LA SUBLIME CONNESSIONE YOGA E RESPIRO. Come i fedeli follower ormai sanno, al momento sto approfondendo la filosofia yoga da vari aspetti; dico solo che sanno, a volte condivido il contenuto di alcune mie letture.
Al momento sto approfondendo la filosofia yoga da vari aspetti.
Sarà “deformazione professionale”, ma trovo sempre collegamenti con la medicina.
Lo Yoga ci parla ovviamente dei nostri cinque sensi fisici, ma ne esistono anche cinque astrali.
Ce n’è inoltre uno non ancora ben definito “sesto senso”. Impossibile affermare che nessuno ne abbia mai sentito parlare. In base a questa filosofia, la “sede anatomica” di questo senso è la ghiandola pineale.
È risaputo che la ghiandola pineale è più sviluppata nei bambini e nel sesso femminile. È anche stato dimostrato in ratti da laboratorio che man mano che si invecchia tale ghiandola si può lievemente calcificare a livello microscopico. Un “nutrimento” in dosaggio ed orari appropriati è la melatonina. Ma come sempre, prima di fare un ciclo di melatonina, fatevi consigliare da chi di dovere… e buon sesto senso!
Introduzione: Buteyko e Yoga
Ho scritto “Yoga e Buteyko” ma se avessi scritto “Buteyko e Yoga” non vi sarebbe stata alcuna differenza; si tratta di due facce della stessa medaglia.
Proprio come le due facce della stessa medaglia in genere sono diverse, il respiro in base al metodo del professor K. P. Buteyko e la respirazione basata sulla filosofia degli insegnamenti yoga altro non sono che pura anatomia e fisiologia espresse in modi diversi; l’oriente e l’occidente nella sostanza concordano.
Prima di arrivare al nocciolo della questione, invito il lettore a fare una semplicissima e banale riflessione: quante persone percepiscono il proprio respiro?
Chi ha riaddestrato il proprio respiro saprà già rispondere, ma l’affermazione che il respiro sia una funzione fisiologica del tutto “automatica” non corrisponde alla realtà.
Fisiologicamente parlando il respiro lo si percepisce mediante il centro respiratorio ed i chemiocettori/chemiorecettori.
Il centro respiratorio è localizzato nel tronco cerebrale tra la prima e la seconda vertebra cervicale in una zona anatomica denominata medulla oblongata.
I chemiocettori/chemiorecettori sono dei recettori (piccoli agglomerati cellulari localizzati nell’aorta e le carotidi) sensibili alle variazioni nel livello dei gas.
Grazie ai chemiorecettori il centro respiratorio modula l’intensità e la frequenza del respiro e mentre è verissimo che il centro respiratorio per definizione è automatico, il respiro è l’unica funzione fisiologica che può essere modulata con la volontà dalla corteccia cerebrale.
Se non fosse così, un riaddestramento respiratorio non avrebbe alcun senso.
La filosofia dello yoga, si basa anche su conoscenze anatomo fisiologiche, pur trattandosi di una filosofia non proprio recente.
Gli yogi fanno presente che le sensazioni corporee vengono percepite dai 5 sensi noti fino ad ora, sensi già noti da decenni.
Ma, e questo “ma” è importante, essi ipotizzano che ci potrebbero essere dei sensi non ancora conosciuti dalla scienza.
Prendiamo ad esempio la sensazione della fame e della sete. A percepire le sensazioni mediante i sensi è alla fine la mente.
Chissà che non ci sia anche un senso che va ben oltre il centro respiratorio ed i chemiocettori!
Ipotizzo che un tale senso ancora non noto potrebbe spiegare perché le reazioni psichiche a seguito di un determinato esercizio facente parte di un riaddestramento respiratorio sono estremamente variabili da soggetto a soggetto.
Uno dei tanti messaggi degli yogi potrebbe sembrare paradossale: si potrebbe arrivare al totale controllo dei sensi, anche se i sensi controllano la mente.
Se veramente ci fosse “un senso per il respiro” come ho “ventilato” (visto che stiamo parlando di ventilazione), allora si potrebbe dedurre che mente e respiro sono in stretto collegamento tra di loro, o addirittura affermare che la mente è respiro e il respiro è mente.
Gli yogi fanno presente che l’organo che realmente percepisce le sensazioni mediante i sensi è la mente.
Credo che tale stato sia percepito in chi riesce a trascendere durante la meditazione, nel momento in cui il respiro è calmissimo se non quasi inesistente, momento in cui si verifica l’assorbimento massimo della forza vitale prana. In fisiologia sono descritte le onde theta, (frequenze tra i 4 e gli 8 Hz) associate ad uno stato di meditazione profonda tra il sonno e la veglia; un territorio affascinante della mente umana tra i tanti non ancora “scoperti”.
Quando presenti, queste onde sono rilevabili mediante l’encefalogramma (ritmo theta).
Esploriamo ora ciò che hanno in comune la respirazione in base ai principi yoga ed un riaddestramento respiratorio basato sul metodo Buteyko.
L’ESSENZA DEL RESPIRO
In generale, la filosofia dello yoga insegna che è necessario un certo impegno volontario mentale per ottenere il risultato desiderato facendo appello alla forza della mentale.
Si tratta della connessione tra psiche e soma; trattasi di un riaddestramento respiratorio, la presa di coscienza e conoscenza del proprio respiro costituiscono la base.
Si potrebbe affermare che lo yoga è rivolto al lato psichico del respiro; eppure pochi sanno che lo stesso yoga si basa anche sulla scienza del respiro.
Un riaddestramento respiratorio basato sugli insegnamenti di Buteko indubbiamente è più “scientifico” per ciò che concerne l’anatomia, la fisiologia e la biochimica del respiro, ma questo solo perché molti dati non erano noti anni or sono.
Lo yoga è diviso in vari rami, da quello che insegna il perfetto controllo del corpo a quello che insegna come sviluppare i poteri spirituali.
Tanti di questi rami confluiscono in un riaddestramento respiratorio basato sugli insegnamenti del professore. È interessante notare che lui aveva il massimo rispetto per questi insegnamenti, mentre alcuni filosofi ed antropologi come ad esempio Rudolf Steiner no (quest’ultimo era dell’avviso che non fosse pertinente a culture occidentali).
Sappiamo che questo metodo è scientificamente provato per il controllo dell’asma (scientificamente provato in termini statistici), e lo scienziato con molta umiltà faceva presente che altro non aveva fatto che portare la nostra attenzione a tutto ciò che era già da anni documentato in testi di fisiologia medica. In ciò che scrivo ed ai miei pazienti ricordo sempre: che
1. Questo metodo non è un “tipo” di respiro bensì IL respiro.
2. Il metodo altro non è che pura anatomia, fisiologia e, se vogliamo, anche biochimica applicata.
3. Alcune nozioni di anatomia e fisiologia sono essenziali. Questo perché “per la macchina del proprio respiro” bisogna sapere come funziona la medesima. C’è una grandissima differenza tra una Ferrari, una BMW ed una Citroen.
Nella filosofia yoga si parla della scienza della respirazione, divisa in 3 rami:
1. Lato fisico. È qui che coincide perfettamente con gli insegnamenti di un riaddestramento respiratorio.
2. Lato psichico che corrisponde in termini di un riaddestramento respiratorio alla coscienza del respiro.
3. Lato spirituale. Questo aspetto va oltre i primi due lati, ma d’altronde il professore era un medico come lo è la scrittrice di quest’articolo.
4. Il 4º e l’ultimo stadio che raggiungono in pochi, è la fase dell’illuminazione.
La buona notizia però è che al giorno d’oggi ci sono tanti testi validi scritti da autori con un’alta conoscenza della filosofia dello yoga, (prima di scrivere quest’articolo ho letto 8 libri sulla tematica di autori diversi in inglese), non è più necessaria la conoscenza della lingua sanscrita come una volta.
Pertanto l’oriente e l’occidente si accostano sempre di più e progredendo questa relazione si influiscono reciprocamente.
Dal punto di vista psichico, la scienza della respirazione yoga descrive esercizi nelle fasi della inspirazione, espirazione e fasi di trattenimento sia post-inspiratorie sia post-espiratorie del respiro, rivolti all’accrescimento del prana.
È in queste fasi che, in base agli insegnamenti del professore e la fisiologia medica, si riequilibrano i livelli dei gas endogeni.
Nel contesto di un riaddestramento respiratorio personalizzato, dal 2005 parlo di concetti che ho definito essere le “norme di buona condotta respiratoria”.
Quell’anno ho strutturato l’insegnamento in 3 parti: le norme di buona condotta respiratoria, la coscienza del respiro e gli esercizi respiratori.
Ritengo che le norme di buona condotta respiratoria possano essere paragonate ad una gestione e consapevolezza del proprio prana; come se questa forza vitale fosse miscelata con l’aria, questo perlomeno sul nostro pianeta, visto che il prana è universale.
Molti conoscono il pranayama, uno degli stadi dello yoga che tra l’altro tratta il respiro.
Un fatto fondamentale che hanno in comune un riaddestramento respiratorio ed il pranayama è l’importanza del come viene insegnato; purtroppo negli anni ho visto e continuo a vedere casi in cui l’uno o l’altro sono stati insegnanti male. Questo spiega perché alcuni sì “trovavano bene” mentre non lo è così per altri.
Un riaddestramento respiratorio basato sul metodo Buteyko può essere insegnato per la massimizzazione dello stato di buona salute, era ciò che desiderava il professore. Lo è anche il caso nella scienza del respiro yoga.
Contrariamente a quest’ultima invece un riaddestramento respiratorio può apportare benefici anche in casi di affezioni cliniche conclamate che comportano l’assunzione di farmaci. Man mano che migliorano i livelli endogeni dei gas è possibile iniziare a svezzare o ridurre alcuni farmaci, chiaramente con estrema cautela.
Alcuni istruttori del metodo Buteyko all’estero, a mio avviso un po’ “antiquati”, parlano della misurazione del polso in relazione agli esercizi respiratori, mentre io faccio esclusivamente riferimento al valore della pausa controllo (una misurazione dei gas endogeni inizialmente addirittura brevettata dal professore).
Similarmente, un bravo insegnante yoga è in grado di parlare della misurazione e percezione del polso abbinato agli esercizi respiratori del pranayama. A mio avviso in quest’ultimo caso la percezione del polso è indispensabile.
Nell’insegnamento della filosofia dello yoga, parrebbe che pochi arrivano al puro sviluppo spirituale, le masse sono appagate dalle briciole spirituali. Un insegnante yoga poco competente potrebbe appartenere alle stesse masse; in tutte le professioni c’è chi e più e chi è meno competente.
Un essere umano spiritualmente molto evoluto in base agli insegnamenti dello yoga non può a mio avviso che avere una pausa controllo ottimale che corrisponde ad uno stato psico-fisico-emotivo-energetico in perfetto equilibrio.
Un articolo recente affascinante rivela che dopo la medicazione si riscontra un aumento di cellule staminali nell’organismo, è noto quanto sia importante la respirazione durante le fasi della meditazione in cui si rilevano le onde theta. Non sorprendentemente la pausa controllo aumenta dopo la meditazione, che è fondamentale nella concezione dello yoga. Possiamo solo affermare che vita è respiro e respiro è energia.
Un grande saggio considerato essere “moderno”, Paramanhansa Yogananda diceva “Cammina tra gli uomini ma sii diverso da loro“.
Credo che con un riaddestramento respiratorio fatto su misura e conoscenze dello yoga ciò sia possibile, anche in questa nuova era dell’intelligenza artificiale; detto ciò faccio i migliori auguri per un buon respiro a tutti i lettori di quest’articolo.
Per saperne di più:
Libro “Attacco all’Asma … e non solo”
Pubblicazione su Scienza e Conoscenza “Il ruolo particolare del respiro”
Intervista su Eccellenze Mediche Respirazione Metodo Buteyko approfondimento
Intervista per Medicina Regione Lazio sul Metodo di respirazione Buteyko
Intervista per Medicina Regione Lazio I corsi Buteyko
La respirazione, base della salute
La malattia dell’eccesso di respirazione
Respirare è alla base della salute
La giusta respirazione qual è?
Le sperimentazioni cliniche sul metodo di respirazione Buteyko