesso lentamente/leggermente, durando a lungo). Cerchiamo quindi di cantare di più e bene!

Respirazione dal naso

….. Sempre sull’argomento della respirazione dal naso, a questo link http://www.youtube.com/watch?v=Vw4KVoEVcr0 potete ammirare il video di una mamma gatta che si preoccupa di far tener chiusa la bocca al suo gattino (ed i gatti, come sapete, sono famosi per le loro “sette vite” e vivono più a lungo dei cani, che respirano spesso con la bocca aperta).

In effetti non mi stanco mai di mettere in rilievo l’importanza del respiro dal naso: molti nel mettere in rilievo questo fattore insistono sul fatto che, nel respiro dal naso, l’aria viene umidificata, riscaldata, purificata da batteri e varie polveri allergizzanti-inquinanti, e su vari altri fattori benefici.

Non viene invece mai messo in rilievo il fattore più importante: è cioè che quando si respira dal naso si inspira-espira un volume d’aria molto inferiore, e basta paragonare il volume dell’apertura della bocca da una parte e delle narici dall’altra per rendersene conto!

Continuo a restare sorpresa dal numero di persone che considerano “normale” respirare dalla bocca, ma in realtà la funzione della bocca è quella del mangiare e del parlare e respirare dalla bocca è altrettanto “normale” quanto lo sarebbe il mangiare con il naso!

Indubbiamente, il respiro è più importante del mangiare per la sopravvivenza e quindi la natura, che non ci ha dato un organo di riserva per mangiare, ci ha invece dato un organo di riserva (la bocca) per respirare, da usare in situazioni eccezionali, ma ricorrere all’organo di riserva anche in situazioni normali è del tutto innaturale

Vincitrice olimpionica a Londra dei 400 m di corsa respira da anni (dal naso, anche quando corre) in base al metodo Buteyko

…. Questa notizia ha fatto molto piacere a tutti coloro che si stanno sforzando di mettere a posto il proprio respiro con il metodo Buteyko.Aveva fatto abbastanza sensazione, tempo fa, vedere come la vincitrice alle Olimpiadi di Londra della gara di corsa dei 400 m., Sanya Richard-Ross, correva con la bocca chiusa.(ved. foto). Ne avevano parlato vari giornali e mi apprestavo a comunicarlo ai lettori per mettere nuovamente in rilievo l’importanza di respirare dal naso anche quando si fa movimento fisico.
Non conoscevo invece una notizia di cui abbiamo parlato in un incontro di istruttori di lingua inglese, incontro in cui si è commentato un fatto a quanto pare abbastanza noto negli Stati Uniti , e cioè che la vincitrice olimpionica Sanya Richard-Ross ha imparato e praticato il respiro Buteyko negli ultimi 8 anni con l’istruttrice texana Wendy LeBlanc-Arbuckle, (http://www.facebook.com/wleblancarbuckle ) che l’aveva accompagnata anche 5 anni fa alle Olimpiadi di Pechino, dove era giunta terza. Ancora più sorprendente è il fatto che questa atleta soffriva della malattia di Behcet (una sindrome infiammatoria autoimmune), e da 8 anni (più o meno da quando ha imparato a respirare con il metodo Buteyko), la malattia è scomparsa, tanto che i medici hanno detto che si era trattato probabilmente di una diagnosi sbagliata (ovviamente non potevano ammettere che fosse guarita semplicemente imparando a respirare meglio!)

I benefici del movimento

Perdita di peso e l’ormone irisina:……La prestigiosa rivista “Nature” pubblica i risultati di uno studio condotto dall’Università di Ancona in collaborazione con la celebre Università di Harvard, sui benefici derivanti dal movimento fisico. Come ha osservato il leader della ricerca, prof. Cinti: “Che il movimento faccia bene nella cura dell’obesità è ormai noto, ma la scoperta dell’ormone (l’irisina) che “acceso” dall’esercizio fisico si mette in moto per bruciare i grassi, apre ora nuove prospettive nella cura dell’obesità“. Ora, osservano i ricercatori: “Dopo il fallimento di tante terapie volte ad influenzare l’appetito, l’attenzione in capo farmacologico potrebbe spostarsi sull’altro versante, quello del movimento, grazie a nuovi farmaci in grado di innescare gli stessi meccanismi che portano al dimagrimento.“
Questa notizia mi fa piacere, poiché ci sono indubbiamente delle persone che, per vari motivi, non possono muoversi, che anche per questo diventano obese e che quindi trarrebbero grandi vantaggi da una messa in commercio dell’irisina. Per le persone che invece possono benissimo muoversi, non trovate anche voi che i benefici (tra i quali appunto la perdita di peso) derivanti dal movimento potrebbero essere provocati appunto muovendosi un po’ di più anziché mandando giù pasticche con irisina?!
Oltretutto i ricercatori mi sembrano un po’ troppo ottimisti quanto pensano che una sola sostanza, l’irisina, possa innescare “gli stessi meccanismi” che, quando si fa movimento, portano a dimagrire. Mentre gli scienziati hanno in genere la tendenza a concentrarsi su vari aspetti isolati, il funzionamento del corpo umano è un insieme organico raffinato e complesso; in realtà l’ effetto di dimagrimento provocato dal movimento non avviene certamente solo a seguito della produzione di irisina innescata appunto dal movimento ma anche per via di molti altri meccanismi. Così ad es. quando ci si muove migliora la circolazione del sangue, si produce una vibrazione in tutto il corpo, e si verificano vari altri effetti benefici, alcuni dei quali magari non ancora scoperti. L’assunzione di una medicina a base di irisina potrà quindi magari sostituire solo uno ma certo non tutti i meccanismi che si innescano quando si fa movimento e che causano un dimagrimento.
Tra i benefici causati dal movimento, benefici non solo per la linea ma per la salute in generale, vi è innanzitutto quello, ben noto ma ovviamente quasi mai preso in considerazione, dall’aumentata produzione di CO2, che si verifica quando si fa movimento. Nel mio libro “Attacco all’Asma..e non solo” una parte consistente è dedicata appunto ai benefici che si verificano quando si fa movimento fisico facendo attenzione a “respirare bene” durante il movimento, e cioè respirando bensì di più di quando si sta fermi (è infatti necessario espellere una parte della consistente maggiore quantità di CO2 prodotta dal movimento intenso) ma senza arrivare ad un aumento del respiro tale da dissipare una quantità di CO2 superiore al supplemento di CO2 prodotto dal movimento. Se infatti ciò avviene si finisce su livelli di CO2 ancora inferiori a quelli che vi erano nell’organismo prima di iniziare a muoversi, e quindi non solo non si verificano gli effetti benefici del movimento ma si peggiora per molti versi la situazione; sono ad esempio ben noti gli attacchi di asma provocati, negli asmatici, da un’ improvvisa corsa per prendere un tram, raggiungere un amico ecc.
Sarà meglio quindi, quando sarà disponibile, prendere l’irisina piuttosto di fare movimento fisico intenso “respirando male”

I sospiri

…… Inizio questo Notiziario con un argomento che può sembrare poco allegro: quello dei sospiri, collegati in genere all’idea della malinconia.
Un sospiro è definito scientificamente come un’ inalazione involontaria (e successiva esalazione) di un volume di aria superiore di 1,5 rispetto a quello medio abituale in ognuno, (Leiner & Abramowitz, 1958). Secondo alcuni (Wilhelm et al, 2001; Caughey et al, 1943), il volume sarebbe anzi pari a 2 volte rispetto a quello abituale . Il sospiro è in genere effettuato usando la parte superiore del torace ed è tra l’altro un sintomo di una respirazione abituale non diaframmatica ma toracica (Katagiri et al, 1998; Lum, 1975; Lum, 1981; Gallavardin, 1925; Leiner & Abramowitz, 1958).
I sospiri sono frequenti anche durante il sonno, in adulti e bambini. Uno studio (Perez-Padilla et al, 1983) effettuato su 12 adulti sani ha dimostrato che tutti e 12 sospiravano da 1 a 25 volte nel sonno.
(Non stupitevi se gli studi che cito sono spesso piuttosto “antichi”; per trovare una buona quantità di studi fatti sul fenomeno del respiro, non necessariamente collegato a specifiche malattie respiratorie, bisogna risalire a vari anni addietro, poiché a quanto pare le respirazione “normale” è al giorno d’oggi considerata come un argomento non molto interessante per l’effettuazione di studi scientifici).
Sospiri ed iperventilazione: l’aspetto più interessante per questo Notiziario è ovviamente il nesso tra sospiri frequenti ed iperventilazione. Come sopra accennato, durante i sospiri si respira una quantità d’aria superiore al normale ma questo “normale” in chi tende a sospirare molto è comunque già abitualmente superiore all’”ottimale”. In altri termini, come rivelano vari studi, la tendenza ai sospiri frequenti è un chiaro sintomo di iperventilazione abituale e cronica.
Mentre sono state avanzate varie ipotesi quanto alla causa dei sospiri frequenti, un numero considerevole di studi mette in evidenza questo collegamento tra i sospiri frequenti e l’iperventilazione abituale (Aljadeff et al, 1993; Brashear, 1983; Okel BB & Hurst, 1961; Saltzman et al, 1963). Molti ricercatori (Bass & Gardner, 1985; Berczeller, 1993; Brashear, 1983; Fraser & Pare, 1979; Gliebe PA & Auerback, 1944; Howell, 1990; Ker, 1937; Lum, 1975; Lum, 1981; Magarian et al, 1983; Rice et al, 1950). considerano la tendenza a sospirare come un classico sintomo della tendenza all’ iperventilazione. Blashear (1983) in un suo articolo sul periodico Lung , intitolato “La Sindrome dell’iperventilazione”, osserva che i medici dovrebbero considerare i sospiri frequenti dei loro pazienti come un sintomo classico della presenza della “sindrome di ipreventilazione”.
Conseguenze: per chi conosce bene le conseguenze dell’iperventilazione, non è quindi una sorpresa il fatto che numerosi studi abbiano messo in evidenza l’esistenza di un chiaro collegamento tra tendenza ai sospiri e attacchi di panico (Abelson et al, 2001; Schwartz et al, 1996; Wilhelm et al, 2001a; Wilhelm et al, 2001b), ansia (Lum, 1981), disturbi nervosi (Rechnitzer et al, 1929), dispnea (Magarian et al, 1983), astenia ed instabilità neurocirculatoria (White & Hahn, 1929), artrite reumatoide (Robbins et al, 2011).
E’ indubbiamente possibile che chi soffre di questi problemi di salute tenda alla malinconia e quindi ai sospiri frequenti, ma è anche possibile che questi problemi di salute (e magari anche una malinconia collegata alla sensazione di mancanza di energia) siano stati causati o aggravati appunto da uno stato di iperventilazione, di cui la tendenza ai sospiri frequenti è un chiaro sintomo. Dato che chi tende a sospirare frequentemente è già normalmente in uno stato di iperventilazione costante, è comprensibile come in queste persone una rapida successione di sospiri consecutivi possa provocare una ulteriore discesa dei livelli già bassi di CO2 e quindi scatenare, in chi tende a questi disturbi, degli attacchi di asma, dispnea, attacchi di panico ed altro (Chaitow, 2004)
In un precedente numero del Notiziario ho parlato degli effetti benefici della risata, durante la quale si tende a respirare poco e a muovere il diaframma, con un benefico massaggio. Meglio quindi, ogniqualvolta possibile, cercare di essere allegri e ridere, anziché essere malinconici e sospirare!

Effetti della respirazione di aria con ossigeno concentrato

….Come i conoscitori del metodo Buteyko sanno bene (e sull’argomento mi soffermo a lungo nel mio libro “Attacco all’Asma.. e non solo”), è di scarsa se non di nessuna utilità cercare di far aumentare la quantità di ossigeno che raggiunge la destinazione finale (le cellule del cuore, cervello e vari tessuti) introducendo una maggiore quantità di aria/ossigeno nei polmoni.
Vediamo a questo proposito quanto emerso in una recente revisione sistematica Cochrane di alcuni studi riguardanti pazienti vittime di un attacco cardiaco, ai quali viene spesso fatto inalare ossigeno puro, per cercare di migliorare rapidamente l’ossigenazione del cuore. In questo studio sono stati esaminati i risultati di 3 sperimentazioni per vedere l’effetto di questa pratica. Sono stati presi in esame da una parte dei pazienti ai quali, nelle 24 ore dopo un attacco cardiaco era stato fatto respirare ossigeno puro al 100%, e dall’altra invece pazienti che per le 24 ore dopo l’attacco avevano respirato aria normale (con un contenuto quindi di O2 pari al 20% circa).

Ebbene, in questi due gruppi di pazienti, per un totale di 387 persone, vi sono stati in tutto 14 decessi, ma il fatto che ha sorpreso è stato che il numero di decessi, nel gruppo che aveva ricevuto O2 al 100%, è stato pari al triplo rispetto al gruppo che aveva respirato aria normale con O2 al 20%.
I ricercatori hanno tuttavia osservato che anche se questi risultati sembrano indicare che far respirare più ossigeno possa fare più male che bene, il numeri di pazienti esaminati nello studio, come osservato giustamente dalla Dr .Amanda Burls del Department of Primary Health Care dell’ Università di Oxford, è così esiguo che non possono esserne tratte indicazioni conclusive.

Tuttavia, come osservato da un altro dei ricercatori, il Prof Tom Quinn, dell’ Università di Surrey- è importante risolvere al più presto questa incertezza, “dato il fatto che si tratta di una pratica così diffusa, è necessario un trial su larga scala per essere sicuri che somministrare O2 concentrato non sia dannoso”, ed un altro membro del team di ricercatori, il Dr. Juan Cabello dell’ospedale universitario di Alicante, Spagna, ha aggiunto: “è veramente stupefacente come noi, cardiologhi, abbiamo sempre usato questo trattamento pur in assenza di solide evidenze”. Non si può che dar ragione al Dr. Cabello; forse, visti i risultati della somministrazione di un po’ di anidride carbonica (CO2) in casi di emergenze di vario tipo (ved. ad es. quanto ho riportato sull’argomento nel Notiziario del marzo 2010), i risultati sarebbero migliori se all’O2 in concentrazione superiore a quella dell’aria si aggiungesse in questi casi un po’ di CO2.
In questo modo la CO2 consentirebbe all’O2 di raggiungere in maggiore quantità i tessuti del cuore, affamato di quell’ ossigeno che non viene rilasciato dal sangue in quantità sufficiente quando non vi è abbastanza CO2.

Ossigeno ed alta montagna

…..Nella stessa direzione, e cioè quella di una scarsa utilità della presenza di maggiori concentrazioni di ossigeno nell’aria inalata, sembra indicare anche un articolo apparso su Science Daily (Mar. 26, 2011), in cui si osserva che in uno degli studi su più larga scala mai effettuati sull’argomento, dei ricercatori della University of Colorado School of Medicine, insieme alla Harvard School of Global Health hanno accertato che le persone che vivono ad altitudini elevate, in cui vi è pertanto meno ossigeno, hanno meno probabilità di morire di problemi di cuore e tendono a vivere più a lungo; (ciò ovviamente purchè queste persone non soffrano di malattie respiratorie perchè in questo caso l’effetto della minore quantità di ossigeno sarebbe negativo) Come affermato da Benjamin Honigman, professore di medicina d’emergenza all’Università del Colorado : “livelli bassi di ossigenon attivano certi geni che, a quanto riteniamo, possono migliorare la funzione del muscolocardiaco e possono anche far nascere nuovi vasi sanguigni, creando nuovi passaggi per il sangue verso il cuore” .
Il Colorado è lo Stato americano situato all’altitudine più elevata ed è anche lo Stato in cui gli abitanti sono più snelli, in forma, e con il minor numero di decessi per problemi cardiaci e tumori del colon e dei polmoni.
Come affermato da Honigman: “Vogliamo ora capire i meccanismi dietro l’ipossia (scarsa presenza di O2) ed i motivi del suo effetto sull’organismo”
Indubbiamente vi è ancora molto da ricercare sul respiro e l’ossigenazione!

Apparecchi per migliorare l’ossigenazione

…..Non mi riferisco qui ovviamente ad apparecchi diretti ad incrementare e concentrare la percentuale di ossigeno nell’aria inspirata poiché, come i lettori di questo Notiziari già sanno, (e ved.sopra) non serve aumentare la quantità di O2 che va ai polmoni per far aumentare anche la quantità di O2 che passa al sangue e poi dal sangue ai vari tessuti (l’argomento è esaminato a fondo nel mio libro “Attacco all’Asma.. e non solo”). Mi riferisco invece a degli apparecchi che facilitano il passaggio dell’O2 nella sua tappa finale, dal sangue ai tessuti, dando un aiuto supplementare alla loro ossigenazione. Due di questi apparecchi danno risultati abbastanza buoni: mi riferisco al “Bol d’air” del Dr. Jacquier (di cui si parlava anche nel primo libro su Buteyko uscito in italiano, 10 anni fa, “Attacco all’Asma” di Rosa M. Chicco) ed all’apparecchio “Airnergy”, di studio e fabbricazione tedesca.
Questi due apparecchi, facendo passare l’aria attraverso alcuni oli essenziali, e tramite impulsi elettronici ed altri, trasformano l’O2 in O, e cioè in ossigeno nascente, che si distacca più facilmente dall’emoglobina, per raggiungere i vari tessuti. Anch’io ho questi due apparecchi nei miei studi medici e li uso spesso per ottenere, quando necessario, una ossigenazione supplementare.
La parte fondamentale del discorso è tuttavia nel termine “supplementare”: questi apparecchi infatti (a parte il costo di varie migliaia di euro che non li rende facilmente accessibili a tutti), aiutano l’ossigenazione appunto in modo supplementare e non “fondamentale”. Il “fondamento” della buona ossigenazione dei tessuti consiste infatti nella buona assimilazione dell’O2, e cioè dell’ossigeno nella sua forma normale, quale presente nell’atmosfera ed emesso anche dalle piante. Trasformare una parte di questo O2 in O semplice per farlo andare più facilmente ai tessuti non risolve il problema fondamentale dello scarso passaggio del normale O2 verso i tessuti. Per risolvere questo problema è necessario normalizzare la respirazione eliminando l’iperventilazione, mantenendo così una quantità di CO2 sufficiente per fare distaccare l’O2 dall’emoglobina e farlo passare nei tessuti. Quando questo passaggio funziona bene, l’ossigeno nascente prodotto dagli apparecchi può dare un ulteriore potenziamento alla ripresa della buona ossigenazione dei tessuti ma non è sufficiente ad assicurarla se la normale respirazione senza apparecchi non funziona bene 24 ore su 24.
Questi apparecchi non producono inoltre alcun effetto sulla CO2 ed è noto che la CO2, a parte il suo effetto consistente nel facilitare il passaggio dell’O2 ai tessuti, produce “in proprio” anche altri effetti benefici (spasmolitici, vasodilatatori, antiinfiammatori ed altro, provati da numerosissimi studi medici elencati anche nel mio libro). Non posso quindi che concludere che per ossigenarsi bene è indispensabile respirare costantemente “bene”: apparecchi e sostanze varie possono dare un aiuto supplemntare che però da solo non è sufficiente.

Un fungo cinese per una migliore ossigenazione dei tessuti

……..L’approfondimento della fitoterapia cinese , che insieme all’agopuntura sto ormai portando avanti da un decennio, mi pone a volte di fronte a risultati che non finiscono di sorprendere anche me. Come i lettori di questo Notiziario già sanno, per una buona ossigenazione dell’organismo, molto più che la quantità di O2 che viene introdotta con l’aria nei polmoni, è essenziale la quantità di O2 che dai polmoni passa nel sangue e poi, soprattutto, quella che dal sangue viene rilasciata nelle cellule dei tessuti, dove va a produrre energia, e per questo essenziale passaggio, come i lettori sanno bene, è determinante il ruolo svolto dalla CO2 in giusta quantità. Questa giusta quantità di CO2 (che si perde con una respirazione errata) è il primo, essenziale elemento senza il quale questo passaggio non può avvenire in modo adeguato. Vi sono tuttavia anche altre sostanze che possono potenziare (senza peraltro poter sostituire il ruolo “sine qua non” della CO2) questo passaggio, e quindi l’ossigenazione dei tessuti. In passati numeri di questo Notiziario ho attirato l’attenzione su alcune di queste sostanze. Una delle più interessanti ed efficaci, nota da secoli nella fitoterapia cinese e di cui sta ora finalmente emergendo l’importanza anche nella medicina occidentale, è il fungo Cordyceps sinensis . Lo scienziato al quale dobbiamo la ricerca più approfondita sugli innumerevoli benefici esercitati da questo fungo per la nostra salute è il Dr. George Halpern, professore emerito dell’Università di Hong Kong ed autore di molti libri sull’argomento. In uno di questi libri si legge che questo miglioramento globale è dovuto principalmente al fatto che il Cordyceps rende più efficiente l’utilizzo dell’ossigeno da parte dell’organismo, migliorando fino al 40% l’assorbimento cellulare dell’O2 (ved. Lou Y, Liao X, Lu Y. Cardiovascular pharmacological studies of ethanol extracts of Cordyceps mycelia and Cordyceps fermentation solution. Chinese Traditional and Herbal Drugs 1986;17(5):17-21,209-213, e Wang WQ. J. Administration Traditional Chinese Med 1995;5 (supp;):24).
Numerosi studi scientifici hanno tra l’altro dimostrato i benefici del Cordyceps sinensis in caso di malattie respiratorie, compresa la bronchite cronica e l’asma. (ved. . Zhu, J.S., Halpern, G.M., and Jones, K. (1998): The Scientific Rediscovery of a Precious Ancient Chinese Herbal Regimen:Cordyceps sinensis. Part II. Journal of Alternative and complementary Medicine 4(4), pp 429-457,“Effects on the Respiratory System”, pag. 429-432, e Mizuno T. (1999): Medicinal effects and utilization of Cordyceps (Fr.) Link (Ascomycetes) and Isaria Fr. (Mitosporic Fungi) Chinese Caterpillar Fungi, “Tochukaso” (Review). International Journal of Medicinal Mushrooms 1 (3), pp 251-261).
Nonostante l’entusiasmo per queste “buone notizie” devo tuttavia mettere nuovamente in relievo che è poco utile migliorare temporanemente questo assorbimento dell’O2 se poi, respirando “male” 24 ore su 24, la continua dissipazione della CO2 compromette costantemente il parziale miglioramento dell’ossigenazione dei tessuti ottenuto con varie sostanze. Per ottenere risultati ottimali duraturi occorre innanzitutto, anche se è un pochino più faticoso, mettere a posto il nostro modo di respirare!

Vitamina B15 (acido pangamico) per migliorare l’ossigenazione

…… Un’altra sostanza importante per migliorare l’ossigenazione dei tessuti, che negli asmatici (ma non solo negli asmatici!) spesso è carente a causa del basso livello di CO2 è l’acido pangamico, noto anche (o meglio, purtroppo poco noto!) come vitamina B 15. Questa nuova “vitamina” è stata scoperta 50 anni fa dall’americano di origine tedesca E. Krebs .. …Questa vitamina della ”ossigenazione”, è stata studiata in particolare in Russia, dove le è stato dato l’appellativo di “ossigeno liquido”. A seguito degli studi riassunti in un volume pubblicato dall’Accademia delle Scienze dell’URSS, nel 1965 il Consiglio del Ministero della Salute sovietico ne aveva autorizzato la produzione per il consumo generale ed in particolare per agli atleti sovietici che partecipavano alle olimpiadi ne venivano somministrate alte dosi., poiché si era visto che aumentava di molto la resistenza fisica (i topi ai quali era stata somministrata erano riusciti a nuotare molto più a lungo dei topi ai quali non era stata somministrata, ed erano riusciti a sopravvivere molto più a lungo in un contenitore dal quale era stato eliminato l’ossigeno). Il Prof. Shpirt, dell’Ospedale nr. 60 di Mosca, nell’ osservare che “Verrà il tempo in cui in tutte le famiglie il contenitore di pangamato di calcio (B15) figurerà a tavola insieme al contenitore del sale” consigliava la B 15 a tutti coloro che soffrivano di problemi circolatori, asma, diabete e malattie della pelle, ed in genere contro l’invecchiamento. In un pubblicazione si legge che questa vitamina “è caratterizzata dalla capacità dieliminare il fenomeno dell’ipossia (mancanza di ossigeno), stimolando la funzione di vari enzimi come la deidrogenasi e la citocromo ossidasi, promuovendo i processi di ossidazione del glucosio ed il metabolismo proteico in particolare nel muscolo cardiaco. … Nell’esercizio fisico elimina il dolore provocato dall’accumulazione di acido lattico nei muscoli, causato dalla mancanza di ossigeno”. In realtà la prima, più importante misura da osservare per essere sicuri della buona ossigenazione di tutti i tessuti è respirare bene, ma per coloro in cui il tessuto polmonare è stato già danneggiato potrebbe essere molto utile anche l’assunzione della vit. B15. E’ una sostanza del tutto naturale che si trova in tutti i semi e in numerosi alimenti (in particolare i ceci ne sono ricchi) purtroppo non molto diffusi nell’alimentazione moderna. Per assumerla in quantità sufficiente potrebbe quindi essere opportuno ricorrere agli integratori.

Importanza del magnesio

……..In vari numeri di questo Notiziario e nel mio libro ho osservato come l’eccesso di respirazione provochi uno scompiglio nell’equilibrio metabolico ed elettrolitico dell’organismo, e come porti alla perdita di importanti elementi, tra i quali per gli asmatici è di particolare importanza il magnesio, che è quindi in genere in questi casi consigliabile assumere con integratori.
Questa raccomandazione è stata ora confermata da un recente studio in doppio cieco della durata di 28 settimane, condotto presso la Bastyr University di Washington nel febbraio scorso, (pubblicato su J. Asthma 2010; 47(1): 83-92). Lo studio ha constatato che negli asmatici non troppo gravi, un’assunzione di integratori a base di magnesio ha provocato un notevole miglioramento (miglioramento che nel gruppo placebo non si è invece verificato).
E del resto nel passato (ved. ad es un articolo pubblicato nel 1987 sul periodico della Associazione Medica Americana, -JAMA 1987;257: 1076-1078-) nei reparti d’emergenza degli ospedali i medici avevano fatto per lungo tempo ricorso ad iniezioni endovenose di magnesio quale misura salva-vita, per aprire le vie respiratorie, in casi di attacchi acuti di asma.

La carbossiterapia (CO2) nella medicina estetica ed antinvecchiamento: gli orsi e la rimarginazione delle ferite

………..Ho partecipato il 5 ottobre, a Milano, al Convegno dal titolo “Il Sapore del Sapere“, organizzato dalla Erredieffe (www.erredieffe.com) dove ero stata invitata a parlare del mio libro sul metodo Buteyko (“Attacco all’asma… e non solo”). Poiché la tematica principale del Convegno era focalizzata sulla medicina estetica e rigenerativa (ved. www.macroedizioni.it/eventi/medicina-estetica-e-rigenerativa-convegno.php) ho accennato brevemente (anche se nel mio libro non ne parlo), al ruolo della CO2 nel campo della medicina estetica. Questo ruolo , di cui Buteyko non ha mai parlato, (nel 1960 nell’URSS non si dedicava molta attenzione alla medicina estetica!) è forse quello oggi più approfondito ed utilizzato in campo medico, da lunga data, con il nome di carbossiterapia. Per introdurre l’argomento ho iniziato con il segnalare una notizia interessante, che riguarda gli orsi: ecco di che si tratta.
Il celebre canale BBC Nature (Victoria Gill Science reporter, BBC Nature) ha riferito recentemente in merito agli “strani” risultati di una ricerca condotta da medici e zoologi in America, che hanno accertato che gli orsi hanno una inspiegabile capacità di emergere in primavera, dopo 7 mesi di ibernazione, con eventuali precedenti anche gravi ferite che si sono rimarginate senza cicatrici e senza infezioni.“Gli scienziati”, riferiscono i giornalisti, “ sperano di riuscire a scoprire come fanno ad avvenire queste guarigioni nonostante il fatto che durante l’ibernazione la temperatura corporea cala di 7°C, e la velocità del battito cardiaco ed il metabolismo sono ridotti. Nelle persone umane questi fattori, uniti alla mancanza di movimento , provocando ostacoli ad una buona circolazione del sangue, rendono più difficile la buona rimarginazione di ferite. Come mai negli orsi avviene il contrario?”
Una risposta interessante a questa domanda è stata data in una intervista dallo scienziato Ray Peat (nulla a che fare con Buteyko) il quale ha osservato che gli orsi trascorrono questi 7 mesi di ibernazione in grotte strette e chiuse, in cui pertanto si accumula molta CO2 nell’aria, e questa CO2, a contatto con la pelle, favorisce la guarigione di ulcere e ferite aperte.
Non vi è quindi nulla di strano in questa guarigione di ferite degli orsi durante l’ibernazione, poiché questo principio è noto da tempo, e da quasi un secolo viene utilizzata in campo medico dell’ aria ed acqua ricca di CO2, con inalazioni ed immersioni.
I lettori di lunga data del mio Notiziario forse ricorderanno quanto avevo scritto sull’argomento nel 2004 e 2007; ecco quanto scrivevo:”“L’inserto “Salute” di “La Repubblica” in un articolo dal titolo “L’anidride carbonica che ridona la linea”, decanta i benefici della carbossiterapia, che nelle beauty-farms francesi è utilizzata, con microiniezioni, per curare vari problemi, dalla cellulite alle alterazioni del microcircolo, dalle flebopatie agli accumuli di adipe. L’anidride carbonica, si legge, agisce come una microscopica “pompa” che spinge il sangue nel labirinto dei capillari. Secondo i suoi sostenitori, la carbossiterapia migliora la circolazione sanguigna: inoltre, grazie al maggior apporto di ossigeno….. A quanto pare l’uso dell’anidride carbonica per fini estetici si sta sempre più diffondendo anche in Italia. Recentemente ad esempio, il popolare settimanale “Viversani” decantava le virtù dell’anidride carbonica contro la cellulite e per spianare le rughe….Vi è inoltre un numero crescente di siti, anche in italiano, sui benefici di questa terapia. In uno di questi ad esempio si legge: “La carbossiterapia sfrutta gli effetti vasodilatatori della anidride carbonica per sciogliere gli accumuli di adipe… mira a trattare la cellulite, le alterazioni del microcircolo, le flebopatie e gli accumuli di adipe attraverso microiniezioni locali di anidride carbonica … La carbossiterapia è un metodo sicuro ed efficace. Utilizza l’anidride carbonica medicale, che ha la peculiarità di promuovere la vasodilatazione e di ripristinare il corretto flusso di sangue nelle aree asfittiche, aiutando l’attività dei fibroblasti e migliorando il processo di rigenerazione cellulare.“… Come si osservava in questo Notiziario anche nel 2004, fa piacere leggere una ulteriore conferma di quello che Buteyko ha messo instancabilmente in luce negli ultimi 40 anni, e cioè che l’anidride carbonica non è un inutile gas di scarico ma è indispensabile, nella giusta misura, per l’apporto d’ossigeno ai tessuti. ….Peccato però che l’attenzione verso questa nota e sperimentata capacità della CO2 di “promuovere la vasodilatazione e ripristinare il corretto flusso di sangue nelle aree asfittiche, aiutando l’attività dei fibroblasti e migliorando il processo di rigenerazione cellulare” sia a quanto pare concentrata soprattutto e quasi esclusivamente per scopi estetici ed anti-invecchiamento…..Vi sono tuttavia dei luoghi in Europa in cui l’utilizzo della CO2 per un gran numero di scopi medici ha delle antiche tradizioni. Così ad es. nella Repubblica Ceca, grazie all’esperienza accumulata nei bagni termali di Karlsbad, Franzensbad e Marienbad, con acqua e grotte ad elevato contenuto di CO2, questo tipo di terapia è usato soprattutto per numerose altre finalità mediche: dalla cefalea cronica ai problemi di circolazione, dal tinnito ai dolori alle articolazioni, dalle neurodermiti alle ulcerazioni. ……..Con il metodo Buteyko (e cioè migliorando semplicemente il proprio modo di respirare) è comunque possibile ottenere, a livelli sistemici (in tutto l’organismo) benefici analoghi a quelli che si verificano, in alcune zone, quando la CO2 è iniettata localmente”
Aggiungo ora tuttavia che, anche se la prima misura da intraprendere, a beneficio di tutto l’organismo, è controllare il modo in cui si respira ed evitare di dissipare troppa CO2 con una costante iperventilazione, in certi casi può in effetti essere utile,e lo raccomando anch’io a volte ad alcuni pazienti, realizzare, tramite iniezioni, una concentrazione più elevata di CO2, limitata ad alcune zone ristrette del corpo, e ciò non solo per fini estetici ma anche per la rimarginazione di ferite ed ulcere croniche.

Articolo sulla carbossiterapia

……..Sull’ultimo numero, del 15 marzo (2013) del settimanale di medicina popolare “Viversani” è uscito ancora un articolo intitolato “Ferma il tempo con la carbossiterapia”.

Nell’articolo si osserva, tra l’altro, che “le iniezioni di CO2 provocano vasodilatazione, il che vuol dire un maggior afflusso di sangue, che dà l’impulso all’organismo a produrre più quantità di ossigeno”. In molte passate edizioni di questo Notiziario ho parlato della carbossiterapia; da ultimo nel notiziario dell’ottobre scorso, in cui riportavo quanto avevo scritto sull’argomento quasi 10 anni fa, e cioè: “L’inserto “Salute” di “La Repubblica” in un articolo dal titolo “L’anidride carbonica che ridona la linea”, decanta i benefici della carbossiterapia, che nelle beauty-farms francesi è utilizzata, con microiniezioni, per curare vari problemi, dalla cellulite alle alterazioni del microcircolo, dalle flebopatie agli accumuli di adipe. L’anidride carbonica, si legge, agisce come una microscopica “pompa” che spinge il sangue nel labirinto dei capillari. …. A quanto pare l’uso dell’anidride carbonica per fini estetici si sta sempre più diffondendo anche in Italia …, questo tipo di terapia è usato anche per numerose altre finalità mediche: dalla cefalea cronica ai problemi di circolazione, dal tinnito ai dolori alle articolazioni, dalle neurodermiti alle ulcerazioni. …”
Come osservavo, e come non posso che ripetere, più che agire con iniezioni su parti limitate del corpo è utile, per la buona ossigenazione e circolazione in tutto l’organismo, trattenere la giusta quantità di CO2, evitando di dissiparla con una respirazione eccessiva. Tuttavia, in certi casi può in effetti essere utile realizzare, tramite iniezioni, una concentrazione più elevata di CO2, limitatamente ad alcune zone ristrette del corpo, e ciò non solo per fini estetici ma anche per la rimarginazione di ferite, ulcere croniche ed altri problemi di carattere tipicamente locale.

Mancanza di vitamina B12 e CO2

…….In uno studio pubblicato il 23/6/2011 sul Journal of Breath Research si osserva che dei ricercatori (presso l’Università della Florida) hanno sviluppato un nuovo modo, semplice e a basso costo, per misurare, tramite il respiro, i livelli di vitamina B12 in una persona: le persone carenti di vitamina B12 producono minori quantità di CO2. A quanto pare, le persone carenti di B12 non riescono a metabolizzare bene una sostanza-conservante che è spesso contenuta in vari alimenti e che, quando viene somministrata prima del test, viene metabolizzata in CO2 purché sia presente abbastanza vit. B12; se questa manca, allora nel respiro esalato viene misurata una quantità di CO2 inferiore a quella che si dovrebbe normalmente formare a seguito della somministrazione della sostanza in questione.
Sull’argomento, ed in particolare sul nesso tra vit. B12 e CO2 vi sarebbe ancora molto da ricercare ed osservare, ma per ora mi limito a riferire che in effetti osservo in numerosi miei pazienti asmatici (e quindi carenti di CO2) anche una carenza di vitamina B12. In particolare l’alimentazione del tutto vegetariana, che pure presenta numerosi aspetti positivi per la salute (e che era stata ritenuta preferibile anche da Butyeko fin dal 1960, quando nessuno ancora parlava di questi argomenti, ora di moda) rischia di provocare delle carenza di questa vitamina, essenziale per la salute.
In particolare, le condizioni di coltivazione al giorno d’oggi fanno sì che nel terreno non siano più presenti i microorganismi necessari affinché questa vitamina si formi nelle piante coltivate in questo terreno e quindi, in particolare per i bambini in crescita o per i vegetariani, potrebbe essere utile assumere integratori di vit.B12, nella forma adeguata e nel giusto rapporto con le altre vitamine del gruppo B.

Effetto serra

Davvero?!…..Ci troviamo, in Italia e non solo, alle prese con un freddo che non si era visto da decine di anni. Ma non ci era stato detto che stiamo rapidamente andando verso un disastroso riscaldamento globale, causato dall’”agente inquinante” CO2?
Abbiamo tutti imparato a scuola che le piante, al contrario dell’uomo, inspirano anidride carbonica ed espirano ossigeno. Sfugge quindi alla mia comprensione come si possa qualificare (anche in pubblicazioni di un certo livello) come “agente inquinante” una sostanza che è l’ossigeno delle piante, e che anche dentro di noi deve essere presente in una percentuale del 6% circa, ( ed il bambino prima di nascere, nel grembo materno prospera appunto con questa percentuale di CO2) mentre nell’atmosfera ve ne è solo uno 0,03% circa. Se anche la quantità di CO2 nell’atmosfera aumentasse (entro certi limiti), l’unico effetto sarebbe quello di far crescere un maggior numero di piante, purché ovviamente vi sia abbastanza spazio per queste piante; se invece, come purtroppo è avvenuto, questo spazio non c’è più, l’effetto negativo potrebbe essere appunto un riscaldamento, e non certo un “inquinamento” o “avvelenamento”. Questo “effetto serra” secondo alcuni scienziati sarebbe anzi non negativo perché attenuerebbe gli effetti di una nuova era glaciale alla quale la terra, a causa di vicende solari, starebbe andando incontro. Secondo altri l’attuale riscaldamento sarebbe causato da vicende solari e non dalla CO2 . Non vi è molta concordia di vedute tra scienziati sull’argomento!
Segnalo tra l’altro un articolo apparso sull’ultimo numero di “Nature”, in cui si riferisce che, a quanto risulta da una ricerca condotta dal prof. J.Wahr, dell’Università del Colorado con l’uso di raffinati rilievi satellitari, la quantità dei ghiacciai nelle vette dell’Himalaya negli ultimi 10 anni non è diminuita.
Ovviamente la questione rimane aperta; tuttavia la CO2 potrebbe essere responsabile al massimo di un riscaldamento e non certo di un avvelenamento dell’atmosfera. Stiamo tuttavia aassistendo ad una campagna mediatica globale che tutti i giorni ci invita a ridurre l’emissione di CO2 nell’ambiente. Ovviamente è essenziale ridurre lo spreco di energie e svilupparne di nuove e migliori, ma l’agente inquinante rilasciato nell’ambiente dai nostri sprechi di energia non è certo la CO2 ma molte altre sostanze che in questa campagna non vengono menzionate: dal monossido di carbonio al metano, al mercurio ecc.ecc.
Mi domando quindi quali interessi possano esservi dietro la campagna focalizzata solo sulla CO2: forse il tentativo di distogliere l’attenzione da altre sostanze veramente inquinanti e pericolose, oppure di indurci ad accettare la “pulita” energia nucleare? O il tentativo consumistico di farci sostituire alcuni prodotti che ancora funzionano bene con altri prodotti a mio avviso discutibili? Mi riferisco per es. alle vecchie lampadine, messe fuori legge per essere sostituite da altre lampade che consumano sì un po’ meno elettricità ma che contengono mercurio e inoltre emettono dei raggi non buoni per la vista. A questo proposito consiglio in genere ai pazienti che vengono da me per trattamenti di agopuntura per gli occhi (www.agopunturaocchi.it) di fare incetta delle vecchie lampadine prima che divengano introvabili.
In conclusione: la povera CO2 è messa in questo periodo veramente in cattiva luce, tanto che anch’io, quando spiego i benefici della respirazione Buteyko a persone che non ne hanno mai sentito parlare, per non farle subito “sobbalzare e scappare via” ho imparato ad iniziare l’argomento non certo parlando del “benefico aumento della CO2” provocato da questa respirazione, ma mettendo piuttosto in evidenza l’incremento dell’ossigenazione dei tessuti che si ottiene riducendo l’eccesso di respiro. Solo dopo, con le “dovute cautele”, passo a spiegare il ruolo svolto dalla CO2 nell’ incremento del passaggio dell’ossigeno ai tessuti , un ruolo provato da centinaia di studi e che è descritto in tutti i testi di fisiologia medica (effetto Verigo-Bohr).

CO2 e cervello-intelligenza

…..Sul nesso tra CO2 e buon funzionamento del cervello, nel Notiziario risalente all’ottobre 2004 scrivevo: “l’inventore giapponese Yoshiro Nakamats, intestatario di oltre 2000 brevetti, tra cui quello per i dischetti per computer e per gli orologi digitali, quando vuole farsi venire delle idee geniali si tuffa nella sua piscina e resta sott’acqua finchè può resistere…. questo genio asiatico ha ben presente la fisiologia del cervello: quando tratteniamo il respiro aumenta il contenuto in anidride carbonica (CO2) del sangue. Il cervello interpreta questo aumento come una maggiore esigenza di ossigeno e dilata le arterie del collo affinchè una maggior quantità di sangue, e quindi di ossigeno, possa affluire al cervello…;basta aumentare di poco il contenuto in CO2 nel sangue per far affluire più ossigeno al cervello e quindi per ottenere un aumento delle sue prestazioni.”
Nel Notiziario dell’ottobre 2009 commentavo poi quanto scritto sull’aumento dell’intelligenza da Win Wenger, autore del libro “Il Fattore Einstein”(pubblicato anche in italiano dalle Macroedizioni), ed osservavo che Wenger, che pure non sembra aver mai sentito parlare del dr. Buteyko, “esamina a fondo le relazioni tra modo di respirare e intelligenza/concentrazione, mettendo in rilievo il ruolo positivo svolto dal tasso fisiologico di anidride carbonica per la circolazione del sangue (e quindi per l’ossigenazione) del cervello. Nel libro, Wenger descrive tra l’altro la reazione dell’organismo a seguito dell’attivita’ sportiva e in particolare la “reazione dell’immersione”, e cioé la reazione che si verifica quando ci si immerge sott’acqua.”
Sempre sull’argomento riporto ora quanto scritto da Win Wenger in un altro dei suoi libri: “Quando si nuota sott’acqua trattenendo il respiro si accumula CO2 nel sangue, il che fa espandere la carotide, aumentando la circolazione nel cervello. Un certo periodo di nuoto sott’acqua per 3 settimane consecutive provoca una espansione permanente della carotide…il che fa migliorare le condizioni fisiche del vostro cervello ed è un sistema facile per aumentare l’intelligenza…Ogni medico ha memorizzato, nei suoi studi universitari, il fatto che la carotide si espande in rapporto alla quantità di CO2 nel sangue, eppure l’organizzazione medica ha sempre guardato in direzioni molto più costose ..e pericolose,( come certe medicine con effetti collaterali negativi) per il trattamento di… varie forme non solo di carenze mentali e cerebrali e danni al cervello, ma persino di carenze cerebro-vascolari “
Per ottenere che la dilatazione della carotide provocata dall’aumento di CO2 permanga stabilmente anche quando si esce dall’acqua ,Wenger insiste sul fatto che non basta trattenere il respiro mettendo la faccia nell’acqua ma occorre nuotare sott’acqua, nell’acqua freedda, ad un minimo di profondità, ogni giorno per 3 settimane.
A questo proposito devo tuttavia mettere in guardia ed osservare che questo metodo di nuoto sott’acqua può per alcuni essere rischioso e và contemplatosolo da sportivi-nuotatori che si trovino in ottime condizioni fisiche. Per gli altri, il normale training Buteyko, oltre ad essere molto più agevole da effettuare e ad agire non solo a beneficio del cervello ma di tutto l’organismo, consente di graduare molto più facilmente il livello dello sforzo, in base ai criteri che spiego nel mio libro e nei corsi in relazione all’intensità ed alla durata degli esercizi.

Acido lattico, adrenalina e stress

………..A Baden-Baden, dove tutti gli anni si svolge quello che è considerato come il più importante evento in Europa nel campo della medicina alternativa, la “Medizinische Woche”. Si tratta di una preziosa occasione di incontro tra medici provenienti da ogni parte del mondo, e quest’anno ho avuto alcuni colloqui molto interessanti con colleghi russi. …Tra le varie conferenze, ve ne è stata una dedicata alla dottoressa tedesca Waltraut Fryda, morta recentemente, che nel 2007, all’età di 80 anni,(ancora in piena attività medica) aveva esposto a Baden Baden le sue scoperte sui tumori ed i successi che aveva ottenuto in questo campo con le sue terapie, sulle quali aveva scritto alcuni libri . Purtoppo la dr.ssa Fryda, non avendo ottenuto nessun sostegno finanziario, non aveva potuto portare a termine delle sperimentazioni con criteri scientifici, e quindi le sue terapie rischiano (come è avvenuto a tanti approcci promettenti) di finire nel dimenticatoio, mentre a mio avviso meriterebbero di essere approfondite. Avevo già scritto, sulla dr.ssa Fryda, nel Notiziario di un anno fa, riportando le sue tesi sul ruolo dell’acido lattico nei tumori.
Secondo la Dr. Fryda, nell’accumulo di acido lattico ed in vari altri fattori che portano al sorgere di tumori, svolge un ruolo importante, come evidenziato nel suo libro (“Adrenalinmangel als Ursache der Krebsentstehung” Mancanza di adrenalina come causa del sorgere del cancro) soprattutto l’esaurimento delle ghiandole surrenali, che producono importanti sostanze tra cui appunto l’adrenalina ed i glucocorticoidi (tra cui il cortisolo).
Ed a questo proposito appare evidente il ruolo svolto dal modo di respirare: è noto infatti che l’adrenalina viene prodotta quando ci si trova in una situazione di pericolo ed eccitazione, in cui l’organismo , prevedendo che dovrà compiere un intenso sforzo fisico per “combattere o fuggire”, mette in atto le reazioni adatte, tra cui appunto l’intensificazione del respiro.
Il ripetersi di episodi di stress e di arrabbiature può portare (e su questo mi soffermo a lungo nel mio libro “Attacco all’Asma… e non solo”) a modificare il ritmo inconscio respiratorio, e si crea un circolo vizioso: l’organismo, percependo il respiro intensificato/accelerato, ritiene inconsciamente di trovarsi in una situazione di pericolo, in cui dovrà “combattere o fuggire”, e le surrenali, permanentemente in stato di magari lieve sovraeccitazione, producono e scaricano in continuazione adrenalina, finché si esauriscono per il troppo lavoro e non sono più in grado di produrre adrenalina in quantità sufficiente.
Per fortuna è possibile spezzare il circolo vizioso tra respiro intenso e stress: se si interviene consciamente sul fattore respiro, tranquillizzandolo e riducendolo (e smettendo quindi di respirare come se si dovesse combattere con un leone anche quando si sta seduti in poltrona), allora anche l’eccitazione delle surrenali e la produzione di adrenalina rientrano nella normalità.
Ovviamente le ipotesi della dr.ssa Fryda, pur interessanti, non possono essere considerate provate per il trattamento dei tumori e, in particolare nel nostro moderno ambiente inquinato, occorre prendere in considerazione anche altri fattori oltre alla carenza di adrenalina. Tuttavia, mettere a posto il modo di respirare (e con questo sia la produzione di adrenalina che di molte altre sostanze) non può che fare bene: si tratta di una delle prime misure da prendere –non mi stanco mai di ripeterlo- per la salute generale dell’organismo.

Anidride carbonica e coccodrilli

……Questo abbinamento vi sembra strano? Ebbene: inizio con il riportare alcune frasi tratte da un ariticolo che avevo scritto tempo fa per un’ altra mia pubblicazione: “L’epidemia di influenza messicana ha recentemente sollevato nuovi allarmi tra il pubblico, sempre più preoccupato all’idea di “pandemie” che potrebbero essere diffuse da nuovi virus contro i quali mancano vaccini ed armi efficaci. Sollevano inoltre preoccupazioni anche dei batteri “vecchi” noti da tempo e divenuti resistenti agli antibiotici con i quali sono stati finora combattuti. …Si stanno negli ultimi tempi approfondendo le ricerche sul ruolo svolto nel sistema immunitario dai peptidi antimicrobici …… e un aiuto efficace potrebbe venire, a quanto pare, dai peptidi antimicrobici tratti da alcuni animali. … L’attenzione si è concentrata negli ultimi anni sui coccodrilli, anche a seguito del clamore sollevato tempo fa da un reportage della televisione britannica, (1) in cui si metteva in evidenza la resistenza di questi animali, in cui le ferite profonde, che si procurano azzannandosi, si rimarginano senza problemi anche se restano in paludi con acque marce.
Il merito è, secondo alcuni ricercatori, appunto dei peptidi antimicrobici che si trovano nel sangue di questi animali, così come nelle rane, lucertole ed altri. In particolare nel sangue dei coccodrilli, è stata identificata una sostanza (“coccodrillina” ) molto attiva contro virus, batteri e funghi. A seguito di alcuni studi effettuati, sono stati già elaborati dei preparati, venduti all’estero come “integratori alimentari”. Anche se preferisco consigliare ai miei pazienti delle sostanze più provate e sperimentate, in caso di microbi resistenti ad ogni approccio potrebbe forse valere la pena (ovviamente con la consulenza di un medico esperto) di fare un tentativo anche con i coccodrilli e le rane!”
E veniamo ora all’anidride carbonica.
In un articolo di Hennakao Koniyama, del Medical Research Council di Cambridge, pubblicato nel gennaio 2009 sulla prestigiosa rivista inglese “Nature” si legge che i coccodrilli possono restare sott’acqua fino ad un ora e durante la permanenza sott’acqua si accumula nel loro sangue l’anidride carbonica, che poi si scioglie formando ioni di bicarbonato; questi ioni di bicarbonato si legano all’emoglobina, spiazzandone l’ossigeno, che diventa pertanto più disponibile per andare ad ossigenare i tessuti dell’organismo. Nel sangue umano invece, continua l’articolo, gli ioni di bicarbonato non si legano all’emoglobina, che pertanto rilascia il suo ossigeno con più difficoltà rispetto a quanto avviene nel sangue dei coccodrilli (e in effetti nel sangue umano l’anidride carbonica, pur facilitando con varie reazioni chimiche il rilascio dell’anidride carbonica dall’emoglobina, non spiazza direttamente, tramite gli ioni di bicarbonato, l’ossigeno dall’emoglobina in grande quantità).
I ricercatori di Cambridge hanno pertanto creato, con sangue umano e sangue di coccodrillo, un ibrido, un’emoglobina mezza umana e mezza “coccodrillesca” e, sebbene non si sia ancora arrivati a risultati concreti, il prof. H. Bunn, dell’Università di Harvard, osserva che “Si può già pensare ad una situazione di chirurgia in cui è difficile ossigenare il paziente e sarebbe molto utile avere a disposizione un’emoglobina in grado di scaricare l’ossigeno con un’efficienza superlativa” .
Quali conclusioni trarne? Innanzitutto anche questi studi confermano (fatto peraltro riportato in tutti i testi di fisiologia medica, anche se raramente se ne traggono le opportune conclusioni pratiche) il ruolo prezioso della CO2 (nella giusta quantità) per l’ossigenazione dell’organismo.
Inoltre, anche se nell’organismo umano la CO2 spiazza l’ossigeno dall’emoglobina, rendendolo libero di andare ad ossigenare i tessuti, in modo meno efficiente di quanto non avvenga nel coccodrillo, forse varrebbe la pena, (perlomeno in situazioni normali, in attesa che l’ibrido di emoglobina uomo/coccodrillo creato in laboratorio porti a risultati utilizzabili), di non dissipare, con una respirazione eccessiva, la preziosa CO2 che anche noi produciamo ed accumuliamo, pur in quantità minore di quella accumulata dai coccodrilli nella lunga permanenza sott’acqua.
Se abbiamo in noi una quantità sufficiente di CO2 allora, pur se in modo meno efficiente che nei cocodrilli, anche la nostra CO2 fa andare più ossigeno dal sangue ai tessuti. (1) Documentario della BBC, “ The Secret Life of Crocodiles”.
Sull’argomento ved anche : http://news.bbc.co.uk/hi/english/sci/tech/newsid_680000/680840.stm

Perché le balene e le talpe vivono a lungo?

………..Tra le varie letture estive ho appena finito di leggere un articolo interessante pubblicato su Rejuvenation Research (Ricerca sul ringiovanimento) Vol.10, nr.2-2007, scritto dal medico Arkadi F. Protokov, dal titolo “Exploring overlooked natural mitochondria-rejuvenative intervention. The puzzle of bowhead whales and naked mole rats”, in cui e’ esaminato il motivo per cui certi tipi di balene e talpe vivono molto di piu’ di altri animali di specie analoghe e comparabili (circa 200 anni le balene e 28 anni le talpe–8 volte piu’ dei topi di analoghe dimensioni), e non si ammalano di tumori.
Con grande dovizia di riferimenti a studi e sperimentazioni, l’autore conclude che il motivo di questa longevita’ e salute e’ da ricercare nelle condizioni di vita di questi animali, e cioe’, oltre ad altri fattori, alle condizioni di IOR (riduzione intermittente di ossigeno), e di ipercapnia (eccesso di anidride carbonica), anch’essa intermittente, causata nelle balene dalle immersioni sott’acqua, e nelle talpe dalle permanenze in cunicoli con poco ossigeno e molta anidride carbonica. La carenza intermittente di ossigeno, a differenza di quella permanente, mette infatti in moto, come osserva Protokov, delle rapide strategie di compensazione nell’organismo che pertanto, quando torna in condizioni di ossigenazione normale, e’ divenuto piu’ forte e resistente. Quanto all’ipercapnia (eccesso di CO2), Protokov scrive che “L’ipercapnia in vivo protegge contro gli effetti dannosi dell’ ischemia o ipossia (mancanza di ossigeno), il che e’ noto da decenni nella pratica clinica…Sono stati ipotizzati vari meccanismi per spiegare il ruolo protettivo dell’anidride carbonica in vivo. Uno dei piu’ significativi sembra essere costituito dalla stabilizzazione del complesso ferro-transferrina, il che previene il coinvolgimento di ioni di ferro nell’avvio di reazioni di radicali liberi”:
Questo articolo non e’ che una delle innumerevoli dimostrazioni di quanto sia errata/semplicistica la comune percezione dell’ossigeno nel ruolo del “buono” e della anidride carbonica nel ruolo del “cattivo”; e di quanto vi sia ancora da ricercare sull’argomento.

La CO2 che ridona la linea

…… Nell’aprile 2004, questo Notiziario riportava la seguente informazione: “L’inserto “Salute” di “La Repubblica” dell’11 dicembre scorso, in un articolo dal titolo “L’anidride carbonica che ridona la linea”, decantava i benefici della carbossiterapia, che nelle beauty-farms francesi è utilizzata, attraverso microiniezioni, per curare varie problematiche, dalla cellulite alle alterazioni del microcircolo, dalle flebopatie agli accumuli di adipe. L’anidride carbonica, si legge, “agisce come una microscopica “pompa” che spinge il sangue nel labirinto dei capillari. Secondo i suoi sostenitori, la carbossiterapia migliora la circolazione sanguigna: inoltre, grazie al maggior apporto di ossigeno….”.
A quanto pare l’uso dell’anidride carbonica per fini estetici si sta sempre più diffondendo anche in Italia. Recentemente ad esempio, il numero del 9 febbraio 2007 del popolare settimanale “Viversani” decantava le virtù dell’anidride carbonica contro la cellulite e per spianare le rughe.
Vi è inoltre un numero crescente di siti, anche in italiano, sui benefici di questa terapia. In uno di questi ad esempio si legge: “La carbossiterapia sfrutta gli effetti vasodilatatori della anidride carbonica per sciogliere gli accumuli di adipe. ….. mira a trattare la cellulite, le alterazioni del microcircolo, le flebopatie e gli accumuli di adipe attraverso microiniezioni locali di anidride carbonica…… La carbossiterapia è un metodo sicuro ed efficace. Utilizza l’anidride carbonica medicale, che ha la peculiarità di promuovere la vasodilatazione e di ripristinare il corretto flusso di sangue nelle aree asfittiche, aiutando l’attività dei fibroblasti e migliorando il processo di rigenerazione cellulare.“
Come si osservava in questo Notiziario anche nel 2004, fa piacere leggere una ulteriore conferma di quello che Buteyko ha messo instancabilmente in luce negli ultimi 40 anni, e cioè che l’anidride carbonica non è un inutile gas di scarico ma è indispensabile, nella giusta misura, per l’apporto d’ossigeno ai tessuti. Peccato però che l’attenzione verso questa riconosciuta capacità della CO2 di “promuovere la vasodilatazione e ripristinare il corretto flusso di sangue nelle aree asfittiche, aiutando l’attività dei fibroblasti e migliorando il processo di rigenerazione cellulare” sia a quanto pare concentrata soprattutto e quasi esclusivamente per scopi estetici ed anti-invecchiamento

La speleoterapia

…Una simpaticissima collega medico (anestesista; -e tra l’altro mi fa molto piacere vedere che sta aumentando sempre di più il numero di medici che dimostrano interesse per il metodo Buteyko) ha attirato la mia attenzione sulla “speleoterapia” (la cura di malattie, in genere dell’apparato respiratorio, effettuato trattenendosi per un certo periodo in grotte, respirando l’aria in queste grotte).- Circa un anno fa avevo scritto in questo Notiziario quanto segue: “Vi sono tuttavia dei luoghi in Europa in cui l’utilizzo della CO2 per un gran numero di scopi medici ha delle antiche tradizioni, che ancora resistono. Così ad esempio nella Repubblica Ceca, grazie all’esperienza accumulata nei bagni termali di Karlsbad, Franzensbad e Marienbad, con acqua e grotte ad elevato contenuto di CO2, questo tipo di terapia è usato soprattutto per numerose altre finalità mediche: dalla cefalea cronica ai problemi di circolazione, dal tinnito ai dolori alle articolazioni, dalle neurodermiti alle ulcerazioni.
Anche in Italia vi sono numerosi centri che offrono questo tipo di terapia. Quello che però mi fa “arrabbiare” è che nei prospetti e pagine web in cui si descrivono i benefici della speleoterapia si parla di tutti i vari possibili fattori terapeutici (umidità, calore e purezza dell’aria, mancanza di pollini ed allergeni ecc. ) ma non si menziona invece minimamente (ed anzi magari si cerca di nasconderlo!) quello che invece è a mio avviso il fattore terapeutico principale, e cioè l’elevata presenza di anidride carbonica nell’aria che si respira in queste grotte Per fortuna tuttavia vi è anche qualche centro di speleoterapia che mette in rilevo l’importanza terapeutica dell’elevata presenza di anidride carbonica. Così ad es. il seguente, in Austria: http://kurzentrum.at/it/kurfibel/kohlendioxid/index.html
In cui tra l’altro si scrive che: “L’anidride carbonica è una sostanza terapeutica chimica, naturale, efficace e priva di controindicazioni…… L’azione del gas è molto intensa soprattutto nelle arterie più piccole e sottili (precapillari), ovvero là dove si regola anche la pressione sanguigna.
Avviene una notevole dilatazione delle piccole arterie e l’apertura di capillare occlusi: in questo modo si favorisce decisamente la circolazione del sangue in tutti gli organi e tessuti del corpo e si abbassa la pressione sanguigna (particolarmente in presenza di forme di ipertensione arteriosa). L’anidride carbonica facilita perciò la guarigione di ferite di difficile cicatrizzazione e dell’ulcera del piede”
L’anidride carbonica migliora anche le proprietà di flusso e di coagulazione del sangue; il sangue, cioè, passa meglio attraverso i vasi sanguigni più piccoli e le strettoie, diminuendo così il rischio di formazione di trombi.

Iperventilazione: studi, articoli, cause e conseguenze
Studi su iperventilazione ed ipocapnia ….Sperimentazione a Toronto: la CO2 protegge il tessuto polmonare

Poichè questo numero del Notiziario si sofferma sul Canada e l’Università di Toronto, dove si è svolto il Congresso, vorrei citare degli studi, pur non recentissimi, che hanno avuto luogo presso questa Università: i ricercatori medici del programma di biologia molecolare dell’Università hanno infatti accertato che “l’innalzamento nella permeabilità microvascolare è stato più elevato nel gruppo in cui vi era ipocapnia (tasso troppo basso di CO2 nell’organismo ) che nel gruppo di controllo. Il danno causato da ischemia da riperfusione è stato notevolmente superiore nel gruppo in cui vi era ipocapnia rispetto al gruppo di controllo”. Il danno al tessuto polmonare è stato proporzionale al grado di ipocapnia (Laffey et al. 2000, Laffey et al.2003). Come concludono i ricercatori canadesi in questione: “un innalzamento deliberato della PaCO2 (ipercapnia terapeutica) protegge contro danni al tessuto polmonare (Laffey et al.2003).
Quale conclusione trarne? Anche se i ricercatori in questione, che non conoscevano Buteyko, ovviamente non osservano nulla in proposito, è bene cercare di migliorare il proprio modo di respirare, in modo da conservare una buona quantità di CO2 nell’organismo, senza mai arrivare al livello di ipocapnia che renderebbe necessaria la somministrazioni terapeutica di CO2 con le modalità di cui allo studio sopracitato!
….. Vi segnalo questo studio che in realtà risale a qualche anno fa ma che mi è ora capitato sotto gli occhi:
“Aufderheide TP, Lurie KG, Death by hyperventilation: a common and life-threatening problem during cardiopulmonary resuscitation, Critical Care Medicine 2004 Sep; 32(9 Suppl): S345-351.
Department of Emergency Medicine, Medical College of Wisconsin , Milwaukee , Wisconsin , USA .”
Nell’articolo, dal titolo “Morte per iperventilazione: un problema comune, che mette a repentaglio la sopravvivenza, durante la rianimazione cardio-polmonare”, si conclude con la raccomandazione ad addestrare meglio il personale che presta assistenza d’ emergenza fuori dall’ospedale, perché un “eccesso di ventilazione” effettuato sui pazienti durante la rianimazione porta ad un significativo aumento delle probabilità di decesso. “
Anche qui devo ribadire ciò che ho varie volte osservato: nella medicina d’emergenza è ben noto il pericolo della mancanza di di CO2 e dell’iperventilazione (che porta a mancanza di CO2); cosa si aspetta ad applicare questa conoscenza anche alla medicina ordinaria (non d’emergenza) e, ancora meglio, alla medicina preventiva?”
…..La mancanza di CO2 causata dall’iperventilazione provoca, attraverso complessi meccanismi fisiologici (la CO2 è infatti un regolatore essenziale per l’equilibrio acido/base e per altri processi di vitale importanza) la perdita di sostanze utili e necessarie per l’organismo, tra cui ad esempio il magnesio, sostanza essenziale per la vita; (quando manca possono verificarsi crampi, contrazioni e molti altri problemi). Purtroppo il magnesio è carente nell’alimentazione moderna ed oltretutto non è facile rimpiazzare tramite integratori quello che viene perso dall’organismo a causa di una respirazione sbagliata, anche perché il magnesio non viene sempre assimilato bene per via orale. E’ necessario prenderlo in determinate forme, e soprattutto cercare di non dissiparlo più respirando male.
Un’altra sostanza di vitale importanza nell’alimentazione moderna, e di cui è molto diffusa la carenza, è l’aminoacido taurina, utile anche per la salute dei polmoni. In base alle conclusioni di uno studio pubblicato (ved. Pulm Pharmacol Ther.) il 29 agosto scorso, la taurina avrebbe un effetto protettivo sui pneumociti (cellule del tessuto polmonare) che in presenza di taurina si sono rivelati in grado di difendersi meglio da infezioni, con meccanismi immunitari più efficienti. In questo periodo di allarmi per l’influenza vale forse la pena di prendere un po’ di taurina in più, oltre ovviamente a fare attenzione, come ho scritto in un precedente notiziario, a non respirare dalla bocca e a praticare il metodo Buteyko per evitare di “respirare troppo” (minore è la quantità d’aria introdotta nell’organismo minori sono le probabilità di introdurre, insieme all’aria, i germi dell’influenza), per non parlare degli effetti sul sistema immunitario.”
-……risultato di uno studio appena pubblicato dalla prestigiosa rivista medica inglese
“The Lancet”. A seguito di uno studio effettuato presso il Manchester Booth Hall Children Hospital su
1300 neonati, è stato accertato che per la respirazione artificiale in certi casi necessaria per
i neonati è molto preferibile utilizzare dell’aria comprendente un tasso d’ossigeno non superiore a
quello normalmente presente nell’atmosfera. L’utilizzo di ossigeno puro ha infatti provocato nei neonati
una consistente riduzione del flusso dei sangue nel cervello.”

Articoli su iperventilazione ed ipocapnia

……Le basi scientifiche sulle quali è fondato il metodo Buteyko sono straprovate ed e’ assurdo che non se ne traggano, come ha invece fatto Buteyko, le logiche ed evidenti deduzioni pratiche quanto al modo di respirare. Riporto qui ancora un estratto tratto dalle centinaia di articoli scientifici che fanno riferimento ai danni provocati da iperventilazione e conseguente carenza di CO2 (ipocapnia) .
Da: Il Pensiero Scientifico Editore, 12/07/2005
”Rischi dell’ossigeno-terapia: la risposta è l’anidride carbonica
Medici e paramedici che somministrano ossigeno ai loro pazienti potrebbero far loro più male che bene: lo sostiene una ricerca pubblicata sulla rivista Chest e destinata a creare scompiglio nell’ambiente medico. “L’ossigeno puro riduce l’afflusso di sangue agli organi e ai tessuti aumentando la ventilazione”, spiega Steve Iscoe, pneumologo del Department of Anesthesia del Toronto General Hospital e leader del team di ricercatori della Queen’s University di Kingston in Canada autori dello studio. “L’aumento della ventilazione, colpevolmente quasi mai considerato, ‘spazza via’ l’anidride carbonica e questo restringe i vasi sanguigni. Quando si aggiungela CO2 alla miscela di aria contenuta nelle bombole però i vasi sanguigni tornano a dilatarsi, aumentando il flusso sanguigno e permettendo ad una maggior quantità di ossigeno di raggiungere le aree-chiave del cervello e del cuore”.
Un problema sottovalutato. La pratica di utilizzare aria espirata tramite respirazione bocca a bocca (anche senza sapere che si tratta di ossigeno e anidride carbonica) è antichissima: la prima testimonianza scritta risale al 1754, ma ci sono anche accenni nella Bibbia che fanno pensare che la pratica fosse diffusa già migliaia di anni fa. Ciononostante i testi medici non fanno cenno al fatto che l’inalazione di ossigeno abbassa drasticamente i livelli di anidride carbonica, e per questo l’aggiunta di anidride carbonica non è una pratica standard. “È sconcertante che un’idea tanto semplice abbia ricevuto così poca attenzione da parte dei medici”, aggiunge Iscoe. “La riduzione di flusso di ossigeno al feto, al cervello, al cuore e agli altri tessuti del corpo che può essere indotta dalla somministrazione di ossigeno è largamente non riconosciuta anche dai pneumologi come me”, ammette Peter Macklem, professore emerito di Medicina alla McGill University e vincitore nel 1999 del prestigioso Gairdner Foundation Wightman Award. “E se persino da parte dei pneumologi c’è una sottovalutazione di questo problema, allora è molto probabile che internisti, chirurghi, ostetrici, pediatri e medici di famiglia che sono in prima linea nel trattamento delle principali patologie siano poco e male informati”. …e “Dovremmo guardare all’anidride carbonica non come a un nemico, ma come ad un alleato”.
Bibliografia. Queen’s University press release 2005.
Iscoe S, Fisher JA. Hyperoxia-Induced Hypocapnia:An Underappreciated Risk. Chest 2005; 128: 430-33

CO2 cervello e nuoto

….Appare interessante una notizia riportata nell’ultimo numero della rivista tedesca “Zeitenschrift”, in cui, sotto il titolo:”Il potere del respiro” si informa che l’inventore giapponese Yoshiro Nakamats, intestatario di oltre 2000 brevetti, tra cui quello per i dischetti per i computer e per gli orologi digitali, quando vuole farsi venire delle idee geniali si tuffa nella sua piscina e resta sott’acqua finchè può resistere. Questa procedura può sembrare stravagante ma in realtà questo genio asiatico ha ben presente la fisiologia del cervello: quando tratteniamo il respiro aumenta il contenuto in anidride carbonica (CO2) del sangue. Il cervello interpreta questo aumento come una maggiore esigenza di ossigeno e dilata le arterie del collo affinchè una maggior quantità di sangue, e quindi di ossigeno, possa affluire al cervello…;basta aumentare di poco il contenuto in CO2 nel sangue per far affluire molto più ossigeno al cervello e quindi per ottenere un aumento delle sue prestazioni.
Chi non ha una piscina in casa e non può seguire l’esempio del geniale inventore giapponese, quando si trova a dover impiegare al massimo il cervello ed ha bisogno di “idee geniali”(prima di un esame o di un colloquio importante), potrebbe ottenere un risultato analogo con una bella sessione di esercizi di respirazione Buteyko; (ovviamente con le precauzioni raccomandate!)

Ipocapnia e malattie sistemiche

……….Mi sembra interessante segnalare un articolo pubblicato sulla rivista medica “New England Journal of Medicine” (J.Laffey e B.Kavanagh, 4 luglio 2002). Riportiamo alcune osservazioni tratte da questo articolo. “L’ipocapnia, quale aspetto comune a molti disordini di natura acuta, può avere un ruolo patogeno nello sviluppo di malattie sistemiche. Una serie crescente di prove indica che l’ipocapnia può produrre considerevoli effetti negativi, fisiologici e medici.”

Dopo essersi soffermati sulle conseguenze negative che può avere l’iperventilazione durante il parto, gli autori osservano che l’ipocapnia è presente nelle persone che soffrono di apnea durante il sonno e che l’effetto della mancanza di anidride carbonica sulla diminuzione del flusso di sangue al cervello è così drammatico che quasi il 50% dei medici d’emergenza, ricorrono appositamente all’ipocapnia in situazioni in cui questa riduzione è auspicabile, in caso di incidenti e traumi che coinvolgano la testa. Come si osserva nell’articolo “l’alcalosi ipocapnica riduce il flusso di sangue al cervello per mezzo di una potente vasocostrizione, così riducendo la pressione intracranica”. E’ superfluo osservare che questa riduzione del flusso di sangue al cervello è invece, in situazioni normali, Tutt’altro che auspicabile, e può compromettere un buon funzionamento delle abilità intellettuali, per non parlare di guai peggiori., come l’ischemia cerebrale e cardiaca, l’asma e, come si conclude nell’articolo, la stanchezza cronica e le crisi di panico.