Degenerazione maculare senile. Vari studi negli anni 2000 – 2015

In relazione a questo problema, la cui frequenza è in continuo aumento nella nostra popolazione che sta diventando sempre più anziana, iniziamo guardando i risultati di un altro  studio, che non può probabilmente essere considerato scientificamente significativo perché è stato condotto dallo stesso Boel. Vale tuttavia la pena di leggere quanto Boel scrive nel suo sito su questo studio, poiché in relazione alla degenerazione maculare senile merita di essere preso in considerazione ogni trattamento supplementare che, pur non scientificamente del tutto provato sia perlomeno di sicura innocuità, ed offra delle prospettive di miglioramento.

Ecco quanto scrive Boel in proposito:

“Abbiamo appena terminato  un progetto di ricerca pilota con 27 pazienti afflitti da ARMD, (degenerazione maculare collegata all’età) divisi in 3 gruppi. Il medico di ognuno dei pazienti aveva diagnosticato la presenza dell’ARMD per tutti i pazienti del gruppo studiato. I pazienti hanno ricevuto un trattamento intensivo nel corso di 4 settimane, con un nuovo metodo di agopuntura chiamato Agopuntura 2000 (da non confondere con l’agopuntura cinese). Ognuno dei tre gruppi è stato trattato con delle varianti comprese nel metodo Agopuntura 2000. Qui sotto sono descritti i metodi in questione. L’acutezza visiva di ogni paziente è stata misurata tramite la lettura del cartellone visivo varie volte durante il trattamento.

 Metodo: 

Tutti i pazienti coinvolti nello studio sono stati reclutati con appositi annunci effettuati sulla stampa. Sono stati scelti 30 tra coloro che avevano fatto domanda. Ognuno dei partecipanti aveva con sé una serie di rapporti compilati dall’oftalmologo curante. Questo gruppo di 30 è stato diviso in 3 gruppi di 10 pazienti. Dopo un attento esame del materiale disponibile si è poi scoperto che 3 dei pazienti non soffrivano di ARMD ed il gruppo è stato quindi ridotto a 27, così ripartiti nei gruppi: 10 pazienti nel gruppo 1, 9 pazienti nel gruppo 2, ed 8 pazienti nel gruppo 3.
Le variabili, in ognuno dei 3 gruppi del progetto pilota, erano costituite dal numero di punti stimolati nel corpo nel corso del trattamento. Ogni paziente ha ricevuto un minimo di due trattamenti al giorno per le prime 2 settimane (eccetto nel fine settimana, che è stato un periodo di riposo). Per le due settimane successive i pazienti hanno ricevuto due trattamenti alla settimana. Ogni paziente ha ricevuto un totale di 30 trattamenti.

Controllo

La misurazione dei risultati del trattamento è stata effettuata ad intervalli di una settimana, con il primo controllo dopo una settimana di trattamento e l’ultimo controllo dopo 4 settimane. Il metodo di controllo è stato uguale a quello impiegato nel controllo iniziale, tramite gli usuali cartelloni di lettura. Ognuno dei pazienti è stato sottoposto a questo test prima di iniziare il trattamento, per eliminare ogni incertezza di controllo dovuta a fattori sconosciuti si è deciso che i miglioramenti di visione dovevano essere misurati quando un miglioramento era superiore ad un minimo costituito da un aumento del 15%. Ad esempio : il paziente X aveva un 10% di vista all’inizio del trattamento e dopo 4 settimane di trattamento la vista era del 50%. Ai fini del test abbiamo considerato che il miglioramento era stato del 40%.

Risultati

Nel gruppo №3il 60% dei pazienti ha ottenuto un miglioramento del 15,6% nella vista.

Nel gruppo №2il 70% ha ottenuto un miglioramento del 28,5%, ed infine

Nel gruppo №1: l’80% ha ottenuto un miglioramento dal 15 al 40%.

La media del miglioramento calcolata nel complesso è stata del 27%. Degno di nota nel gruppo №1 è stato il fatto che abbiamo impiegato in questo gruppo il minor numero di punti di stimolazione nel corpo. Durante la prima settimana di trattamento i pazienti sono stati stimolati con 4 aghi, mentre durante le settimane finali di trattamento i pazienti sono stati stimolati con 6 aghi.

Conclusioni

Le nostre conclusioni tratte dal nostro studio pilota ci hanno indotto ad usare i metodi impiegati per il gruppo numero uno come il nostro metodo standard di trattamento.
Il metodo impiegato in precedenza comportava un trattamento intensivo giornaliero per 1 settimana, ed è stato pertanto molto interessante vedere che due settimane di trattamento intensivo hanno consentito un miglioramento così drammatico dei risultati”.

Visti i risultati dello studio, i futuri trattamenti dei pazienti con ARMD comporteranno procedure del tipo di quelle impiegate nel gruppo di pazienti numero uno.

E’ auspicabile una ricerca scientifica con gruppi più vasti di pazienti”.

Nelle cliniche Boel ad Aulum e Kopenhagen, negli ultimi 5 anni 4985 pazienti sono sati trattati con la stessa procedura impiegata nello studio sopramenzionato. In base ai dati raccolti d queste cliniche, l’83% di questi 4985 pazienti con degenerazione maculare (di tipo sia secco che umido)avrebbero ottenuto un miglioramento pari come minimo al 15% periodo danesi.


Un altro studio su agopuntura e degenerazione maculare
Il medico tedesco Hans Peter Wutta, autore del libro sulla cura con l’agopuntura Boel   ha effettuato una ricerca su un numero di pazienti con degenerazione maculare senile, da lui trattati con l’agopuntura Boel. Il numero di pazienti era limitato (97 persone) ma i risultati appaiono significativi ed attendibili, in quanto controllati dall’Università di Amburgo, che ha esaminato la situazione    della vista in questi pazienti sia prima che dopo il trattamento, accertando la presenza di un miglioramento significativo nel 76% di loro.

Alcune cause di maculopatia senile

Il ferro è in genere considerato solo come un elemento benefico; ed in effetti è indispensabile per la vita. Deve però essere presente nella giusta quantità perché un eccesso di ferro è altrettanto dannoso quanto una carenza. Nel mio sito (www.saluteglobale.com) tratto diffusamente l’argomento.
Ricercatori del Medical College of Georgia negli Stati Uniti stanno ora approfondendo i collegamenti tra l’emocromatosi (una malattia sottodiagnosticata che porta all’accumulo di ferro nell’organismo), e la degenerazione maculare: “The most common – and under-diagnosed – genetic disease in humans just may be a cause of the worst form of macular degeneration, Medical College of Georgia researchers report”
Se la loro ipotesi risultasse ulteriormente confermata, evitare le peggiori conseguenze dell’accumulo di ferro, come appunto quelle sulla vista, potrebbe essere così facile come donare regolarmente sangue, per smaltire il ferro in eccesso, ha osservato il Dr. Vadivel Ganapathy, presidente della MCG School of Medicine Department of Biochemistry and Molecular Biology.

Viene in genere assorbito il 10% del ferro contenuto negli alimenti consumati, e l’organismo  ha ben pochi mezzi per smaltire il ferro in eccesso che, anche in chi non soffre di emocromatosi ma consuma una dieta troppo ricca di ferro ed integratori, può con gli anni accumularsi a livelli pericolosi. I sintomi di un eccesso di ferro consistono in stanchezza, dolori, mancanza di energia, problemi gastrici e di circolazione. Si tratta indubbiamente di sintomi molto comuni, che possono dipendere da molti altri problemi di salute, e spesso l’eccesso di ferro non provoca sintomi. Consiglio pertanto di non prendere integratori a base di ferro se non dopo averne accertato l’effettiva carenza. Ed una diagnosi di anemia non comporta necessariamente una carenza di ferro, perché l’anemia può essere causata anche da carenza vit. B12. Occorre un’analisi dell’ammontare di ferritina nel siero. Se risulta in eccesso, nei casi più gravi è necessaria una terapia con medicinali specifici, mentre in casi più lievi bastano donazioni periodiche di sangue e terapie chelanti-disintossicanti meno aggressive.

La luce blu provoca maculopatia

Che la luce solare, in quantità non esagerata (ed ovviamente dalla fonte naturale e non da apparecchi abbronzanti vari) sia benefica è un fatto noto (ed è noto tra l’altro che prima della scoperta di medicinali efficaci, la tubercolosi veniva curata anche con l’esposizione alla luce del sole), ma anche qui l’esagerazione fa male.
Una esposizione troppo lunga, ad una luce troppo intensa, in particolare se riflessa da mare/ghiaccio/neve, può essere pericolosa per la vista, soprattutto per le persone già alle prese con problema di maculopatia.
Un recente studio su larga scala, lo “European Eye Study”, (ved. Arch Opthalmol. 2008; 126(10); 1396-1403) condotto su ben 4753 persone di età superiore a 65 anni, è arrivato alla conclusione che, sebbene i raggi UV della luce solare siano in gran parte assorbiti dalla cornea, la retina rimane esposta alla frazione di raggi blu, i quali generano ossigeno reattivo per cui la retina, in mancanza di sufficienti sostanze antiossidanti, rimane danneggiata.
Lo studio ha quindi constatato l’esistenza di una correlazione univoca tra la degenerazione maculare collegata all’età da una parte, e l’esposizione alla luce solare e la mancanza di sostanze antiossidanti (luteina, zeaxantina ed altre) dall’altra.
Se questa è la situazione per la luce solare, anche per la luce artificiale in casa c’è poco da stare allegri! Sia le lampade al neon che le moderne lampadine ora raccomandate per il loro basso consumo di energia elettrica, emettono una luce che ha un’alta prevalenza di raggi nella zona blu dello spettro, e l’effetto dannoso per gli occhi di questi raggi blu è stato provato da una lunga serie di studi, molti dei quali anche di vecchia data (ved. ad es. “Age-related maculopathy and the impact of blue light hazard” su Acta Ophtalmologica Scandinavica, 84, H.1, pag.4-15).
E purtroppo anche gli schermi eleganti ed ultrapiatti dei moderni computer e televisori, pur preferibili a quelli antichi, emanano anch’essi una buona razione di questi pericolosi raggi blu.
Che fare? Innanzitutto sono da preferire le classiche “normali” lampadine, finche’ si trovano, (sono infatti in via di ritiro dal commercio perché consumano più energia elettrica ) e poi, soprattutto se per motivi professionali o altri, si è costretti a passare molte ore davanti allo schermo del computer, conviene proteggere gli occhi con delle lenti di colore giallo, che filtrano e trattengono i raggi blu. E infine, è bene, d’accordo con il proprio medico curante, fare attenzione a prendere una quantità sufficiente di integratori con sostanze antiossidanti.

Terapie parallele per la degenerazione maculare

Microimmunoterapia contro maculopatia senile

A seguito di rapporti su risultati favorevoli raggiunti in Belgio e Germania da medici che da molti anni praticano la microimmunoterapia anche su pazienti con problemi agli occhi, ho iniziato anch’io, in aggiunta all’agopuntura Boel a consigliare alcuni rimedi microimmunoterapici . E’ peraltro opportuno e necessario, (è bene ripeterlo) abbinare questi rimedi a quelli classici-tradizionali raccomandati dal proprio oftalmologo! In particolare nel caso di degenerazione maculare collegata all’età entrano in gioco, nei rimedi impiegati dalla microimmunoterapia, diverse sostanze somministrate in base ai principi classici dell’omeopatia (e cioè in dosaggio infinitesimale per attenuare la produzione di determinate sostanze, ed in dosaggio più elevato per potenziarne la produzione da parte dell’organismo).
Al centro della terapia con questi preparati vi è, nei casi di degenerazione maculare, il tentativo di bloccare l’angiogenesi prendendo di mira l’IGF1 (Insulin-like Growth factor 1 ) ed il VEGF (vascular endotelial growth factor) e di potenziare invece la produzione di BDNF (brain derived neurotrophic factor) e NGF (nerve growth factor). Viene inoltre attenuata la produzione di citochine proinfiammatorie e potenziata quella di sostanze che agiscono per diminuire edema e infiammazione. L’azione svolta dall’agopuntura Boel e potenziata dalla microimmunoterapia può poi essere appoggiata e rinforzata anche con alcune sostanze fitoterapiche, come ad esempio un estratto dalla corteccia dell’albero di lycium barbaricum, impiegato in particolare nella fitoterapia cinese; in un esperimento sui ratti condotto dal dr. Kwohlei So, del Dipartimento di Anatomia dell’Università di Hong Kong, questa sostanza ha dimostrato un potenziamento della acuità visiva, tramite in particolare un effetto benefico nei confronti delle cellule ganglionari retiniche.

Alcuni integratori utili per degenerazione maculare

In uno studio pubblicato su Nutr. Metab. 2007 sono stati esaminati a fondo gli effetti della luteina, zeaxantina e mesozeaxantina. La luteina, la zeaxantina e il suo stereoisomero, la mesozeaxantina, sono i principali costituenti del pigmento che ricopre la regione maculare dell’occhio. Questi tre carotenoidi antiossidanti, presenti nel centro della retina, filtrano la luce blu e proteggono i fotorecettori dai danni da radicali liberi. La densità del pigmento maculare varia a seconda degli individui e diminuisce con l’età , ed e’ piu’ bassa in chi soffre di degenerazione maculare. La mesozeaxantina viene prodotta nella retina a partire dalla luteina. Tuttavia, con gli anni, questa conversione peggiora sempre di più e i livelli di mesozeaxantina diminuiscono; potrebbe quindi essere utile assumerla con degli integratori.
Gli studi effettuati hanno dimostrato che i livelli di luteina, zeaxantina e mesozeaxantina sono minori negli occhi di chi soffre di degenerazione maculare collegata all’età , e che un’integrazione con luteina, zeaxantina e mesozeaxantina permette di rinforzare la densità  del pigmento maculare e, così, di aumentare la protezione dell’occhio.
Nello studio citato, durato 120 giorni, a 10 pazienti sono state somministrate delle capsule a base prevalentemente di mesozeaxantina, con quantità  marginali di luteina e zeaxantina, mentre altri 9 pazienti formavano il gruppo di controllo placebo. A conclusione della sperimentazione si è visto un notevole incremento nella densità  del pigmento oculare del gruppo che prendeva la mesozeaxantina mentre non si è verificata alcuna variazione nel gruppo placebo.