Zanzare ed anidride carbonica
E’ da tempo arrivato, con il caldo, il consueto fastidio delle zanzare ed insetti vari . I rimedi adottati sono a volte peggiori del male, perchè si ricorre spesso ad insetticidi, lozioni chimiche da spalmare sulla pelle, ed aggeggi vari di cui non è sicura l’innocuità. Esistono anche lozioni e diffusori a base di sostanze naturali, che tuttavia hanno in genere un effetto più blando, non sufficiente.
Mi sembra pertanto interessante riportare a questo proposito la notizia che esistono da vari anni delle trappole cattura-zanzare, a quanto pare di buona efficacia, sia per ambienti interni che per ambienti esterni, basati sull’emissione di piccole quantità di CO2 . E’ stato infatti da tempo accertato che le zanzare e la maggior parte degli insetti volanti sono attratti verso uomini ed animali in particolare da due fattori: anidride carbonica e calore e, sulla base di questo principio, sono stati da tempo messi sul mercato degli aggeggi che attirano le zanzare emettendo CO2, e poi le uccidono (non con la CO2 ma con altri meccanismi). Questi aggeggi mi sembrano più sicuri di vari altri mezzi (non ho nessun collegamento finanziario con i produttori; ne esistono numerosi, in Italia ed all’estero). La quantità di CO2 emessa (rapportata all’ampiezza dell’ambiente da difendere) è minima, paragonabile a quanto pare a quella emessa da una persona che sta iperventilando notevolmente ; ed ecco quindi un nuovo motivo (se ne se scoprono sempre di nuovi!) per cercare di non respirare troppo e quindi di non emettere nell’aria molta CO2: si evita di attirare zanzare ed insetti vari, e si ha meno bisogno bisogno di comprare costose trappole che emettono nell’aria una quantità ancor maggiore di CO2 J !
Cantare nutre il cervello durante l’infanzia
Si sta purtroppo perdendo l’abitudine al canto, sia tra gli adulti che tra i bambini. Un tempo, quando magari si camminava o si lavorava manualmente si cantava, mentre ora si ascolta musica con i lettori MP3 e le cuffie, ed i giochi di un tempo, nei quali si cantava, non esistono più. Bisognerebbe invece cercare di cantare un po’ di più in particolare durante l’infanzia. Cantare in età infantile è infatti ancora più importante di quanto non si pensasse. Ciò è dimostrato in modo più che affidabile da uno studio condotto recentemente in 500 asili nido nella città tedesca di Muenster (Nord Reno-Westfalia). Dallo studio, condotto dai Dr. Thomas Blank e Karl Adamek, dell ‘Università di Muenster in collaborazione con il Dipartimento di Sanità Pubblica, è emerso che l’ 88% dei bambini che nel periodo dell’asilo aveva cantato, era pronto ad iniziare la scuola al raggiungimento dell’età per la scolarizzazione, mentre l’analoga percentuale tra i bambini che avevano cantato poco/niente era pari al 44%.
Si tratta della prima prova scientifica su larga scala riguardante il fatto che il cantare ha effetti favorevoli sullo sviluppo dei bambini, soprattutto in termini di crescita, comportamento sociale e controllo dell’aggressività.
Studi neurobiologici e fisiologici mostrano che il canto favorisce la produzione di ormoni che provocano rilassamento, e diminuisce la produzione di ormoni che provocano aggressività.
La canzone è un “un fattore nutritivo potente per il cervello dei bambini”, osserva quindi il professore di neurobiologia Gerald Huether.
Lo studio è stato pubblicato sul periodico “Singen in der Kindheit” con il titolo “An Empirical Study of Health and School Readiness of Kindergarten Children”.
Come al solito, anche in questo studio è stato preso in esame ogni possibile parametro (dalla pressione al battito cardiaco, alla produzione di ormoni, ecc.) meno il modo di respirare dei bambini che cantavano.
Eppure è noto che il canto, se effettuato bene (e parlo ovviamente di canto e non degli strilli che a volte vengono spacciati per canto) favorisce buone abitudini respiratorie, portando ad una respirazione diaframmatica e a non iperventilare.
E’ noto tra l’altro che nell’antica scuola italiana del “bel canto” si metteva una candela accesa davanti alla bocca dell’allievo; mentre l’allievo cantava la fiamma della candela non doveva oscillare (e quindi il fiato durante il canto doveva essere immesso-emesso lentamente/leggermente, durando a lungo).
Cerchiamo quindi di cantare di più e bene!
Ictus. Recupero con lo yoga
Un numero considerevole di persone, anche giovani, è ogni anno colpito da ictus cerebrali. Lo stress, l’agitazione e la fretta della vita moderna sono indubbiamente dei fattori che non fanno bene alla salute. La buona notizia, già nota da diverso tempo e che ora trova sempre più conferme, è che anche il cervello ha notevoli facoltà di rigenerazione, e che con un po’ di tempo e pazienza è possibile mettere riparo al danno provocato dall’ictus.
Segnalo a questo proposito uno studio effettuato negli Stati Uniti, da ricercatori presso l’Università dell’Indiana, su un gruppo di reduci da eventi bellici, che avevano sofferto di un ictus. Per otto settimane questo gruppo di 20 persone ha effettuato 2 volte alla settimana un’ora di esercizi di yoga, ed in loro è stato accertato il conseguimento di risultati estremamente favorevoli: un aumento del senso dell’equilibrio pari al 34% in base alla Scala Fullerton, oltre a notevoli miglioramenti dell’umore e resistenza.
Come di consueto, indovinate quale parametro non è stato osservato e preso in considerazione nell studio? Avete indovinato: non è stato osservato il modo di respirare all’inizio ed al termine dello studio! Eppure è noto e scientificamente assodato che bastano pochi minuti di iperventilazione per far diminuire del 40 % il livello di ossigenazione del cervello, e quindi, se si attenua l’iperventilazione allora migliora l’ossigenazione, il che ha indubbiamente un effetto positivo sul recupero delle funzionalitò cerebrali dopo un ictus. E’ quindi più che probabile che il miglioramento provocato dagli esercizi di yoga sia stato almeno parzialmente causato anche dalla diminuzione dell’iperventilazione e dal miglioramento del respiro provocato dagli esercizi di yoga. E’ infatti noto (lo diceva Buteyko e lo ripeto anche nel mio libro) che lo yoga, se fatto bene, aiuta a respirare meglio e fa diminuire l’iperventilazione, anche se in modo molto meno rapido ed accentuato rispetto a quanto si può ottenere intervenendo, con il metodo Buteyko, direttamente e solamente sul modo di respirare.
Congresso degli istruttori Buteyko a fine agosto in Canada, presso l’Università di Toronto
Sono stata invitata, in rappresentanza dell’Italia, a tenere un intervento il 28 agosto durante il Congresso di istruttori Buteyko, provenienti da ogni parte del mondo, che avrà luogo a Toronto. Parlerò della tematica realtiva all’inquinamento ed ai metalli pesanti ed altri veleni; metterò in rilievo che uno degli ostacoli che più frequentemente impediscono il conseguimento di successi con il metodo Buteyko è appunto uno stato di forte presenza di veleni nell’organismo, e del modo in cui bisogna procedere in questi casi, mettendo in atto, oltre agli esercizi Buteyko, delle misure di terapia chelante/disintossicante.
Vi farò avere notizie sul Congresso a fine agosto, al mio ritorno da Toronto. Intante auguro buone vacanze (e buona respirazione) a tutti quanti!
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