Tiroide
Il buon funzionamento della tiroide è uno dei fattori più importanti per una buona salute, fisica e mentale.

Spesso alcune analisi correntemente usate per accertare il funzionamento di questa ghiandola non evidenziano i problemi che invece esistono; pertanto numerosi malanni causati in buona parte dalla tiroide (dalla depressione all‘infertilità ai problemi della menopausa alle difficoltà di concentrazione, aumento di peso, emicrania, colesterolo e pressione elevati, estremità fredde, perdita di capelli e livelli d‘energia bassi ) vengono spesso attribuiti ad altre cause –o semplicemente all‘avanzare dell‘età- e non si pensa ad analizzare lo stato della tiroide .

Ma anche quando si effettuano le comuni analisi riguardanti la tiroide, queste spesso danno dei risultati falsamente tranquillizzanti. (Ved. sull’argomento la pagina sugli accertamenti diagnostici)

Mi soffermo qui solo sul problema più comune: quello dell’insufficiente, scarso funzionamento della tiroide (ipotiroidismo).

E’ possibile farsi una prima idea sulla sussistenza di questo problema con una misura molto semplice che chiunque può effettuare da solo (senza tralasciare ovviamente di fare anche controlli e check-up di routine consigliati dal proprio medico): alla mattina appena svegli, prima ancora di alzarsi e muoversi nel letto, occorre misurare la propria temperatura con il termometro (che la sera prima va messo sul comodino) sotto l‘ascella.

Se per tre giorni consecutivi la temperatura è uguale o inferiore a 36,6 vi è il sospetto di un ipotiroidismo e sarebbe bene effettuare analisi più approfondite.

Questa misura molto semplice è stata caldeggiata da un medico americano, il Dr. Broda Barnes, che ha dedicato una vita (oltre 40 anni del suo lavoro) allo studio della tiroide e all‘approfondimento dei problemi a questa connessi, arrivando alla conclusione, esposta nel suo libro “Hypo-Thyroidism.The Unsuspected Illness“ (L‘ipotiroidismo, la malattia non sospettata) che si tratta di uno dei problemi più sottovalutati ed ignorati nella medicina attuale.

Egli parla, in relazione all‘ipotiroidismo, di “una epidemia sottodiagnosticata“ di cui, in base alle sue stime soffrirebbe, senza saperlo, il 40% della popolazione! (Egli si riferiscee ovviamente alla popolazione americana e la situazione è forse un po‘migliore in Paesi come l‘Italia, circondati dal mare).

I seguenti sintomi potrebbero denotare l‘esistenza di problemi di scarso funzionamento della tiroide:

  • estremità fredde,
  • senso di debolezza e spossatezza,
  • depressione,
  • problemi di peso, di pelle e di capelli (è compromessa la buona circolazione del sangue in superficie il che può causare una pelle secca, ma anche problemi di acne o perdita di capelli),
  • gonfiori nella faccia,
  • pallore,
  • costipazione,
  • difficoltà nel respiro,
  • problemi nelle mestruazioni ed infertilità,
  • dolori muscolari e nelle articolazioni,
  • anemia ed altri.

Si tratta di sintomi molto comuni e diffusi, che possono ovviamente essere causati anche da molti altri problemi; raramente peró si pensa di accertare che la causa non sia proprio nella tiroide, soprattutto nelle persone anziane o nelle donne in menopausa, in cui molti di questi problemi sono considerati “normali e inevitabili”, mentre forse potrebbero essere evitati se si ottenesse un buon funzionamento della tiroide.

Anche la cosiddetta “depressione post-parto“ è non raramente causata –o aggravata- da squilibri tiroidei comuni dopo gli sbalzi ormonali causati dalla gravidanza e dal parto.

Che fare quando viene accertato un ipotiroidismo?

Poiché la tiroide in questi casi produce troppo pochi ormoni tiroidei, il trattamento convenzionale più diffuso consiste nel prescrivere preparati farmaceutici contenenti forme sintetiche di ormone T4.

Il dr. Barnes, il cui consiglio è stato seguito da moltissimi medici in America, è di somministrare piuttosto dei preparati cellulari contenenti l‘estratto intero della ghiandola tiroidea, tratta da animali, ciò in base alla considerazione che il preparato ghiandolare intero contiene un complesso di sostanze che mancano nei preparati sintetici che contengono invece in forma isolata un solo ormone tiroideo.

Ovviamente prima di prendere questi preparati occorre una precisa prescizione del proprio medico curante insieme ad analisi mediche.

Vi sono però delle misure semplici che possono essere attuate, o in via collaterale al trattamento medico, o a titolo preventivo, per sostenere un buon funzionamento della tiroide: i minerali magnesio, manganese, zinco e soprattutto selenio, sono essenziali per un buon funzionamento della tiroide e spesso sono carenti nei nostri terreni agricoli e quindi anche nei nostri alimenti.

In particolare per quanto riguarda il selenio, numerosi studi hanno accertato l‘esistenza di una stretta correlazione tra la presenza di questa sostanza nell‘alimentazione ed il buon funzionamento della tiroide.

Tra le sostanze che spesso sarebbe utile integrare vi è inoltre la vitamina A (in chi soffre di ipotiroidismo non funziona bene la conversione del beta-carotene, che si trova in alimenti vegetali, in vitamina A), il complesso delle vitamine B, la vitamina C ed il coenzima Q10.

In particolare l’olio di enotera (si trovano le capsule in erboristeria), ricco di GLA (acido gamma linoleico) svolge un effetto benefico e riequilibrante sulla tiroide.

E‘ bene inoltre assicurarsi che nell‘alimentazione corrente vi sia una quantità sufficiente di tirosina (un aminoacido precursore dell‘ormone tiroideo).

Per quanto riguarda lo iodio, mentre ovviamente è bene, soprattutto se si vive lontano dal mare, fare attenzione a che nell‘alimentazione corrente sia presente abbondanza di pesce, sconsiglio vivamente di ricorrere ad integratori a base di iodio, o anche a sale iodato, senza una preventiva consulenza medica: lo iodio può infatti svolgere un effetto irritante sulla tiroide, in particolare in alcuni problemi di tiroide (tiroidite di Haschimoto).

Quanto alle sostanze da evitare: alcuni studi hanno messo in rilievo come gli isoflavoni contenuti nella soia (genisteina e daidzeina) possano svolgere un effetto negativo sul buon funzionamento della tiroide.

Poiché questi preparati sono spesso contenuti in alcuni integratori consigliati per i problemi della menopausa, sarebbe bene accertare preventivamente in questi casi, prima di assumerli, lo stato di funzionamento della tiroide.

Sempre per lo stesso motivo non sembra in linea generale raccomandabile la somministrazione ai neonati di preparati sostitutivi del latte materno a base di soia.

Infine un’ultima osservazione: l’ipotiroidismo causa spesso un aumento di peso (a volte però causa anche una perdita di peso), il che induce a mettersi a dieta.

Se però si riduce fortemente la quantità di cibi assunti l’organismo, in base ad un riflesso risalente ai tempi dell’uomo delle caverne, pensa di trovarsi a fronteggiare un periodo di carestia e, per sopravvivere il più a lungo possibile nonostante la carenza di cibo, gira sul minimo l’interruttore dell’energia, diminuendo il metabolismo ed attenuando la produzione di ormoni tiroidei, ed accentuando così la situazione di ipotiroidismo.

Si crea un circolo vizioso dal quale è difficile uscire.

Ovviamente, prima di assumere gli integratori menzionati e’ necessario consultare il proprio medico e, come ho messo in rilevo in altre pagine, non bisogna prendere vitamine e minerali “a casaccio” ma effettuare piuttosto delle precise analisi per accertare le eventuali carenze.

Se soffrite di problemi alla tiroide, prenotate una visita nella sezione Contatti